Nacque a Udine il 22 gennaio 1900, dal conte Giuliano, membro di una antica e nobile famiglia friulana, e da Mary Micoli Toscano. Trascorse l’infanzia e la fanciullezza a Udine e venne avviato agli studi privati fino al 1910, quando entrò al terzo anno di corso del Ginnasio liceo Iacopo Stellini di Udine, conseguendo brillantemente nel 1916 la licenza liceale. Malgrado un’interruzione degli studi come volontario nell’esercito nel 1917, ottenne la laurea in scienze naturali con il massimo dei voti il 30 luglio 1920, presso l’Università di Firenze, sotto la guida di Angelo Senna. Negli anni della sua formazione, il d. C. manifestò immediatamente la sua curiosità intellettuale e la sua ecletticità, occupandosi di zoologia, geografia, toponomastica, geologia e affrontando con successo anche alcuni problemi di paleontologia e di geofisica, nonché raccogliendo importanti testimonianze dal punto di vista antropico e antropologico. Dopo la laurea diventò assistente di zoologia presso l’Università di Firenze; nel 1929 conseguì la libera docenza in zoologia e anatomia comparata e tenne corsi liberi e a incarico a Firenze e a Camerino (dove divenne anche professore incaricato e, nel 1938, direttore dell’Istituto di zoologia). Desideroso di studiare, ma anche di raccogliere direttamente i reperti oggetto di studio, nel 1929 prese parte alla spedizione italiana al Karakorum, guidata dal principe Aimone di Savoia, e ritrovò Ardito Desio, che partecipava alla spedizione come geologo e glaciologo. Il materiale zoologico raccolto in quella missione ammonta a circa diecimila esemplari, prevalentemente di invertebrati (conservati in parte al Museo civico di storia naturale di Milano) (Conci, 1975, 901). Nel 1933 partecipò come naturalista alla “spedizione Marchesi”, una missione geotopografica comandata dal capitano Marchesi dell’Istituto geografico di Firenze, riportando abbondante materiale zoologico e botanico, ma compiendo anche osservazioni di estremo interesse nel campo della fisiogeografia e dell’etnografia. ... leggi Sicuramente la scoperta più importante rimangono le pitture rupestri di Ain Dòua (Auenat), riprodotte su carta lucida e a colori per essere sottoposte allo studio del professor Graziosi (L. di Caporiacco, Le pitture preistoriche di Aïn Dòua (Auenat), «Archivio per l’antropologia e la etnologia», 63/3-4 (1933), 275). Purtroppo il d. C. fu privato dell’onore della scoperta dal tedesco Frobenius che, pur avendo rilevato successivamente le stesse pitture, lo anticipò nel darne notizia. Richiamato alle armi all’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, abbandonò quasi ininterrottamente gli studi fino al 20 luglio 1943 quando, in seguito alle ferite riportate ad entrambe le gambe, fu congedato e poté riprenderli definitivamente. Diventò titolare della cattedra di zoologia all’Università di Parma. Sollecitato da più parti, assunse la carica di commissario prefettizio del comune di Udine, ricoprendo un ruolo di difficile equilibrio tra le esigenze imperiose delle autorità militari e l’insofferenza sempre più aperta di numerosi cittadini. Subì l’epurazione al termine della guerra, ma nel 1948 venne reintegrato perché ne vennero riconosciuti l’onestà, l’umanità, il senso civile e la tolleranza dimostrati anche come amministratore pubblico. Si ammalò di un male incurabile nella seconda metà del 1950 e, come testimonia Egidio Feruglio, «nell’estate del 1950 ripercorse le amate montagne della Carnia con l’angoscioso presentimento della prossima separazione, raccogliendo poi tutte le sue energie in un supremo sforzo per condurre a fine almeno una parte degli studi iniziati». Oltre che per le sue doti di ricercatore attento, di critico acuto e di naturalista appassionato, d. C. è rimasto famoso soprattutto per i suoi studi di aracnologia. In Italia i suoi numerosissimi contributi pubblicati tra il 1922 e il 1951 segnarono l’incremento più consistente degli studi aracnologici nazionali e costituiscono tuttora l’ossatura principale delle conoscenze sulla fauna aracnologica italiana. Il d. C. sapeva districarsi facilmente con lo studio della fauna aracnologica della maggior parte delle province zoogeografiche (paleartica, etiopica, neotropica e, in parte, indiana) e, grazie ai suoi approfonditi studi di sistematica e di morfologia, stava addirittura fondando una nuova classificazione degli Araneidi, basata non solo sui caratteri morfologici ma specialmente su quelli anatomici [Das System der Araneiden, Zoologische Anzeiger, 118 (1937), H. 11/12; poi Il sistema degli Araneidi, Archivio di Zoologia, 25 (1938), 35-155]. La morte gli impedì anche di portare a termine un lavoro di presentazione generale della fauna aracnologica italiana, che mancava, e manca ancora, ormai dai tempi di Canestrini e Pavesi. Una parte consistente della sua biblioteca scientifica di aracnologia (2.500 opuscoli) è conservata presso la Biblioteca di biologia animale dell’Università di Firenze.
ChiudiBibliografia
L. DI CAPORIACCO - P. GRAZIOSI, Le pitture rupestri di Ain Dòua (El Auenàt), Firenze, Istituto Geografico Militare, 1934.
In memoriam, «In Alto», 47 (1951), 24; G. COLOSI, Lodovico di Caporiacco, «Monitore zoologico italiano», 59 (1951), 82-83; P. BONNET, Le Professeur comte L. di Caporiacco 1900-1951, «Bulletin of Zoological Nomenclature», 6 (1952), 259-262; E. FERUGLIO, Lodovico di Caporiacco, «In Alto», 48 (1952), 28-32; B. MONTEROSSO, L’opera scientifica di Lodovico di Caporiacco, ibid., 33-36; ID., Elenco dei lavori del prof. Lodovico di Caporiacco, ibid., 37-40 (tutti e tre ripubbl.: Udine, Tip. Ciussi, 1953); M. SALFI, Commemorazione dell’accademico emerito Ludocivo di Caporiacco, «Atti dell’Accademia nazionale italiana di entomologia. Rendiconti», 2 (1954), 24-26 (ripubbl. in: Accademici e qualche precursore. Uno sguardo retrospettivo sull’entomologia italiana, Firenze, Accademia nazionale italiana di entomologia, 2001, 179-181); B. MASCHERINI, Le miscellanee della Biblioteca di Biologia animale dell’Università degli studi di Firenze, «Atti della Società toscana di scienze naturali residente in Pisa. Memorie», 98 (1991), 135-152; C. CONCI - R. POGGI, Iconography of Italian entomologists, with essential biographical data, «Memorie della Società entomologica italiana», 75 (1996), 229; P. TONGIORGI, L’aracnologia in Italia nel XX secolo, ibid., 78/2 (1999), 203-205; A. RINALDINI, Ludovico di Caporiacco. La scoperta dimenticata e l’epopea archeologica dello zoologo friulano a Gebel Auenat, «La Panarie», n.s., 37/140 (2004), 63-70.
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