I Carnelutti sono considerati tra le più importanti famiglie friulane giunte in Croazia nell’ultimo quarto del XIX secolo. Il capostipite Giorgio (anche Gjuro, Duro, Georg) nacque a Gemona del Friuli il 1° novembre 1854. Della sua formazione sappiamo solo che apprese il mestiere di muratore e capomastro svolgendo un certo apprendistato a Udine. Iniziò a lavorare in Slavonia in qualità di stagionale, a partire dal 1876, presso il cantiere (“Bauhütte”) del santuario mariano di Marija Bistrica, al seguito di un gruppo di friulani colà giunti come muratori, scalpellini e tagliapietre. Nel 1879 fondò l’impresa edile Građevinsko poduzéće Gjuro Carnelutti, Zagreb [Impresa di costruzioni Giorgio Carnelutti, Zagabria], che per un lungo periodo divenne una delle più laboriose e autorevoli tra quelle presenti nella capitale croata, città che, dopo il terremoto del 9 novembre 1880, conobbe un’importante stagione di modernizzazione. Qui, rimanendo nel solco della tradizione storicista, ebbe modo di costruire numerosi edifici. Lungo le strade che affiancano la sequenza di parchi che compongono, in forma di ferro di cavallo, il cuore verde del nuovo centro di Zagabria, egli diede forma ad una serie di residenze disposte su uno o due piani, diverse ricostruzioni ed ampliamenti di edifici urbani preesistenti, alcune eleganti ville disposte lungo i pendii delle colline circostanti, stabilimenti produttivi e fabbriche in zone periferiche della città. L’opera di C. rappresenta un saldo punto di riferimento per l’architettura storicista di fine Ottocento sia a Zagabria che nel resto della Croazia. La qualità delle costruzioni, prevalentemente in stile tardo neoclassico o neorinascimentale, trova menzione in numerosi articoli riguardanti la stagione croata del “Gründerzeit” (periodo di nuova fondazione). Uno dei primi edifici su cui è riscontrabile il nome di C. è lo stabile al civico 10 della Dalmatinska ulica, costruito nel 1882 e, secondo certe fonti, per molti anni sede dell’omonima impresa edile. ... leggi Il progetto dell’edificio fu opera di Hermann Bollé (Colonia, 1845 – Zagabria, 1926), mentre a C. è attribuita l’esecuzione dei lavori. Le prime ville residenziali edificate a Zagabria in maniera sistematica da C. sorsero sulla collina di Josipovac (oggi parte della Nazorova ulica e Goran Kovačíć ulica). Nel 1888 C. realizzò villa Čubelić; sul terreno attiguo costruì, nello stesso periodo, la neorinascimentale villa König. A questi interventi fece seguito la realizzazione di una serie di edifici composti da uno o due piani costruiti nella parte occidentale della città. Le soluzioni delle facciate, con quattro, cinque o sette assi di aperture (come per esempio nei casi esistenti nella Medulićeva ulica ai civici 19, 25, 28), C. intese risolverle sistemandone l’entrata di lato e organizzando la disposizione degli interni in relazione all’immancabile corridoio centrale disposto lungo l’edificio. Tra il 1884 ed il 1908 costruì nel pieno centro della città (nelle Gajeva, Prilaz Gj. Deželića, Palmotićeva, Gundulićeva, Đorđićeva e Šenoina ulica), una trentina di edifici con caratteristiche affini. Nel 1892, a Karlovac, portò a compimento per la Società canora “Zora” l’edificio polifunzionale “Zorin dom”, un teatro con sala concerti in stile neorinascimentale: ne firmò i progetti in qualità di «Architetto municipale urbanista» (“Gradski graditelj-Stadt Baumeister G. Carnelutti, Zagreb – Agram”). A Zagabria C. partecipò alla realizzazione del segno distintivo della città ottocentesca, denominato “Zelena potkova” (il Ferro di cavallo verde), composto da un susseguirsi di parchi allestiti a forma di ferro di cavallo. In questa nuova parte di città C. costruì una decina di edifici residenziali prevalentemente a due piani e dai marcati tratti plastici: neorinascimentali, neobarocchi ma anche in forme art nouveau. Queste costruzioni sono ubicate prevalentemente lungo le piazze meridionali del lato occidentale ed orientale del “Ferro di cavallo verde”. Lungo il perimetro di piazza Re Tomislav, C. riuscì a realizzare una serie di edifici in sequenza. Tra questi casa Eisner (al civico 16) nel 1893-1894; casa Tottar e casa Gjurgjević (ai civici 9 e 10) nel 1895; le case Krešić e Gothardi (ai civici 5 e 6) nel 1901-1902. Ancora, nel 1903, casa Faget (al civico 3) nella quale timidamente compaiono elementi architettonici di matrice art nouveau, a differenza della coeva casa ad angolo Virant sul lato meridionale del “Ferro di cavallo verde” (Mihanovićeva ulica 10 – Gajeva ulica 59). In piazza Marulić realizzò casa Koos nel 1901, casa Kontak nel 1897, casa Heisinger e casa Šipuš entrambe nel 1900 (civici 11-14). Sempre in piazza Marulić il figlio Amedeo (Zagabria, 3 marzo 1885 – 13 maggio 1955), architetto, nel periodo interbellico, avrebbe realizzato gli edifici ai civici 9 (1920) e 18 (1921-1922). C. si avvicinò allo stile art nouveau e sezession con casa Sonnenberg sita in Hatzova ulica 21 (1907), che presenta singolari elementi plastici di facciata. Nel corso di tre decenni d’ininterrotta attività realizzò anche importanti edifici progettati da altri architetti. Basti ricordare le arcate del cimitero di Mirogoj, realizzate su progetto di Hermann Bollé. Nel 1897 C. divenne membro attivo della Società croata degli ingegneri ed architetti, e dopo il 1900 estese la sua attività oltre i confini della capitale Zagabria. Nel centro di Krapina fece sorgere casa Majcen e villa Halper. Per la stessa famiglia costruì anche una masseria nel complesso della curia di Škarićevo. C. ebbe fama anche di eccellente costruttore di stabilimenti industriali. Insieme con C. Schleimer firmò, nel 1894, il primo progetto per la cartiera a Zavrtnica, allora periferia di Zagabria: anche se il progetto realizzato fu quello della ditta Hönigsberg e Deutsch, C. ne condusse tuttavia i lavori di cantiere. Sempre insieme a Schleimer viene menzionato come progettista e costruttore della conceria a Nova Ves presso Zagabria. Nel periodo 1895-1905 prestò la sua opera ai lavori di ampliamento del mulino a vapore di Paromlin, nell’ambito del quale eresse l’edificio direzionale e il fabbricato a cinque piani, successivamente devastato nell’incendio del 1906. Fra il 1900 e il 1907, a Koprivnica, C. realizzò il locale Ginnasio, l’edificio destinato a Casa circondariale, la Cassa di risparmio (Gradska štedionica), nonché il grande complesso per l’industria chimica “Danica”, composto di dodici fabbricati disposti su di una superficie complessiva di dodicimila metri quadrati e dotato di alloggi per i dipendenti. C. morì a Zagabria il 7 gennaio 1928.
Nel 1909 i figli, Amedeo (anche Amadeo) e Ubaldo (Zagabria, 7 marzo 1877 – 26 gennaio 1953), subentrarono nella gestione dell’attività paterna, restandone a capo, con vari intervalli, fino alla formale chiusura dell’azienda avvenuta nel 1947. Mentre Ubaldo svolse prevalentemente le mansioni di direttore amministrativo, Amedeo fu invece l’architetto dell’azienda familiare. Formatosi presso il Politecnico di Monaco di Baviera nel 1907, divenne noto in Croazia come strutturista. Le soluzioni stilistiche introdotte dal padre negli edifici ad inizio secolo vennero con Amedeo avvicinate all’estetica déco, specialmente dopo il 1920. Ne è un esempio significativo l’arredo della galleria Marić in Praška ulica 7, opera del 1930. Sono attribuiti ad Amedeo anche altri edifici a Zagabria: il cinema-teatro in Frankopanska ulica 10 del 1916 (l’odierno teatro Gavella, 1916) e il Variété in Ilica ulica (attualmente teatro Kerempuh). Ristrutturò anche il grande magazzino “Kastner-Oehler” dotandolo di nuove cupole in vetro. Successivamente ebbe modo di costruire gli edifici residenziali di Amruševa ulica 19 (1928) e quello denominato “Radiša” in Knez Mislav ulica. Tuttavia, uno degli edifici più importanti progettati da Amedeo, nonché quello meglio conservato, è l’elegante palazzo denominato “La Nazionale” in Gajeva ulica 7 a Zagabria, opera del 1938 e adibito ad appartamenti e uffici. Nella sua articolata attività Amedeo C. risultò coinvolto nella costruzione di strade e ponti, diede seguito alla pubblicazione di articoli attinenti problematiche di statica nelle costruzioni in cemento armato e scrisse anche dei saggi relativi all’architettura contemporanea di Zagabria. Ricoprì inoltre l’incarico di funzionario all’Ufficio centrale di previdenza dei lavoratori e quello di vicepresidente della Camera di commercio e di artigianato di Zagabria (1923-1928). Nel secondo dopoguerra, dopo la chiusura dell’azienda familiare, Amedeo trovò impiego presso l’Istituto petrolifero di Zagabria e fu impegnato nella costruzione di impianti industriali a Slavonski Brod e a Sisak. La famiglia Carnelutti, nel corso dei sette decenni di attività svolta, riuscì a realizzare, in sole due generazioni, oltre duecento edifici, fra quelli progettati e quelli costruiti. Molti di questi contribuiscono ancor oggi in modo significativo all’aspetto architettonico della capitale Zagabria e di altre città croate.
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