CASASOLA VINCENZO

CASASOLA VINCENZO (1845 - 1928)

avvocato, amministratore pubblico

Immagine del soggetto

L’avvocato Vincenzo Casasola in una fotografia di Giacomo Rovere in occasione dell’insediamento del consiglio comunale di Udine, 5 novembre 1917 (Udine, Civici musei, Fototeca).

Nacque a Buia (Udine) il 17 febbraio 1845 da Giovanni e Caterina Tonino, in una famiglia di modesta condizione, e crebbe sotto la protezione dello zio, mons. Andrea Casasola, eletto nel 1855 vescovo di Concordia. A Padova, mentre seguiva i corsi giuridici, fece le sue prime esperienze di Azione cattolica, collaborando a «Letture cattoliche», la rivista intransigente promossa da Giuseppe Sacchetti, Antonio Baschirotto e Alessio De Besi. Laureatosi in giurisprudenza nel 1868, si stabilì definitivamente a Udine, esercitando con successo l’avvocatura, sia nel ramo civile che in quello penale. La formazione religiosa ricevuta, le giovanili esperienze padovane e il vincolo di parentela con mons. Casasola, divenuto nel 1863 arcivescovo di Udine, lo condussero naturalmente a svolgere un ruolo di primo piano nel movimento cattolico in Friuli, le cui embrionali espressioni vanno riconosciute nella costituzione a Udine della Conferenza di S. Vincenzo de’ Paoli e nella pubblicazione del bollettino settimanale «La Madonna delle Grazie», caratterizzato da finalità di edificazione morale e religiosa e di difesa dei principi dottrinali del cattolicesimo. Nel 1873 C. divenne presidente dell’Associazione cattolica friulana che, costituitasi a Udine nel maggio 1871, si prefiggeva come obiettivi irrinunciabili – in sintonia con analoghe istituzioni che stavano sorgendo in tutta Italia – la difesa delle prerogative e dell’autorità del pontefice romano e la conservazione e promozione del sentimento cattolico nella popolazione dell’arcidiocesi. Le iniziative e modalità scelte dall’Associazione vennero, nella delicata fase successiva all’annessione al Regno d’Italia, in qualche caso ritenute ostili alle leggi e alle istituzioni dello Stato dalle autorità politiche del Friuli. ... leggi Il 3 giugno 1877, nel corso della adunanza delle associazioni cattoliche udinesi nella chiesa di S. Spirito, indetta per solennizzare il giubileo episcopale di Pio IX, C. sostenne la necessità per i cattolici di estendere capillarmente l’organizzazione del movimento cattolico anche nei centri minori, nei quali essa avrebbe potuto esplicarsi attraverso comitati parrocchiali impegnati a promuovere le opere di culto e di carità. Espresse inoltre un giudizio radicalmente negativo, in piena sintonia con le valutazioni dell’arcivescovo Casasola sulla «rivoluzione liberale» che l’Italia aveva conosciuto con la formazione dello Stato unitario. Essa aveva sconvolto tutto, «gettato dovunque il disordine nei principii, nelle massime, nelle cose». Aveva «seminati errori, legittimato il furto, disconosciuto il diritto, sovvertita la morale». Non solo si era impadronita indebitamente delle proprietà ecclesiastiche, ma aveva anche cercato di «togliere al clero ogni influenza» e di impedire i rapporti tra clero e popolo. C. non mancò infine di richiamare l’importanza della partecipazione dei cattolici alle elezioni, sia pur «con le debite riserve», in quanto in uno Stato governato sulla base del sistema rappresentativo, i cattolici potevano «vantarsi di costituire la grande maggioranza della nazione». I risultati conseguiti dall’Associazione cattolica friulana, che C. presiedette sino al 1878, furono modesti sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo, concretandosi fondamentalmente nella partecipazione a cerimonie religiose, a riunioni su temi di carattere religioso e ad atti di ossequio nei confronti dell’arcivescovo e del pontefice romano. Successivamente, per circa quindici anni – dal 1879 al 1894 – come segretario del comitato diocesano dell’Opera dei congressi, presieduto dal sacerdote veneziano Giovanni Dal Negro, sostenne posizioni rigidamente intransigenti e antitetiche rispetto al corso storico in atto, in particolare sul tema della libertà e indipendenza del pontefice nel quotidiano cattolico «Il Cittadino italiano», diretto da don Pietro Bolzicco. Negli anni Ottanta e nella prima metà degli anni Novanta la diocesi di Udine non fu rappresentata nei congressi nazionali e nelle adunanze regionali venete dell’Opera dei congressi e un’inversione di tendenza si ebbe soltanto nel 1895, quando venne ricostituito il comitato diocesano della Organizzazione cattolica italiana, presieduto dall’avv. C. Si assistette allora a una cospicua fioritura di opere (costituzione di comitati parrocchiali, casse rurali, società di mutuo soccorso e della Banca cooperativa cattolica a Udine). Nelle elezioni per il consiglio provinciale e per il consiglio comunale di Udine del 1895, la prima competizione elettorale alla quale i cattolici parteciparono massicciamente, C. fu il più votato dei tre cattolici che entrarono nel consiglio comunale di Udine, risultando eletto anche come consigliere provinciale in rappresentanza del mandamento di Gemona. Nel maggio 1898, quando i moti a Milano per il rincaro del prezzo del pane spinsero il governo del marchese Antonio di Rudinì a proclamare lo stato d’assedio e a reprimere violentemente le manifestazioni popolari, anche il comitato udinese dell’Opera dei congressi venne sciolto, e C. subì la perquisizione domiciliare e il sequestro dei documenti. C. assunse un atteggiamento di grande prudenza in tale occasione, sottolineando le finalità eminentemente morali ed economiche delle organizzazioni cattoliche ed escludendo categoricamente che esse avessero scopi contrari alle istituzioni dello Stato e all’integrità della Patria. Il decreto di scioglimento del comitato diocesano fu revocato dal prefetto di Udine il primo novembre 1898 e C., in una lettera-circolare del 26 dicembre, diretta ai parroci e curati della diocesi, precisò che lo scopo perseguito dalle organizzazioni cattoliche era di natura prettamente religiosa. C. si uniformò costantemente alla prospettiva del presidente dell’Opera dei congressi Giambattista Paganuzzi, che sosteneva che i cattolici militanti non potevano accettare alcun compromesso con istituti o concezioni che implicassero il venir meno dell’obbedienza assoluta e incondizionata alla Chiesa e al modello di società civile devota e obbediente da essa costantemente proposto ai fedeli. Divenuto vicepresidente del Comitato regionale veneto dell’Opera dei congressi nel 1902, C. si schierò a fianco degli “antichi”, ovvero gli intransigenti, che dopo il XIX e ultimo congresso cattolico di Bologna, tenutosi nel novembre 1903, erano stati anche a Udine, nell’adunanza del 2 e 3 dicembre, posti in minoranza. Nel 1904 si dimise dalla Commissione di vigilanza sulla stampa, non approvando le aperture de «Il Crociato» sul tema della partecipazione dei cattolici alla vita politica nazionale. Dopo lo scioglimento dell’Opera dei congressi si ritirò dalla direzione del movimento cattolico e fino alla prima guerra mondiale fu rappresentante del secondo mandamento di Udine nel consiglio provinciale, rieletto nel 1902, 1910 e 1914. Rientrò in consiglio comunale in una lista di coalizione coi liberali nel 1914. Tra i suoi interventi in consiglio provinciale va menzionato quello dell’agosto 1903, contrario allo stanziamento di fondi in favore delle Camere del lavoro, in quanto esse presentavano la «lotta di classe come punto di partenza» del loro programma. Va inoltre ricordato quello che pronunciò nella seduta di lunedì 8 maggio 1911, in cui dichiarò di non poter partecipare alla celebrazione del cinquantenario dell’unità d’Italia, un fatto storico che sapeva arrecare offesa al capo di quella religione, di cui si onorava di far parte. L’epilogo dell’incidente dell’8 maggio furono le dimissioni dell’avv. C. da membro della deputazione provinciale, da porre in relazione all’aperto contrasto venutosi a determinare con la maggioranza liberale moderata. Durante il primo conflitto mondiale C. fece ancora parte della giunta diocesana dell’Unione popolare, nominata nel 1916. Rimasto in Friuli dopo la rotta di Caporetto, fu chiamato durante l’occupazione austro-germanica a far parte della Consulta municipale di Udine, i cui membri vennero dal «Giornale di Udine» tacciati di filo-austriacantismo. Nel dopoguerra non aderì al Partito popolare italiano, rimanendo fedele alle convinzioni costantemente professate. Fu nominato nel 1895 da Leone XIII cavaliere e nel 1902 commendatore dell’ordine di S. Gregorio Magno. Morì a Udine l’8 aprile 1928.

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Bibliografia

ACAU, Azione cattolica (1871-1931); ACAU, cart. 844, Lettere a mons. Pietro Zamburlini e sue a vari, Lettera di V. C. del 16 dicembre 1904; ACAU, cart. 844, Lettere a mons. Pietro Zamburlini e sue a vari, f. 6, Zamburlini, Appunti manoscritti su Casasola.

Atti dell’adunanza generale delle Associazioni cattoliche udinesi, tenuta in Udine il 3 giugno 1877, per celebrare il giubileo episcopale del Santo Padre Pio IX, Udine, Jacob e Colmegna, 1977, passim; «Il Cittadino italiano», 1° gennaio 1878 - 31 dicembre 1900; «Il Crociato», 2 gennaio 1901 - 14 aprile 1911; «Corriere del Friuli», 15 aprile 1911-21 agosto 1917; G. DRIGANI, Elogio funebre di V. C. letto a Udine il 28 giugno 1928, Udine, s.n., 1928; A. BATTISTELLA, Il comune di Udine durante l’anno dell’occupazione nemica (28 ottobre 1917 - 4 novembre 1918), Udine, Doretti, 1927; O. COMELLI, Stampa cattolica in Friuli. Note storiche, Udine, AGF, 1957; T. TESSITORI, Storia del movimento cattolico in Friuli (1858-1917), Udine, Del Bianco, 1964 [2aed., a cura di P. ZOVATTO, Udine, 1989], indice; A. STELLA, Un secolo di storia friulana (1866-1966), Udine, Del Bianco, 1967; N. AGOSTINETTI, Il Friuli e l’Opera dei congressi, Udine, La Nuova Base, 1976; A. ALBERTAZZI, Casasola, Vincenzo, in DBI, 21 (1978), 195-197; B. COLAVIZZA, La diocesi di Udine (1891-1906), Fermenti innovatori e tendenze conservatrici, Udine, IFSML, 1979, indice; E. ELLERO, Storia di un esodo. I friulani dopo la rotta di Caporetto, Udine, IFSML, 2001, 210-220.

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