Nato a Fauglis di Gonars (Udine) il 22 giugno 1898 da modesta famiglia di contadini, «si fece da sé» con forte impegno e volontà, affrontando innumerevoli sacrifici. Partecipò alla grande guerra col grado di tenente degli Alpini e, al termine del conflitto, proseguì gli studi fino al conseguimento, a Ca’ Foscari, della laurea in economia e commercio. Nella seconda guerra mondiale fu richiamato alle armi col grado di maggiore degli Alpini. Collaborò alla stesura della Piccola guida del contribuente, curata dall’Ufficio di consulenza e contenzioso tributario di Udine, diretto dal rag. Mario Agnoli, e stampata nel 1928. C. profuse per decenni, anche nei difficili anni del fascismo, le sue migliori energie al servizio della cooperazione friulana. Tra le due guerre fu segretario dell’Ufficio provinciale dell’Ente nazionale fascista della cooperazione; in tale veste scrisse il profilo Brevi cenni sulla cooperazione nella provincia di Udine, che si legge negli atti del I congresso provinciale della cooperazione e mutualità tenutosi nel capoluogo friulano nel novembre 1932, nei quali fu pure pubblicata la sua relazione sulla cooperazione di consumo, tenuta al detto convegno assieme al dott. Gino Roiatti. C. svolse la sua attività anche a Belluno, Sondrio e Novara, dove partecipò alla lotta partigiana. Fervente cattolico e già esponente negli anni Venti del Partito popolare, fondò con altri nel 1944 «La voce del popolo», organo della Democrazia cristiana novarese, di cui dopo la Liberazione fu il primo segretario provinciale. Fu direttore a Milano, sotto la presidenza di Augusto De Gasperi, del movimento cooperativo dell’alta Italia e membro della direzione dell’Ente italiano cooperativo approvvigionamenti. ... leggi Dopo gli anni dell’immediato secondo dopoguerra tornò a Udine, dove fu incaricato alle attività sociali dell’Azione cattolica diocesana, figurando come presidente dell’Unione cooperative e mutue cattoliche; come tale, egli intervenne ripetutamente sulle pagine del settimanale «La Vita Cattolica» per richiamare l’attenzione sul problema cooperativo. Nel settembre 1947 fu eletto nel Comitato provinciale della Democrazia cristiana, dal quale fu nominato segretario amministrativo. Manifestò la sua contrarietà all’ipotesi, ventilata trasversalmente da diversi cooperatori, di unificare la cooperazione friulana di matrice cattolica e quella di matrice socialcomunista. Entrò comunque nel primo consiglio dell’Associazione cooperative friulane, subentrata nell’ottobre 1948 alla “bianca” Unione cooperative del Friuli con l’intento, non concretatosi, di raccogliere in un’unica organizzazione il movimento cooperativo della vasta provincia. Nel 1948 diede alle stampe uno studio, Luci ed ombre della cooperazione friulana, in cui non solo passava in rassegna i singoli comparti del movimento cooperativo regionale, ma ne ricostruiva anche l’evoluzione storica, seppur segnata da «un brusco colpo d’arresto all’infausto avvento del fascismo». Sempre nel 1948, ma anche in anni successivi, pubblicò nel «Bullettino ufficiale della Camera di commercio, industria e agricoltura del Friuli» dati statistici relativi all’«imponente» realtà della cooperazione friulana, che nondimeno richiedeva di essere «potenziata» soprattutto attraverso «la formazione dei cooperatori». Fu presidente della Sezione consultiva per la cooperazione, istituita nel 1949 dalla Camera di commercio in seno alla Consulta economica provinciale. Tale Sezione operò al fine di coordinare le due organizzazioni cooperative provinciali e far riconoscere il rilevante ruolo della cooperazione nell’economia friulana. Nel 1950 fu pubblicata una sua dettagliata Guida per amministratori e segretari di piccole cooperative e di latterie turnarie. Quello stesso anno, a seguito di un incarico nazionale, fu in Calabria a organizzare società cooperative, assolvendo tale compito con la «fede del pioniere». Frattanto egli aveva fondato – il primo numero uscì il 15 aprile 1949 – il quindicinale «La cooperazione friulana», che affrontò nelle sue varie rubriche le “vexatae quaestiones” legali, fiscali, giuridiche, tecniche, contabili delle società cooperative, segnatamente delle latterie sociali, all’epoca il comparto di gran lunga più importante della cooperazione regionale; esso pubblicava anche resoconti delle attività del movimento, nonché articoli sul pensiero e gli ideali cooperativi. Invero il periodico di proprietà di C. non fu l’organo ufficiale dell’Associazione cooperative friulane, nella quale egli operava come funzionario: infatti, pur intendendo esso farsi interprete dell’intero movimento cooperativo friulano, fu in primis espressione di quella parte della cooperazione, comunque maggioritaria, che si riconosceva nei princìpi della scuola sociale cristiana; in quest’ottica va letto, ad esempio, «l’esperimento di collaborazione» con la Federazione provinciale dei coltivatori diretti avviato nell’aprile 1950. «La cooperazione friulana» non fu priva di vis polemica: essa combatté la burocrazia, la pletora di leggi che erano spesso d’intralcio, e certe associazioni di categoria come quella dei commercianti; neppure l’Associazione cooperative friulane fu esente da critiche, specie quando, dopo il ricambio ai vertici del 1951, C. fu a poco a poco allontanato da compiti dirigenziali, finché, totalmente estromesso nel 1953, dovette chiudere anche il proprio giornale. Non abbandonò tuttavia il movimento cooperativo, a vantaggio del quale continuò a essere «solerte animatore d’iniziative». Alla metà degli anni Cinquanta promosse la costituzione di un Centro permanente friulano di studi cooperativistici, iniziativa che però non ebbe seguito. Fondò nel 1951 e diresse l’Ente friulano di incremento della piccola proprietà, l’unica cooperativa regionale, tra quelle di conduzione agricola o di fittanza collettiva, che conseguì risultati significativi nella diffusione di aziende diretto-coltivatrici; su tale cooperativa agricola pubblicò nel 1956 uno studio, Cinque anni di attività dell’EFIPP (Ente friulano incremento piccola proprietà). Tra le varie cariche ricoperte, merita segnalare che C. fu per anni sindaco della Cassa di risparmio di Udine e dell’Associazione tabacchicoltori del Friuli, consigliere d’amministrazione della Cooperativa friulana di consumo e dell’Istituto autonomo delle case popolari per la provincia di Udine, commissario dell’Officina del gas, presidente dei probiviri della Cantina sociale di Casarsa. Fu attivissimo fino alla sua quasi improvvisa scomparsa, avvenuta a Udine l’11 novembre 1964; lasciò la moglie Tilde e i figli Laura, Maria Pia, Gianni, Roberto Graziano.
ChiudiBibliografia
DBF, 175; necrologio nel «MV» dell’11 e 12 novembre 1964; F. BOF, La cooperazione in Friuli e nella Venezia Giulia dalle origini alla seconda guerra mondiale, Udine, AGF, 1995, ad indicem; M. ROBIONY, La cooperazione in Friuli Venezia Giulia nel secondo Novecento, Udine, Forum, 2006, ad indicem.
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