CAVALCASELLE GIOVANNI BATTISTA

CAVALCASELLE GIOVANNI BATTISTA (1819 - 1897)

critico d'arte, storico dell’arte

Immagine del soggetto

Disegno di Giovanni Battista Cavalcaselle raffigurante il dipinto L'Incoronazione della Vergine di Girolamo da Udine (Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, ms Ital. IV, 2031 [= 12272], VII. B, f. 51r).

Nacque a Legnago (Verona) il 22 gennaio 1819, da Pietro e da Elisabetta Rosina. Frequentò per qualche tempo gli studi di ingegneria, tralasciati poi per iscriversi all’Accademia di belle arti di Venezia. Abbandonata infine anche quest’ultima, diede inizio a una lunga serie di viaggi che l’avrebbe portato a conoscere direttamente le opere d’arte disseminate in tutta Europa. A piedi, «a piccole giornate – come scrive un suo biografo, il Pognisi – da un paese all’altro, con l’involtino delle cose sue in ispalla infilato in un bastone», visitava chiese, musei pubblici e raccolte private, palazzi, conventi, scoprendo una quantità di opere d’arte delle quali riportava memoria, mediante disegni (era abilissimo disegnatore), corredati da annotazioni riguardanti i caratteri stilistici. «Con questo sistema – scrisse Lionello Venturi – egli penetrò nello stile dei pittori più a fondo di chiunque altro prima di lui. Dotato di una memoria visiva di ferro e di un notevole senso della qualità della pittura, con l’aiuto dei disegni egli riuscì a confrontare in modo preciso lo stile delle opere vedute a distanza di luogo e di tempo. E quindi distrusse una quantità enorme di leggende sul valore assegnato a copie o imitazioni, e distinse i maestri e gli scolari, e seppe indicare la successione delle produzioni di uno stesso maestro». Per questo, e per la straordinaria sua conoscenza dell’arte italiana ed europea, C. viene considerato il Vasari dell’Ottocento, primo vero storico e critico d’arte dell’era moderna. Dopo aver percorso l’Italia in lungo e in largo, nel 1846 si recò, attraverso il Trentino, a Monaco di Baviera dove, l’anno seguente, conobbe il giornalista inglese Joseph Archer Crowe che tanta parte avrebbe avuto in seguito nelle sue vicende di critico d’arte. ... leggi Furono mete dei suoi viaggi Dresda, Lipsia e Berlino, ma nel 1848, allo scoppio dei moti rivoluzionari, rimpatriò per arruolarsi volontario a Padova. Affiliato alla “Giovane Italia”, entrò nella legione degli Studenti volontari veneti, partecipando alla prima guerra di indipendenza. Proseguì nuovamente i suoi viaggi recandosi in Germania, in Belgio, in Inghilterra e, nel 1852, in Spagna. Nel 1857, uscì a Londra la prima di una serie di importanti pubblicazioni, frutto della collaborazione con il Crowe: The Early Flemish Painters, che, per la novità metodologica, l’attento sviluppo cronologico della materia, le puntuali osservazioni critiche, ottenne uno strepitoso successo, tanto da essere ripubblicata e da uscire anche in versione francese (Bruxelles, 1862-1865; edizione tedesca: Leipzig, 1875; e italiana: Firenze, 1899). Nel 1862 si stabilì in Italia, dove assunse vari incarichi statali (fu ispettore del Museo del Bargello prima, soprintendente ai restauri poi, ispettore centrale per le Belle arti infine). Viaggiò ancora, seppure con minore intensità, per visitare Praga, Budapest, Dresda, Monaco, alla continua ricerca di nuovi dati che gli permettessero di aggiornare gli scritti che nel frattempo, sempre in collaborazione con il Crowe, andava pubblicando: A New History of Painting in Italy from the Second to the Sixteenth Century, I-III (London, 1864-1866) (edizione tedesca: I-IV, Leipzig, 1869-1876; edizione italiana ampliata: Storia della pittura in Italia dal sec. II al sec. XVI, I-VIII, Firenze, 1875-1898, uscita poi in altre edizioni rivedute e ampliate); A History of Painting in North Italy, London, 1871 (una seconda edizione, ampliata e contenente notizie sui pittori friulani, uscì a Londra nel 1912, in tre volumi a cura di T. Boreniusa); The Life and Times of Titian, London, 1877 (edizione tedesca: Leipzig, 1877; edizione italiana con il titolo di Tiziano: la sua vita e i suoi tempi con alcune notizie della sua famiglia, I-II, Firenze, 1877-1878); Raphael: his Life and Works, London, 1882-1885 (edizione italiana: I-III, Firenze, 1884-1891). Per conto suo pubblicò, tra l’altro, un testo Sulla conservazione dei monumenti e oggetti d’arte e sulla riforma dell’insegnamento accademico («Rivista dei Comuni italiani», 4-5 (1863), poi ripubblicato a Firenze nel 1870 e a Roma nel 1875), in cui avanzava alcune proposte di grande importanza e razionalità, tra le quali quella di istituire un inventario generale delle opere d’arte del territorio nazionale, proposta che è diventata realtà solamente dopo che nel 1923 è stato istituito a Roma un Ufficio centrale per la catalogazione. Con tutto ciò, e nonostante la fama che lo circondava in Europa, C. in Italia non era molto conosciuto, e ne è riprova un aneddoto ricordato dal Pognisi: venuto nel 1868 Federico di Prussia a Firenze, volle visitare i musei cittadini; riconosciuto C. tra gli impiegati che gli venivano presentati ad uno ad uno dal ministro, «andò da lui e stringendogli ripetutamente e con affettuosità le mani, disse ricordarsi del suo nome e della classica opera pubblicata in Inghilterra. E mentre dicevasi informato che stava per uscire una traduzione tedesca, si congratulava col ministro, perché il Governo avesse fra’ suoi impiegati un erudito di tanto valore e tanto stimato in Inghilterra e Germania», per cui, conclude il Pognisi, «molti mutarono avviso e presero a pensare che bisognava fare di lui maggior conto». Tra questi, senza dubbio, i maggiorenti dell’amministrazione provinciale di Udine, che, nella convinzione che l’amore e l’interesse per le opere d’arte sono conseguenti alla loro conoscenza, pochissimi anni dopo la fine della terza guerra di indipendenza, con l’annessione del Friuli all’Italia (1866), programmarono il censimento del patrimonio artistico provinciale, dando in ciò seguito ad una richiesta avanzata con lettera del 9 gennaio 1969 dal presidente dell’Accademia di Udine, Giuseppe Giacomo Puntelli, perché fosse affidato a «persona istruita e delle belle arti intelligente» il compito di redigere un inventario delle opere d’arte della provincia. Il compito fu assegnato (1873) a C., che già nel 1857 aveva frequentato il Friuli per raccogliere dati sulle opere d’arte ivi esistenti. Per il suo Inventario delle opere d’arte del Friuli, un grosso volume manoscritto, steso nel 1876 e nel 1912 depositato presso la Biblioteca comunale, pubblicato però soltanto nel 1973, si servì dell’aiuto dei maggiori studiosi locali dell’epoca: Vincenzo Joppi, Gustavo Bampo e Giuseppe Uberto Valentinis. I primi gli fornirono, prima ancora di averla data per loro conto alle stampe, una gran messe di documenti trovati in archivi pubblici e religiosi, mentre Giuseppe Uberto Valentinis, pittore, restauratore, critico e buon conoscitore dell’arte friulana, aggiunse al manoscritto di C. un’Appendice comprendente una «distinta di opere d’arte perdute», malinconico elenco di sculture e dipinti venduti, scomparsi, imbiancati, distrutti. C. prese in esame 846 opere d’arte di varia natura (architetture, sculture, in pietra o in legno, pitture, oggetti di oreficeria, tessuti, miniature, dal periodo medioevale all’Ottocento), per ognuna delle quali fornì notizie sintetiche, ma precise e sufficienti, relative all’ubicazione, allo stato di conservazione, alle fonti documentarie, all’autore, oltre ad una breve illustrazione e ad osservazioni sulla storia esterna del soggetto. Il criterio di scelta quanto mai moderno, e la premessa all’inventario, con una interessante storia della pittura friulana del Quattro e Cinquecento, rendono il suo lavoro quanto mai significativo. L’Inventario steso da C. ha dato coscienza dell’entità e dell’importanza del patrimonio artistico conservato in Friuli ed ha motivato la legge regionale con la quale la regione Friuli-Venezia Giulia, prima in Italia, nel 1971 ha istituito il Centro regionale per la catalogazione e l’inventario del patrimonio culturale ed ambientale del Friuli-Venezia Giulia, con sede nella villa Manin di Passariano. Dopo aver tanto peregrinato in Europa, C. morì in Italia, a Roma, il 31 ottobre 1897. Morì povero, come in fondo povero era sempre vissuto. E misconosciuto. Al suo funerale parteciparono poche persone; tra esse un solo personaggio a testimoniare la sua appartenenza al mondo dell’arte: si trattava di Adolfo Venturi.

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Bibliografia

Ms BCU, Principale, 2563, G.B. Cavalcaselle, Vita ed opere dei pittori friulani dai primi tempi sino alla fine del secolo XVI illustrate da Giov. Battista Cavalcasselle [sic] alle quali fa seguito l’inventario delle opere d’arte del Friuli: opera divisa in quattro parti e un’appendice [di G. U. Valentinis], Udine, 1876 (edito in G.B. CAVALCASELLE, La pittura friulana del rinascimento, a cura di G. BERGAMINI, Introduzione di D. Gioseffi, Vicenza, Neri Pozza, 1973).

G.B. CAVALCASELLE, Sulla conservazione dei monumenti e degli oggetti d’arte e sulla riforma dell’insegnamento accademico, Torino, 1863 (estratto dalla «Rivista dei Comuni italiani»); G. U. VALENTINIS, Della conservazione dei monumenti di Belle Arti in Friuli (discorso letto nella tornata pubblica dell’Accademia di Udine del 9 dicembre), «Giornale di Udine», 15, 17, 18 dicembre 1866; A. POGNISI, Giovan Battista Cavalcaselle, in Storia dell’antica pittura fiamminga, Firenze, Società tipografica fiorentina, 1899, V-XLII; J. A. CROWE - G.B. CAVALCASELLE, A History of painting in North Italy, a cura di T. BORENIUS, London, John Murray, 1912; G. CAVALCASELLE, Note rievocative di Giovanni Battista Cavalcaselle storico dell’arte e patriota, «Bollettino storico-bibliografico subalpino», 3-4 (1961), 601-608; L. VENTURI, Storia della critica d’arte, Torino, Einaudi, 1964, indice; Cavalcaselle, Giovanni Battista, in DBI, 22 (1979), 640-644; D. LEVI, Sui manoscritti friulani del Cavalcaselle: una storia illustrata, «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. ... leggi Classe di Lettere e filosofia», 13/1 (1983), 239-307; EAD., Cavalcaselle. Il pioniere della conservazione dell’arte italiana, Torino, Einaudi, 1988; Giovanni Battista Cavalcaselle conoscitore e conservatore. Atti del convegno (Legnago-Verona, 28-29 novembre 1997), a cura di A. C. TOMMASI, Venezia, Marsilio, 1998; Il restauro dei dipinti nel secondo Ottocento. Giuseppe Uberto Valentinis e il metodo Pettenkofer. Atti del convegno internazionale di studi (Tricesimo-Udine, 16-17 novembre 2001), a cura di G. PERUSINI, Udine, Forum, 2002.

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