Nacque nel 1890 a Gualtieri (Reggio Emilia). Il padre, fornaio, discendeva da una famiglia di mugnai, mentre la famiglia della madre, Clotilde Avanzi, era di origine contadina e in quegli anni alcuni suoi componenti lasciarono le campagne emiliane trasferendosi nelle Americhe sull’onda dell’emigrazione transoceanica. C. ebbe per maestro elementare per un breve periodo il diciannovenne Benito Mussolini, che era stato destinato a Pieve Saliceto, frazione di Gualtieri, e si era momentaneamente stabilito in paese. Quindicenne, C. cercò lavoro a Milano; particolarmente formativo fu il periodo in cui fu assunto come commesso in un magazzino di stoffe. Combatté nella guerra di Libia e nella prima guerra mondiale, sul fronte dell’Isonzo e – dopo Caporetto – in Francia. Nel dopoguerra a Milano iniziò un’attività commerciale in proprio a partire dal 1919, esportando tessuti in Austria, Polonia e Cecoslovacchia. Nel 1921 si portò a Udine per rilevare liquidazioni all’ingrosso, fermandosi nella città che divenne il centro della sua attività dopo avere affittato nel 1922 casa Colombatti (acquistata nel 1937) in via Savorgnana, dove al pianterreno Ida Pasquotti Fabris gestiva un elegante atelier. C. aprì a casa Colombatti, dove trasferì anche l’abitazione sua e della famiglia, un negozio di stoffe, telerie, biancherie e sete, a cui affiancò nel 1933 un nuovo esercizio, il lussuoso “L’Arredamento” nella centrale via Mercatovecchio. Per i lavori di ristrutturazione egli si servì di professionisti e artigiani tra i più qualificati della regione, dalla ditta Tonini per l’edilizia al marmista Antonio Radovic di Aurisina, ma soprattutto avviò con Ermes Midena una collaborazione che continuò anche nella sistemazione di casa Colombatti. ... leggi Nel 1937, infatti, dopo che era stato acquistato da C. tutto il fabbricato, Midena ne ristrutturò gli interni, ne disegnò i mobili e suggerì di fare affrescare la sala cinquecentesca a volte del primo piano da un allora giovane pittore, Afro Basaldella. Corrado Cagli, che nel 1937 era venuto in Friuli a salutare l’amico Afro, raffigurò quest’ultimo nella specchiatura di una porta con in mano una cartolina indirizzata al committente C. Anche Mirko Basaldella contribuì alla decorazione degli arredi con sbalzi, così che casa Colombatti-Cavazzini si presentava (e si presenta tuttora) come un insieme unitario, tra i più significativi dell’evoluzione del gusto artistico in Friuli tra le due guerre. Dopo la fine del secondo conflitto mondiale C. si dedicò anche a opere di beneficenza, mosso dal proposito di costruire una “cittadella della carità” ai confini d’Italia. Realizzò due capannoni per meccanici specializzati per la scuola professionale dell’Istituto salesiano Bearzi di Udine; finanziò la costruzione di un padiglione del Piccolo Cottolengo di Santa Maria la Longa, a fianco della settecentesca villa ex Bearzi; sostenne la Casa dell’Immacolata di don De Roia; si ricordò anche della nativa Gualtieri con un’elargizione per l’ospedale distrutto durante la guerra. Nel 1961 fu nominato dal comune presidente della Casa di invalidità e vecchiaia di Udine. Don Guglielmo Biasutti ha raccontato in forma di intervista le opere di carità di C. insieme con ricordi della sua vita. Alcuni passi furono estrapolati e ricomposti in un’operetta, Pensieri sulla carità, mentre nel 1981 uscì un’opera autobiografica di C. Morì a Udine nel 1987. La vedova Aminta Flebus si fece interprete della sua volontà testamentaria con la cessione al comune di Udine di casa Colombatti-Cavazzini, nuova sede della Galleria d’arte moderna, ristrutturata su progetto di Gae Aulenti.
ChiudiBibliografia
G. BIASUTTI, Il padiglione Cavazzini nel Piccolo Cottolengo di Don Orione in S. Maria La Longa, Venezia, Tip. del Seminario, 1968; D. CAVAZZINI, Pensieri sulla carità, Udine, AGF, 1970; [G. BIASUTTI ], 85º compleanno del comm. Dante Cavazzini, [Santa Maria La Longa, Piccolo Cottolengo Don Orione], 1975; D. CAVAZZINI, Novant’anni della mia vita, Udine, Ribis, 1981.
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