Nacque a Udine il 25 giugno 1804 da Giuseppe Carlo e Orsola Cargnelli. Secondogenito di sette figli, ricevette, secondo la prassi in uso presso il ceto borghese locale, l’istruzione primaria in ambito domestico, e successivamente frequentò le scuole dei barnabiti, istituzioni il cui prestigio richiamava studenti da tutta la Patria del Friuli e non solo. Fondamentale, nel percorso formativo del giovane C., fu certamente la figura del padre, Giuseppe Carlo, il quale, oltre ad essere uno stimato imprenditore agricolo, sostenne sempre le sue attività economiche con lo studio dell’agronomia e delle scienze naturali. Tali competenze guadagnarono a quest’ultimo numerosi riconoscimenti in campo scientifico, con l’ammissione ad alcune tra le più prestigiose associazioni del settore – per l’ambito locale basterà ricordare l’Accademia aquileiese agraria –, e non trovarono applicazione al solo scopo di creare profitto, ma anche nello sviluppo di una passione collezionistica (presso la Biblioteca del Seminario udinese è conservato il suo erbario: diciassette grosse buste contenenti centinaia di piante essiccate e classificate) e nella costituzione di una biblioteca specializzata in queste discipline. Giuseppe Carlo Cernazai fu uomo molto attento all’educazione dei figli e, vista in Pietro una forte inclinazione allo studio, nel 1824 lo avviò alla formazione giuridica facendolo studiare all’Università di Padova, dove questi si laureò il 31 maggio 1829. Nel periodo dello studio universitario cominciò già a manifestare un certo interesse collezionistico, orientato alla raccolta di manoscritti e testi stampati di letterati friulani e di argomento storico-artistico; in questo stesso periodo, allacciò contatti con Sebastiano De Apollonia, amico di famiglia, che favorì l’incontro con Antonio Rosmini, con il quale però C. stabilì una corrispondenza soltanto in età più matura, nel biennio 1835-1836. Durante gli anni degli studi, egli cominciò anche a costituirsi una pinacoteca, come attestano gli scambi epistolari con Domenico Bussolin, suo compagno di università, che lo aiutò come consulente ed intermediario in alcuni acquisti. ... leggi Nel 1830 si trasferì a Milano per svolgervi il periodo di praticantato, che durò circa un anno; nel corso della sua permanenza nella città lombarda venne in contatto con un ambiente culturalmente molto vivace al quale restò sempre legato e che lo stimolò a pubblicare nel 1831 – in occasione del matrimonio della sorella Lorenza con il veneziano Giuseppe Reali – le Lettere familiari di Antonio Zanon. Terminata l’esperienza milanese, si portò a Venezia, dove rimase fino al 1833, per mettere a frutto quanto appreso e trattare alcuni affari di famiglia. L’evento più rilevante del soggiorno veneziano è rappresentato dall’incontro con Emanuele Antonio Cicogna, con il quale C. strinse un saldo rapporto di amicizia la cui testimonianza resta nelle numerose lettere che i due si scambiarono fra il 1831 e il 1858, anno della morte dell’avvocato udinese (BSAU, Cernazai, Epistolario, voce). L’effetto più vistoso di questo sodalizio intellettuale consiste però nella collaborazione di C. alla revisione e perfezionamento del Saggio di bibliografia veneziana di Cicogna, una copia del quale, abbondantemente interfogliata e postillata da C., è tuttora conservata nella Biblioteca del Seminario di Udine. Rientrato in Friuli nel 1833, la sua posizione e il prestigio familiare comportarono, da parte delle autorità udinesi, l’offerta di numerosi incarichi pubblici che però egli rifiutò, preferendo ritirarsi nella residenza di campagna, presso la piccola località di Ara di Tricesimo (Udine). Qui fu nominato delegato censuario per la zona, ma le incombenze dell’incarico non erano tali da impedirgli di dedicarsi alle sue vere passioni: il collezionismo librario ed antiquario e lo studio delle discipline bibliografiche e storico-artistiche. Nonostante egli avesse scelto una condizione d’isolamento per poter coltivare meglio i suoi studi, non esitò, nel 1836, a fare un viaggio a Vienna insieme alla sorella e al cognato Giuseppe Reali, per promuovere la costruzione della rete ferroviaria che avrebbe dovuto collegare Venezia e Milano. Le sue amicizie letterarie ed erudite, se inizialmente si erano orientate alla prosecuzione delle relazioni paterne, durante la sua maturità si orientarono più marcatamente ai settori di interesse e soprattutto si svincolarono dal solo ambito locale, diffondendosi ai maggiori centri culturali e collezionistici italiani ed europei. A partire dalla fine degli anni Quaranta intensificò gli scambi con bibliotecari, archivisti, conservatori di musei come Giacomo Chigi, Cesare Guasti, Tommaso Corsi, Vincenzo Lazari. Nel 1849 il padre Giuseppe Carlo morì, lasciando ai due figli maggiori, Francesco Maria e Pietro, le sue raccolte librarie e scientifiche. Dal momento che il primo aveva ormai intrapreso la carriera ecclesiastica – era infatti canonico nel duomo di Udine –, toccò all’avvocato udinese raccogliere tale eredità: accantonato l’aspetto più squisitamente tecnico, si concentrò sull’acquisizione di antichità e oggetti d’arte. Risentendo dell’influenza di Gian Domenico Bertoli, C. creò all’interno della sua collezione di antichità un’importante sezione aquileiese, ma parallelamente continuò anche a incrementare la pinacoteca e la biblioteca. Nel 1850, in occasione dell’insediamento del parroco di Tricesimo, pubblicò le Note alla lettera dell’abate N. Lastesio ad istruzione di un novello predicatore; nel 1856 uscì il saggio Cose urbane e della provincia sull’«Annotatore friulano». La sua esperienza e competenza lo portarono ad acquisire, nel 1854, la pregevole raccolta di antichità archeologiche della famiglia Pellegrini-Danieli di Zara; nel 1857 si aggiudicò l’importante archivio della famiglia della Torre di Duino. Nello stesso periodo, divenuto un collezionista maturo e raffinato, egli sviluppò un notevole interesse per i testi agiografici e di argomento religioso, acquistando molti pezzi rari; grazie a questa passione nel 1853 entrò in contatto con i bollandisti – padre van Hecke in particolare –, che in quegli anni stavano riprendendo il monumentale progetto degli Acta Sanctorum; la collaborazione si interruppe bruscamente nel 1858, quando C., contagiato dal vaiolo, morì all’età di cinquantaquattro anni. Nel 1881 il ricco patrimonio della famiglia, comprese le raccolte d’arte e la biblioteca, fu destinato per volontà testamentaria di Francesco Maria Cernazai al Seminario di Udine. Il passaggio di proprietà fu ratificato cinque anni dopo; nel 1900, per sanare una grave situazione debitoria, l’ente mise in vendita all’asta tutte le collezioni archeologiche ed artistiche; la biblioteca, spogliata di molti dei suoi pezzi più preziosi, è confluita nel patrimonio librario della Biblioteca del Seminario.
ChiudiBibliografia
In BSAU è conservato il fondo Cernazai con manoscritti e documentazione relativa alla famiglia e soprattutto alle raccolte. Particolarmente prezioso, soprattutto considerando l’alienazione di buona parte delle collezioni, risulta, anche per approfondire il profilo di C., l’epistolario, ordinato cronologicamente per corrispondente. Sul personaggio sono state redatte alcune tesi di laurea, che hanno sviluppato aspetti differenti del collezionismo di C.; si veda inoltre: [Inventario del] Fondo Cernazai, a cura di A. CUNA, dattiloscritto in BSAU.
E.A. CICOGNA, A Monsignor illustrissimo e reverendissimo Giuseppe Trevisanato arcivescovo di Udine. Narrazione, Venezia, Tip. G.B. Merlo, 1853; L. ZANUTTO, Pietro Cernazai e Alessandro Manzoni, «Note letterarie», 1 (1911), 5-17; M. TOLLER, Pietro Cernazai dall’epistolario, «AAU», s. VIII, 1 (1973-1975), 183-224; G. GANZER, La collezione Cernazai di Udine (la scuola friulana), ibid., 87 (1984), 27-39; A. CUNA, Pietro Cernazai e l’esemplare udinese del Saggio di bibliografia veneziana di Emmanuele Antonio Cicogna, «Quaderni Utinensi», 7 (1989) [ma 1993], 95-99; R. RAVANELLO, L’erudito amico signor Pietro Cernazai udinese, «A|D», 9 (1996), 215-220; C. MORO, Tra corrispondenza erudita e bibliofilia: Antonio Bartolini e Pietro Cernazai, in Età Restaurazione, 189-197.
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