I Cicogna erano una famiglia veneziana da molte generazioni stabilitasi a Candia (Creta), dove venivano chiamati Ziguni. Persa l’isola nel 1669, si trasferirono qualche decennio dopo in Morea (Peloponneso), venuta a far parte dei dominii della Serenissima nel 1687; a Malvasia (Monemvassìa) nacque nel 1710 il nonno omonimo di C., che nel 1736 si portò a Venezia, dove ottenne un piccolo impiego nell’amministrazione statale. Qui, nella parrocchia dell’Angelo Raffaele, venne al mondo nel 1760 Giovanni Antonio, che fu dapprima garzone di bottega, quindi scritturale presso ditte private, per poi impiegarsi a sua volta nella burocrazia come notaio sopra i dazi. Sposatosi con Elisabetta Bortolucci, il 17 gennaio 1789 gli nacque C., che un giorno avrebbe così rammentato i suoi anni giovanili: «[…] sortii dalla natura genio piuttosto inclinato allo studio delle lettere, della erudizione e delle arti, che al maneggio degli affari economici e alle speculazioni mercantili. Educato fui […] nel privato collegio dell’abate don Antonio Venier, dottissimo sacerdote». In effetti costui era allora ritenuto tra i migliori precettori privati di Venezia, e quanto il padre di C. fosse attento alla sua educazione, lo dimostra il fatto di aver successivamente collocato il figlio presso il Collegio dei nobili di Udine, nel novembre 1799, dopo esser riuscito a esibire antichi attestati comprovanti l’iscrizione al Libro d’argento dei cittadini originari. Dopo la caduta della Repubblica, infatti, Giovanni Antonio, risposatosi nel 1794 con Anna Colpo che gli avrebbe dato altri sette figli, si era trasferito ad Aviano, in Friuli, dapprima come agente di private agenzie, poi come amministratore dei napoleonici “beni retrodati”. A Udine il giovane C. fu educato dai barnabiti, poi nel 1807 raggiunse il padre che ad Aurava, presso Spilimbergo, era procuratore generale del marchese Luigi Leoni; quindi, nel marzo 1808, fece ritorno a Venezia, per impiegarsi come “alunno di concetto” presso la corte d’appello. ... leggi Era il primo gradino di una carriera giudiziaria modesta (gli mancava il requisito della laurea), che però gli assicurava la necessaria tranquillità per attendere a quegli studi eruditi che sarebbero divenuti la sua autentica ragione di vita. Di nuovo a Udine fra l’agosto 1811 e il gennaio 1813, come scrittore addetto alla regia procura, ottenne poi il definitivo trasferimento a Venezia in qualità dapprima di commesso, poi di segretario della corte d’appello sino al collocamento a riposo, avvenuto nel giugno 1852. Di lui, come del Carlino Altoviti di Ippolito Nievo, si potrebbe dire che nacque cittadino veneziano e morì italiano, ma invano si cercherebbe nella sua lunga esistenza un qualche fremito risorgimentale, come se il gran moto rivoluzionario gli fosse passato accanto senza toccarlo. La sua vera patria era la Venezia del passato. Pertanto C. fu un integro funzionario fedele alle istituzioni e all’ordine costituito, qualunque esso fosse; il resto del suo tempo lo dedicava agli studi storico-documentari e all’acquisto di libri e manoscritti, che poteva reperire facilmente e a buon prezzo nelle librerie e nelle bancarelle. Il collasso dello Stato marciano e del suo patriziato aveva infatti determinato la rovina di illustri famiglie, costrette ad alienare intere biblioteche e archivi, che C. cercava, almeno in parte, di salvare dalla dispersione attraverso una sistematica pratica di acquisti mirati. A tal fine egli era solito dividere il suo stipendio in tre parti: una per vivere, l’altra per le sorelle che stavano ad Aviano, l’ultima per incrementare la biblioteca. Perciò visse modestamente in case d’affitto, accontentandosi per anni di due sole stanze, tranne il breve periodo del suo matrimonio con Carlotta Colpo, avvenuto nel gennaio 1847. C. era allora prossimo alla sessantina, la moglie – probabilmente parente della seconda consorte di suo padre – la conosceva da un pezzo, sicché fu un legame tranquillo, fondato soprattutto sulla reciproca stima e su una consuetudine affettiva. Un vincolo peraltro destinato a finire presto e tragicamente: in un sol giorno, il 21 agosto 1849, Carlotta moriva di colera fulminante. Da allora C. si dedicò ancor più alle amicizie costituite da bibliotecari come Pietro Bettio e Iacopo Morelli, dotti ex patrizi quali Benedetto Valmarana e Teodoro Correr, funzionari statali come Giuseppe Gradenigo o podestà come Daniele Renier; né mancarono taluni frequentatori, un po’ intellettuali un po’ mondani, che gravitavano attorno al salotto di Isabella Teotochi Albrizzi. Il frutto degli studi di C., che con significativo riconoscimento nel 1842 fu nominato socio dell’I. R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, costituisce oggi una impareggiabile risorsa a disposizione dei cultori di storia veneta; basti qui rammentare i sei volumi Delle inscrizioni veneziane…, editi fra il 1824 e il 1853, sistematica compilazione delle epigrafi presenti nelle chiese del centro storico e delle isole finitime, e il Saggio di bibliografia veneziana, ragionato censimento di quasi seimila titoli uscito nel 1847: opere che da sole rappresentano un immenso lavoro di scavo erudito e di sistemazione bibliografica. Ancora, C. riuscì a salvare dalla dispersione ben quarantamila libri e cinquemila manoscritti, che nel giugno 1865, ormai prossimo alla fine (sarebbe morto il 22 febbraio 1868), donò al comune di Venezia in cambio di un vitalizio. Questa raccolta costituisce oggi il nucleo eminente della biblioteca del Civico museo Correr di Venezia e i suoi Indici, di mano di C., sono tuttora l’unico strumento per accedere alla loro consultazione.
ChiudiBibliografia
ASV, Misc. Codici. Serie I. Storia veneta, T. Toderini, Genealogie delle famiglie venete ascritte alla cittadinanza originaria, sub voce Cicogna; Venezia, Curia patriarcale, Sezione antica, Examina matrimoniorum, f. 308 (1787/I), 47 (per il matrimonio del padre).
E. A. CICOGNA, A monsignor illustrissimo e reverendissimo Giuseppe Trevisanato arcivescovo di Udine. Narrazione, Venezia, Tip. Merlo, 1853; ID., Origine della biblioteca di E. A. Cicogna, «Archivio veneto», 4/1 (1872), 61-132, 337-398 (cenni biografici a 61-64); P. PRETO, Cicogna, Emanuele Antonio, in DBI, 25 (1981), 394-397; F. BIZZOTTO, I Diari di E. A. Cicogna, «Venezia Arti», 2 (1988), 75-83; L. SPINA, “Sempre a pro degli studiosi”: la biblioteca di E. A. Cicogna, «Studi veneziani», n.s., 29 (1995), 295-355; Corpus delle iscrizioni di Venezia e delle isole della laguna veneta di E. A. C. ovvero riepilogo sia delle iscrizioni edite pubblicate tra gli anni 1824 e 1853 che di quelle inedite conservate in originale manoscritte presso la Biblioteca Correr di Venezia e dal 1867 anno della morte dell’insigne erudito, rimaste in attesa di pubblicazione, a cura di P. PAZZI - S. BERGAMASCO, Venezia, Biblioteca orafa di S. Antonio abate, 2001; Diario veneto politico di E. A. Cicogna, a cura di P. PASINI, Venezia, 2008 (limitato peraltro agli eventi del 1848-1849).
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