Nacque ad Arba (Pordenone) l’8 giugno del 1818. Compiuti gli studi liceali presso il Seminario di Portogruaro, si laureò in filosofia a Padova nel 1842. Nello stesso anno fu consacrato sacerdote e assunse l’ufficio di vicario parrocchiale a Castions di Zoppola. Due anni dopo C. fu chiamato a insegnare presso il Seminario diocesano: dal 1845 fu titolare delle cattedre di teologia morale e pastorale e di metodica e catechetica. Nel 1847 concorse per la cattedra di morale presso l’Università di Padova, senza riuscire però ad ottenerla. Molto stimato dal vescovo Carlo Fontanini, C. si impegnò a rinnovare con alcuni colleghi “rosminiani” (Pujatti, Bortolussi, Zanier) le metodologie e i programmi d’insegnamento del Seminario di Portogruaro, attirandosi le critiche degli insegnanti più anziani. Alla notizia dell’esautorazione del vescovo Fontanini, vecchio e malato, e della nomina del “clauzettano” Francesco Rizzolati a vicario apostolico da parte del patriarca di Venezia, C. si fece portavoce del dissenso di buona parte del clero diocesano, che chiese la reintegrazione dell’anziano presule nelle sue funzioni. Nel 1848, dopo l’insurrezione antiaustriaca di Portogruaro, uscì un opuscolo dal titolo Protesta dei parroci e curati della diocesi di Concordia all’amatissimo popolo, da molti attribuito, almeno nei contenuti, al giovane professore. Il primo novembre morì il vescovo Fontanini e C. fu incaricato dell’elogio funebre. Con il ritorno delle truppe austriache a Portogruaro lui e altri professori del seminario furono accusati di aver spinto diversi loro studenti alla ribellione. Nonostante la difesa del nuovo vescovo di Concordia, Angelo Fusinato, che evitò loro le conseguenze più gravi, i sacerdoti coinvolti furono allontanati dall’insegnamento e dalla città del Lemene: C. si trasferì a Trieste, dove rimase fino al 1854 collaborando alla rivista «La Favilla» e pubblicando alcuni componimenti poetici. ... leggi Successivamente si trasferì a Maniago in qualità di precettore. Nel 1859 il vescovo Andrea Casasola, che stimava C., lo richiamò in seminario, affidandogli la direzione del Ginnasio e la cattedra di materie letterarie. Nel 1862 C. abbandonò l’insegnamento e assunse l’ufficio di arciprete di Bagnarola. Due anni più tardi, sulla base della propria esperienza pastorale, pubblicò il Catechismo metodico per i fanciulli, che venne subito adottato da diversi parroci della diocesi: anche questa iniziativa di C. suscitò però polemiche, alle quali il sacerdote rispose, difendendosi sia sul piano della dottrina che del metodo. Nel 1871 pubblicò su «La rivista universale» un articolo dal titolo Lotta esterna ed interna della Chiesa cattolica: accusato di diffondere idee positivistiche, contrarie al Sillabo, subì un severo richiamo dal vescovo di Concordia Nicolò Frangipane, che denunciò alla Congregazione dell’Indice lo scritto, senza riuscire però a farlo condannare. Nel 1885, in un periodo in cui la Santa Sede condannava fortemente le idee e le opere di Antonio Rosmini, C. diede alle stampe un opuscolo, La quistione rosminiana secondo la morale cattolica. Il vescovo di Concordia, il frate domenicano Domenico Pio Rossi, rispose all’arciprete con una lettera pastorale rivolta a tutto il clero diocesano. Tre anni più tardi, con la condanna delle idee del Rosmini da parte del Sant’Uffizio, il vescovo chiese a tutti i sacerdoti di uniformarsi a questa condanna: C. non accettò, chiedendo di potersi ritirare nella natia Arba, vista l’età avanzata e il precario stato di salute. Il vescovo però non acconsentì. C. morì, quindi, il 16 giugno del 1895 a Bagnarola.
ChiudiBibliografia
C. e G. COSTANTINI, In memoriam. Don Antonio Cicuto. Notizie biografiche e saggi sui suoi scritti, Pordenone, Cosarini, 1947; P. ZOVATTO, Rosminianesimo e Tomismo della diocesi di Concordia nella polemica tra don Antonio Cicuto ed il vescovo D. P. Rossi o.p., Roma, Libreria della Pontificia Università Lateranense, 1972; G. STIVAL, Carità non compresa. Don Antonio Cicuto Arciprete di Bagnarola, Sesto al Reghena, Amministrazione comunale, 1995; PIGHIN, Seminario I, passim; A. SCOTTÀ, La dominazione asburgica, in Concordia, passim; ID., L’Unità d’Italia e il movimento cattolico, ibid., 539-573: 543, 547, 550-558.
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