CIGNOTTI ALVISE

CIGNOTTI ALVISE

giurista

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Frammento di codice giuridico del XIV secolo (Udine, coll. privata).

Dottore di diritto civile, aveva frequentato lo Studio di Bologna, dove nel 1394 era stato eletto rettore degli studenti oltremontani. Al momento perciò avrebbe dovuto contare almeno venticinque anni, dato che alla funzione si poteva accedere per statuto solo a quell’età. Proveniva da una famiglia emergente in Friuli per una certa attività finanziaria nei canali allora praticabili nell’economia dello stato patriarcale – Cristoforo Cignotti, dopo aver gestito la gastaldia della Carnia con Nicolò di Candido nel 1397, fu spesso presente ai saggi della moneta durante il periodo nel quale entrambi erano cointeressati all’impresa della zecca sotto il patriarca Pancera e poi a quelli del successore Marchesini sotto Ludovico di Teck fino al 1416. Nel 1398 il patriarca Caetani creava il G., ormai dottore, vicario “in temporalibus”. Il C. succedeva così ad Andrea Monticoli, lasciando una traccia più che in decisioni e azioni di carattere politico, nella funzione specifica del foro civile, amministrando la giustizia in particolare a Cividale. Per lui registrava allora il notaio Alessio da Attimis. Alla fine del suo mandato cominciò a servire la comunità udinese, essendo stato eletto l’8 aprile 1401 uno dei sette deputati della città. Iniziava per lui un decennio di difficile coesistenza con il partito savorgnano. A fine settembre, scaduta la carica, egli fu nominato deputato “ad negozia pupillorum”. Erano anni nei quali alla ribalta stavano in primo luogo giuristi come Andrea Monticoli e Giovanni Cavalcanti, con i quali egli si trovò a condividere responsabilità e decisioni. ... leggi Dall’ottobre 1401 fu disponibile a rappresentare la comunità udinese al parlamento della Patria del Friuli. Fu probabilmente la sua posizione antisavorgnana che ne fece limitare la partecipazione, piuttosto ridotta in principio. Nel 1404 il C. era deputato “super pace” nel consiglio di Udine. Seguì un periodo di attività pubblica limitata a isolate presenze in parlamento fra il giugno e il dicembre 1407 senza per altro che egli lasciasse traccia d’intereventi diretti. Ritornò invece alla ribalta nei tragici tempi dell’invasione del patriarcato da parte di Pippo Spano con le sue truppe ungheresi devastatrici, che tra il novembre e il dicembre 1411 misero a ferro e fuoco il Friuli. Per evitare il proprio disastro, la città di Udine mobilitò i suoi uomini migliori e con la mediazione di Michele Rabatta organizzò un incontro con il generale, presso il quale furono inviati il C., il Monticoli ed altri maggiorenti, che giurarono obbedienza al mandatario del re Sigismondo. Andavano nel frattempo diffondendosi nel consiglio della città di Udine voci sull’entità del debito dei Savorgnan circa dazi e sull’insolvenza relativa; ciò, unito a convinzione di intenzioni ostili di Tristano e ai successi militari dello Spano, persuase la maggioranza che l’origine della guerra e delle sciagure conseguenti si dovessero addebitare a Tristano, considerato come aspirante alla signoria. Il 17 gennaio 1412 in una memorabile seduta del parlamento, ormai alla presenza del vicario imperiale in Friuli, il C. e il Monticoli comunicarono che la comunità di Udine aveva bandito in perpetuo i Savorgnan, enumerandone «stupra, rapinas, violationes, homicidia et derobationes…». Intanto i Savorgnan, già accordati con la Repubblica Veneta in un apparente rovesciamento di alleanze fecero atto di sottomissione all’imperatore, promettendo perfino di riconoscere un patriarca a lui gradito (il Pancera al quale essi si erano fino ad allora proclamati fedeli, era stato rimosso). Ciò provocò sconcerto in Udine, dove in quel momento due nemici personali di Tristano, ossia il C. e Nicolò di ser Zanni, nonché il più prudente Monticoli, guidarono una violenta reazione contro i Savorgnan. Il consiglio mise una taglia su Tristano vivo o morto e ne bandì i sostenitori. I fuorusciti del partito savorgnano sobillavano intanto la popolazione a favore della potente famiglia e facevano i nomi dei nemici giurati, tra i quali i Cignotti, particolarmente invisi. Quando infatti alla fine del marzo 1412 Tristano penetrò in città e scatenò i suoi fautori, come due anni dopo si sarebbe denunciato in parlamento, costoro saccheggiarono le case del dottor C. con un danno da lui puntigliosamente quantificato il 15 aprile 1414 in ducati 1530 soldi 4. Da questo momento il dottor A. C. scomparve dalla scena politica.

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Bibliografia

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