Nacque ad Udine il 5 luglio 1811 e lì morì il 23 maggio 1875. Di umili origini, esercitò per tutta la vita la professione di conciapelle presso la stessa azienda, la conceria Cappellaris, nella quale percorse tutti i gradi della carriera fino a diventarne il responsabile. La sua passione per le monete iniziò all’età di undici anni, manifestandosi a lungo come semplice e caotica raccolta di tutto ciò che gli capitava sotto mano; soltanto nel corso degli anni Trenta del secolo, C. iniziò lo studio vero e proprio di ciò che andava raccogliendo, acquistando opere di numismatica e dedicandosi anche alle lingue necessarie alla loro comprensione, come il latino ed il francese. In pochi anni questa attività, esercitata con grande entusiasmo, lo portò a crearsi una certa fama non solo come collezionista, ma anche come studioso ed esperto, al punto che nel 1838 ricevette la visita dell’arciduca Giovanni d’Austria, che da lui acquistò vari esemplari. Negli anni immediatamente successivi si fece conoscere soprattutto per la sua capacità di procurare tutte quelle rarità di cui un mercato collezionistico in forte espansione era ghiotto, ed oggi sappiamo che tale risultato era raggiunto grazie alla produzione di un gran numero di falsificazioni. Queste ultime non erano realizzate direttamente da C., ma da una serie di artigiani che egli ingaggiava e pagava; di suo ci metteva soltanto le competenze chimiche maturate nella sua professione di conciapelle, necessarie alla realizzazione delle patine “antiche” in grado di rendere credibili i suoi pezzi. Per molti anni nessuno sospettò minimamente di questa sua pratica; soltanto negli anni Sessanta del secolo uno dei maggiori esperti di numismatica italiana, il triestino Carlo Kunz (1813-1888), conservatore del Museo Bottacin di Padova e poi direttore del Civico museo di antichità di Trieste, cominciò a diffidare dell’enorme numero di rarità presenti in una sola collezione e mise assieme un dossier di documenti, non pubblicato, che provava senza alcun dubbio l’attività fraudolenta di C. Nel 1870, infine, la vendita azzardata della sua collezione, nel ben più avvertito mercato internazionale, provocò sospetti che sfociarono in una denuncia ed in un processo civile presso il Foro di Udine, che nel 1870 si concluse con la condanna del collezionista udinese a riprendersi la collezione appena venduta. ... leggi Nonostante questo, probabilmente perché C., per disposizione testamentaria, donò tutte le sue monete al municipio della sua città, il rispetto e la considerazione dei suoi concittadini come grande numismatico non vennero meno neppure dopo la sua morte nel 1875, come dimostra il ritratto biografico del Picco, uscito nel 1894. Soltanto nel 1966, grazie alla documentatissima monografia del Brunetti sulla sua attività, comprendente un vastissimo catalogo dei pezzi da lui fatti realizzare, è stato definitivamente e unanimemente riconosciuto come uno dei più grandi falsari di monete da collezione che abbiano operato in Europa.
ChiudiBibliografia
G. ZAMBELLI, Cenni biografici del numismatico Luigi Cigoi, udinese, Udine, Turchetto, 1846; V. OSTERMANN, Gervasutta e i suoi recenti scavi, «AAU», s. II, 7 (1884-1887), 71-95; A. PICCO, Il numismatico Luigi Cigoi e l’Arciduca Giovanni d’Austria, «La Patria del Friuli», 12 luglio 1894; L. BRUNETTI, Opus Monetale Cigoi, Bologna, Forni, 1966; V. GRANSINIGH, Ritratto del numismatico Luigi Cigoi, in Tra Venezia e Vienna, 468.
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