Appartenne alla nobile famiglia dei Claricini, la quale si era trasferita da Bologna già dalla metà del secolo XIII a Cividale del Friuli (che allora era la capitale del patriarcato di Aquileia), dove ottenne nel 1368 da Carlo IV la facoltà di acquisire feudi e darne ad altri l’investitura. Il nome dell’estinta famiglia Dornpacher che accompagna quello di Claricini dal 1418, fu concessione dell’imperatore Sigismondo a Ermanno e Francesco e ai suoi eredi, tra i quali non è detto vi fosse anche N. Quest’ultimo il primo febbraio 1466 appose il suo nome, in qualità di copista e di compilatore di un discreto apparato di chiose latine, in fine ad una Commedia dantesca decorata con miniature che si conserva in un bel manoscritto membranaceo conservato alla Biblioteca civica di Padova (CM 937). Questo l’unico dato sicuro sulla sua biografia. Colomb de Batines ritenne che fosse un giurista, ma probabilmente l’informazione gli deriva da una confusa informazione del Liruti il quale attribuisce il commento, di cui non vide evidentemente la inequivocabile sottoscrizione «Nicolaus de Claricinis», con il coevo Ermanno Claricini, giurista, autore di un epigramma e alcune poesie e allievo dell’umanista Giovanni Stefano Emiliano detto il Cimbriaco, che nell’ultimo decennio del secolo XV esercitava la professione di insegnante a Cividale. Il di Manzano da parte sua creò ulteriore confusione identificando N. C. con l’omonimo fiorito nel secolo XVI. Il manoscritto di Padova per accuratezza di esecuzione mostra di essere un prodotto destinato a una biblioteca nobiliare e, a un tempo, a fruitori colti. Le chiose alla Commedia, talvolta ridotte a brevi annotazioni interlineari, sono fitte fino a metà di Purg. XII, ma di qui alla fine si diradano in modo notevole. Attendono ancora uno studio compiuto, ma fino ad ora si può notare una stretta dipendenza dalla I redazione del dotto commento di Pietro Alighieri. Va notato che il C. dimostra una certa attenzione filologica al testo, perché, di quando in quando, registra a margine qualche variante. Il manoscritto giunse per lascito testamentario alla Biblioteca civica di Padova dopo la morte della contessa Giuditta Claricini Dornpacher avvenuta nel 1968.
Bibliografia
Il manoscritto della Commedia è: ms Biblioteca civica di Padova, CM 937.
LIRUTI, Notizie delle vite, IV, 366; DI MANZANO, Cenni, 62; R. DE PUPPI, Al Chiarissimo abate Giuseppe Onorio Mazzuttini [1831], Varianti sulla ‘Divina Commedia’ di Dante Alighieri del codice Claricini in confronto del Bartoliniano, Padova, Cartallier e Sicca, 1839 (nozze Cittadella Vigodarzere-Papafava Antonini); P. COLOMB DE BATINES, Bibliografia dantesca, ossia Catalogo delle edizioni, traduzioni, codici manoscritti e comenti della Divina Commedia e delle opere minori di Dante, seguito dalla serie de’ biografi di lui, Prato, Aldina, 1845-1846, II, 160, 340; A. FIAMMAZZO, I codici friulani della ‘Divina Commedia’. Illustrazioni e varianti, questione e lezioni del “Bartoliniano”, Cividale, Fulvio Giovanni, 1887, LVII-LIX (con trascrizione di una chiosa); P.S. LEICHT, Nicolò de Claricini-Dornpacher, «MSF», 40 (1953), 291-295: 291-292 (sulla Biblioteca Claricini ceduta dalla contessa Giuditta, figlia di Nicolò); M. BLASON BERTON, Il codice della ‘Divina Commedia’ C. M. 937 della Biblioteca civica di Padova e il legato Claricini, «Città di Padova», 8 (1968), 42-45; C. VON CZOERNIG, Gorizia. “La Nizza austriaca”. Il territorio di Gorizia e Gradisca, traduzione e premessa di E. POCAR, Gorizia, Cassa di Risparmio di Gorizia, 1969, 663-664; M. SANTORO, Claricini, Niccolò, in Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1970-1978, II, 29; M. RODDEWIG, Dante Alighieri, Die göttliche Komödie, Vergleichende Bestandsaufnhame der Commedia-Handschriften, Stuttgart, Hiersemann, 1984, 226-227; S. BELLOMO, Dizionario dei commentatori danteschi. L’esegesi della ‘Commedia’ da Iacopo Alighieri al Nidobeato, Firenze, Olschki, 2004, 234-235.
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