Nato a Udine nel 1894, C. abbandonò presto gli studi di diritto ai quali era stato avviato dal padre per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Compì la propria formazione all’Accademia di belle arti di Firenze dove seguì le lezioni di G. Calosci. Qui entrò in contatto con la pittura dei macchiaioli toscani, mutuando da loro l’impianto realistico e la chiara luminosità atmosferica delle sue prime composizioni a pastello e, successivamente, a olio. Rientrò a Udine allo scoppio della prima guerra mondiale, ma in seguito alla rotta di Caporetto (1917) si trasferì con la famiglia a Roma iscrivendosi all’Accademia per continuare gli studi intrapresi a Firenze. Al termine del conflitto soggiornò spesso a Venezia dove andavano per la maggiore i vedutisti come Pietro Fragiacomo, Italico Brass, Carlo Dalla Zorza e Fiorante Seibezzi da cui egli rimase suggestionato. Da allora C. si dedicò alla pittura di paesaggio che realizzava orchestrando abilmente tono locale e gamme cromatiche soffuse e delicate, caratteristiche che si ritrovano anche nei ritratti di quegli anni come il Ritratto femminile (Tolmezzo, collezione privata) risalente forse agli anni Venti del secolo. Di nuovo in Friuli, risiedette spesso a Grado dove trovò più facilmente ispirazione per le sue opere tra le calli e la laguna. In questo periodo partecipò alle esposizioni organizzate nel capoluogo friulano: fu presente alle Biennali friulane d’arte del 1926 e del 1928 e alle mostre sindacali provinciali e regionali del decennio successivo. La sua pittura si caratterizzava, in questi anni di ritorno all’ordine novecentista, per una pennellata ricca di materia cromatica, stesa a corpo sulla tela come si evidenzia nel quadro Casoni a Grado (1935, Udine, Galleria d’arte moderna). Nel 1931 la galleria Micheli di Milano ospitò una sua esposizione personale, occasione replicata a Udine nel 1937 nelle sale dell’Azione cattolica. ... leggi Nel secondo dopoguerra la sua pittura si fece più scura e materica: accanto agli idillici paesaggi friulani, comparivano, con sempre maggiore frequenza, le periferie urbane e le vedute di complessi industriali tradotte con una pittura bituminosa e costruttiva segnata da profondi segni di contorno. Anche in quegli anni la presenza dell’artista si registrò puntualmente nelle esposizioni collettive allestite a Udine, dove morì, al termine di una lunga carriera, nel 1980.
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