Nacque nella prima metà del secolo XVI, come si evince dal suo Dialogo de la caccia de’ falconi, astori, et sparvieri ambientato nel 1558 quando l’autore era nel pieno della sua giovinezza. I Codroipo erano di nobiltà relativamente recente e provenivano dalle arti. Le prime tracce di questa famiglia si trovano a Porcia e poi a Codroipo sul finire del Trecento, mentre nel primo ventennio del secolo successivo un Giorgio di Codroipo esercitava la farmacia e il notariato a Udine. Nel 1466 il conte di Gorizia investì del feudo di Castelluto e di terre a Flambro, Flambruzzo, Isernico e Sivigliano il ramo udinese della famiglia. Durante l’incursione turca dello Skanderberg (1497), Gerolamo, Giorgio e Bernardino Codroipo, in fuga dal castello di Isernico, furono fatti prigionieri con le famiglie e di essi si riscattò solo Giorgio. Nel 1541 i Codroipo di Udine vennero ascritti al patriziato goriziano. F. C. era figlio di Giacomo che fu creato cavaliere dall’imperatore Ferdinando I nel 1558. Nulla si conosce della sua vita e il suo nome rimane legato principalmente al Dialogo de la caccia e ad alcuni componimenti d’occasione inseriti nelle raccolte poetiche pubblicate da Giovanni Battista Natolini tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento. Queste composizioni testimoniano di una attiva partecipazione alla vita sociale e culturale udinese, confermata anche dalle numerose poesie in suo onore premesse al Dialogo de la caccia, scritte da personalità di spicco della cultura friulana dell’epoca, come Giovanni di Strassoldo, Troilo Savorgnan, Riccardo Luisini, Ulisse di Colloredo, Marco Antonio Fiducio, Francesco Freschi di Cuccagna, Niccolò Cillenio, Giovanni Battista Frumentario e Giacomo Bratteolo. Il Dialogo è un trattato sull’arte venatoria scritto in forma dialogica. ... leggi In esso il C. immagina di aver assistito nel castello di Ariis ad una conversazione tra il proprietario del maniero, Giacomo Savorgnan, appassionato «de la caccia de le lepri» e «de’ capri, et de l’altre fiere grosse», e «il cavaliere», il padre dello stesso C., appassionato falconiere. I due protagonisti, amici e occasionali compagni di caccia, non potendo uscire a causa di un’improvvisa pioggia diedero vita a una lunga discussione sui sistemi di praticare la caccia in uso nel territorio friulano. Il C. inserì nella sua opera tutte le conoscenze sulla falconeria del tempo con una passione e un interesse che stride un po’, come è stato recentemente rilevato da Giorgio Strassoldo, con i mutamenti che si stavano verificando in Friuli. La falconeria, infatti, era in piena decadenza sia per la trasformazione del territorio silvestre friulano, sia in quanto sistema di caccia superato soprattutto grazie all’introduzione delle armi da fuoco. Il Dialogo de la caccia fu pubblicato per la prima volta a Udine nel 1600 dal Natolini con una dedica all’arciduca d’Austria Ferdinando che aveva concesso privilegi e gratifiche al C. e, prima di lui, al padre e alla sua famiglia, mentre una seconda edizione fu stampata da Pietro Lorio nel 1614, dopo la morte dell’autore, avvenuta nei primi anni del Seicento. Questa seconda ristampa fu curata da Girolamo Codroipo, forse il nipote dell’autore, che riprese senza cambiamenti sia la dedica, sia il testo della versione del Natolini e vi aggiunse in fine un Discorso in materia de la caccia de li smerigli, de l’astorelle, et de falconi, che a le pernici novamente si usano ne la Patria del Friuli, sempre di F. C. Nel corso del Cinquecento la tematica venatoria fu affrontata da diversi scrittori friulani secondo forme e stili differenti, ma quasi sempre accomunati dalla stessa mentalità feudale: tra essi ricordiamo ad esempio i nobili Cornelio Frangipane, Iacopo di Porcia Erasmo di Valvasone e Gian Mauro d’Arcano. L’esercizio della caccia era, infatti, riservato nelle sue forme più alte alla nobiltà di spada – anche con vincoli di legge – ed era uno svago distintivo di una classe sociale, condotto secondo rituali speculari a quelli dell’arte della guerra. Questi testi, molto diffusi nelle biblioteche nobiliari venete del tempo, rivelano come la cultura dell’aristocrazia di Terraferma abbia continuato a formarsi anche attraverso questo genere di letture. È stato, infatti, osservato che a partire dal secondo Cinquecento il patriziato veneziano, poco incline all’uso delle armi e per tradizione orientato alla carriera militare ‘da mar’, si appoggiò per la difesa del territorio alla nobiltà di Terraferma, esperta in ambito militare dopo generazioni di potere feudale, affidandole compiti di funzionariato militare-amministrativo. La formazione di questi funzionari della Serenissima oltre che a basarsi sui moderni trattati scientifici che affrontavano specifici argomenti dell’arte militare come l’artiglieria e le fortificazioni, continuò a nutrirsi di testi dedicati all’equitazione, alla scherma, alla falconeria, ai giochi e alle giostre militari, alle regole della cavalleria e del duello secondo modelli di educazione aristocratica codificati e condivisi anche a livello europeo, in una complessa sintesi tra ideologia nobiliare tradizionale, di stampo cavalleresco, anche nei suoi aspetti più sorpassati, e concezione scientifica e moderna del sapere.
ChiudiBibliografia
F. CODROIPO, Dialogo de la caccia de’ falconi, astori, et sparvieri, Udine, Natolini, 1600; ID., Dialogo de la caccia de’ falconi, astori, et sparvieri. Con l’aggiunta d’un discorso in materia de la caccia de li smerigli, de l’astorelle, et de falconi, che a le pernici novamente si usano ne la Patria del Friuli, Udine, Lorio, 1614; ID., rime in: Corona di poemi ne la volgare, et latina lingua, composta da diuersi illustri autori, in lode dell’ill.mo Stefano Viaro, Udine, Natolini, 1599; Lagrime di diuersi nobilissimi spiriti in morte de la molto illustre signora Lucina Sauorgnana Marchesi, Udine, Natolini, 1599; Rime di varii autori nelle nozze dei molto illustri et felicissimi sposi il sig.r conte Giulio de la Torre et la sig.ra Caterina Marchesi, Udine, Natolini, 1601; Corona a foroiuliensibus musis ill.mo Aloysio Fuscareno Patriae Fori Iulij praesidi amplissimo contexta, Udine, Natolini, 1603.
PALLADIO, Historie, II, 54-55; LIRUTI, Notizie delle vite, IV, 368-369; DI MANZANO, Cenni, 63; VALENTINELLI, Bibliografia, 47, 48, 324, 353; SPRETI, Enciclopedia, 491; J.E. HARTING, Bibliotheca accipitraria. A catalogue of books ancient and modern relating to falconery, London, Holland Press, 19772, 148; The art of falconry: being the De arte venandi cum avibus of Frederick II of Hohenstaufen, translated and edited by C.A. WOOD & F.M. FYFE, Stanford, Stanford University Press, 1943, 573; G. STRASSOLDO, La caccia nel costume della nobiltà friulana del Cinquecento, in Un tema letterario dell’età di Erasmo di Valvasone: la caccia. Relazioni presentate al Convegno regionale di Glaunicco (15 maggio 1993), [a cura di] E. MIRMINA, Udine, Centro friulano di studi “Ippolito Nievo”, 1993, 42; L. CASELLA, Modelli ideali, cultura militare e dimensione politica. Intorno ad aristocrazia di governo e nobiltà di Terraferma a Venezia tra cinque e seicento, «Annali di Storia moderna e contemporanea», 7 (2001), 355-374.
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