Nacque a San Michele al Tagliamento (Venezia). L’almanacco da lui pubblicato per il 1823 con il titolo L’indovin udinês [L’indovino udinese] è dedicato a una non meglio conosciuta «stimatissime siore Donnine-Cornelie» [stimatissima signora Donnina-Cornelia] che trovava diletto nell’ascoltare «la godine de l’imortal Chiantor di Polimie» [la mandola dell’immortale cantore di Polimia], vale a dire Ermes di Colloredo, e «il sivilòt del Pastor del Nadisòn» [lo zufolo del pastore del Natisone], cioè Pietro Zorutti, e che in passato aveva letto anche «ciartis […] toscan[is] frotulis» [certe frottole toscane] di C. stesso. L’opuscolo, come di consueto, comprende versi inseriti nel calendario in corrispondenza delle lune, sestine o quartine che inizialmente descrivono le stagioni per poi scivolare nella tematica amorosa o matrimoniale, anacreontiche di varia struttura alternate ai dodici mesi dell’anno, ma al di là del mediocre contenuto in poesia, importano due fattori. Il primo è già stato segnalato da Bindo Chiurlo e riguarda il fatto che molte delle quartine di ottonari (in rima alternata, tronchi nelle sedi pari) contenute nell’opuscolo sono assai simili a villotte; in moltissimi altri casi sono popolari soltanto i primi due versi, mentre la continuazione varia rispetto alle versioni contenute nelle successive raccolte di villotte. Ciò fa concludere a Chiurlo che in questo lunario «abbiamo le prime non confessate trascrizioni di villotte». Il secondo elemento è la vicinanza cronologica all’esperimento zoruttiano (il primo Strolic uscì nel 1821), alla fortuna del quale sembra alludere la dedica. Dedica che non osa neppure ambire alla concorrenza e che anzi gioca la carta, ormai consunta, della modestia («jò speri che nanchie la pive de l’Autor de l’Indovin di Udin us displasarà» [io spero che neppure la piva dell’autore di Udine vi dispiacerà]), restringendo il ventaglio tematico all’ambito amoroso e assestandosi su un piano di diffusione minimo, quasi personalizzato. C. morì a Udine nel 1828.
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