COLETTI GIUSEPPE

COLETTI GIUSEPPE (1744 - 1815)

letterato, stampatore, giornalista

Nacque nel 1744 a Roma, dove frequentò il seminario gesuitico, compiendo il corso di filosofia; divenne successivamente membro dell’Arcadia romana con il nome di Coribante Tebanico. Dopo la soppressione della Compagnia di Gesù (1773), ordine in seno al quale il C. operò senza mai abbracciare il sacerdozio, si trasferì a Gorizia, trovando impiego provvisorio come soldato. La particolare e spregiudicata abilità del C. nel muoversi negli ambienti aristocratici, la conoscenza di diverse lingue e, in generale, la dinamicità nel vestire i panni del brillante uomo di cultura portarono in breve tempo il letterato romano a farsi conoscere ed apprezzare dalla nobiltà goriziana e in particolare dal conte Guidobaldo di Cobenzl, guadagnandosi così una posizione di un certo rilievo. Il C. intrecciò anche un importantissimo legame con la locale stamperia Tommasini che, dopo la morte del fondatore Giuseppe, nel 1777, era passata nelle mani dell’inesperto figlio Giacomo. Fu grazie a questa circostanza che il C. diventò uno stretto collaboratore della stamperia, come autore di testi teatrali e dediche a lavori altrui, ma soprattutto come procacciatore di appalti pubblici, fondamentali per la sopravvivenza della ditta. Il peso del C. come organizzatore culturale trovò la più importante occasione di consolidamento nella fondazione di una colonia goriziana dell’Arcadia (1780), iniziativa in cui il nostro ebbe un ruolo di importanza primaria. Alla filiazione “Romano-sonziaca” dell’Accademia romana aderirono i nomi più in vista della cultura locale. ... leggi Forte dei suoi legami con la ditta Tommasini, il C. riuscì ad assicurare a questo tipografo la stampa di gran parte dei lavori che venivano portati a termine in seno all’Accademia o che, comunque, erano prodotti ad uso della stessa. Non tutti però avevano apprezzato la disinvoltura e la spregiudicatezza del C., che più volte a Gorizia prima, e a Trieste poi, sarebbe stato oggetto di pesanti critiche da parte dei contemporanei, a partire da Pietro Antonio Codelli, che definì il C. plagiario e anche «sciocco poetastro». Lo stesso Lorenzo da Ponte che durante il suo breve soggiorno a Gorizia era stato ostacolato dal C. (comprensibilmente attento ad evitare che un pericoloso rivale potesse scalzarlo dalle posizioni conquistate), nelle sue Memorie lo descrisse con parole non certo lusinghiere. Quando, negli anni Ottanta del secolo XVIII, la contea iniziò a decadere per la perdita della sua autonomia amministrativa a favore di Trieste, il C. vi spostò da Gorizia il centro delle proprie iniziative. Grazie all’intermediazione del Cobenzl, il letterato entrò in contatto con il nuovo governatore triestino, Pompeo Brigido, che lo agevolò nel progetto di aprire in città una succursale della stamperia Tommasini e di istituirvi una sezione dell’Arcadia Romano-sonziaca. Così, con l’avvio nel 1782 della filiale della tipografia, accrebbe ulteriormente il proprio peso nella gestione dell’azienda: trasferitosi a Trieste nel giro di pochi anni divenne l’unico gestore della nuova officina (che tuttavia non volle mai intestare a proprio nome). I legami con la sede goriziana rimasero comunque importanti e, nel 1797, dopo la morte del Tommasini, il C. ne sposò la vedova, divenendo curatore dei figli minorenni del tipografo. La difficile situazione in cui venne a trovarsi la tipografia di Gorizia indusse il letterato a tentare anche un trasferimento della stamperia a Capodistria (1805), operazione che, tuttavia, non andò a buon fine. Intanto però, dall’officina ormai di sua proprietà, il C. avviò, il 3 luglio 1784, la pubblicazione della gazzetta settimanale «L’Osservatore triestino», divenuta bisettimanale nel 1791 (ed estintasi solo nel 1933). La nuova veste di giornalista si confaceva perfettamente al dinamismo del letterato romano che nel nuovo periodico seppe conciliare le esigenze delle istituzioni cittadine (pubblicazione di documenti e notizie ufficiali), la curiosità dell’opinione pubblica (anche culturale) e la promozione dell’attività degli Arcadi (e quindi di se stesso). L’Accademia triestina, invece, venne inaugurata pubblicamente il 23 agosto del 1784, e pur godendo di larga autonomia dalla sede goriziana, dopo l’entusiasmo iniziale, non incontrò il favore sperato vivendo, anzi, in maniera abbastanza stentata. Per queste ragioni, in particolare nell’ultimo decennio del secolo, la gestione del C. dovette lasciare maggiore spazio all’iniziativa di altri soci, che cercarono di modernizzare il sodalizio ridimensionandone gli aspetti più marcatamente “aristocratici” ed accettando le adesioni di commercianti e professionisti, anche iscritti alla massoneria. Intanto il C. si era prodigato per consolidare il patrimonio librario dell’Accademia, arricchendolo di notevoli collezioni bibliografiche, che portarono alla costituzione di una “Pubblica biblioteca arcadica triestina”, successivamente donata alla Città nel 1796: si tratta del primo nucleo della attuale Biblioteca civica di Trieste. Il C., promotore e direttore dell’istituto, ricevette dall’imperatore, come riconoscimento per la propria intraprendenza, una medaglia d’oro. Dopo il 1802, con la partenza del Brigido, molto attivo nell’Arcadia, l’Accademia cominciò a declinare, malgrado il C. si fosse adoperato per coinvolgervi i nuovi governatori (Sigismondo Lovász e, dal 1808, Pietro de Goess). Negli anni seguenti l’attività dell’Accademia andò quindi esaurendosi e venne gradualmente soppiantata dalle iniziative della “Società di Minerva” (cui si aggregò lo stesso C.) gestita da Domenico Rossetti, che aveva ormai sostituito l’arcade romano come figura trainante del mondo culturale triestino. Il C. morì nel gennaio del 1815, ed i suoi eredi, dopo aver perso, nello stesso anno, l’appalto per le stampe governative (che comprendeva anche «L’Osservatore triestino»), riuscirono in ogni modo a sostenere l’attività della stamperia sino alla metà del secolo.

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Bibliografia

CODELLI, Scrittori friulano-austriaci 75-79; C. DE FRANCESCHI, L’Arcadia Romano Sonziaca e la Biblioteca civica di Trieste, «Archeografo triestino», 43 (1929-1930), 95-225; ID., Giuseppe de Coletti tipografo e giornalista. Contributo alla storia della tipografia e del giornalismo a Trieste. «Atti e memorie della Società istriana di archeologia e storia patria», 51 (1934), 17-64; L. DA PONTE, Memorie, Milano, Rizzoli, 1960, 71-74; COMELLI, Arte della stampa, 191, 192, 200, 228; M. DE GRASSI, Cultura, impegno scientifico e arte della stampa, in Maria Teresa, 131-144; A. TRAMPUS, Tradizione storica e rinnovamento politico. La cultura nel Litorale Austriaco e nell’Istria tra Settecento e Ottocento, Udine, Del Bianco, 20082, 70-72; A. ARBO, Musicisti di frontiera, Monfalcone, EdL, 1998, 40-43; GROSSI, Annali della tipografia; R. GORIAN, Editoria e informazione a Gorizia nel Settecento: la “Gazzetta goriziana”, Trieste, Deputazione di storia patria per la Venezia Giulia, 2010 (Fonti e studi per la storia della Venezia Giulia. Serie 2, Studi, 19).

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