Di origine veneziana, nel giugno 1747 insieme con il compatriota Giuseppe Madonis, suonava il violino in Pordenone nella chiesa del Rosario – oggi distrutta ma allora annessa al convento dei domenicani – per il triduo in occasione della canonizzazione di Caterina de’ Ricci. Il 6 settembre 1764 il consiglio pordenonese decretava di corrispondere 20 ducati annui, per sei anni, all’«eccelentissimo professore di violino che ha fissato, massima dopo haver girata quasi tutta l’Europa, di posarsi qui in Pordenone», allo scopo di vederlo allestire a sue spese «cinque musiche all’anno, cioè il giorno di San Marco, giorno di Pasqua di Resurezione, domenica delle Pentecoste, giorno del Corpus Domini e giorno del SS.mo Natale [messa della notte], con obligo ancora di insegnare ad un giovine [invero la delibera parlava di quattro] eletto dal nob. sig. podestà». Il musico avrebbe potuto incassare altri ducati, stringendo particolari contratti con le locali confraternite, impegnate a solennizzare le rispettive cadenze devozionali, ed impartendo lezioni private. Avrebbe lasciato la città nel 1768 alla volta di Venezia. Nel 1786, sempre con il Madonis, sarebbe ricomparso tra i dodici violinisti che i procuratori di S. Marco in Venezia avevano chiamato nell’organico strumentale della basilica, secondo il progetto di riforma elaborato da Baldassarre Galuppi. Secondo l’Eitner apparterrebbero a lui 52 Canzonette per soprano ed 8 Minuetti per due violini e basso continuo attualmente conservati a Cambridge.
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