Nacque a Udine il 30 gennaio 1886 da Pietro, nativo di Socchieve in Carnia, ed Amelia de Poli. A Udine frequentò con ottimo profitto le scuole e nel 1904 ottenne la licenza liceale nel R. Ginnasio liceo I. Stellini. Iscritto alla Facoltà di matematica dell’Università di Padova, mostrò da subito grande talento pubblicando, ancora studente, i suoi primi lavori scientifici. Scelse come maestro Francesco Severi, insigne esponente della scuola italiana di geometria algebrica, di cui fu apprezzato allievo e, in seguito, assistente. Si laureò nel 1908 e ottenne la libera docenza in geometria descrittiva nel 1914. Fu, con onore, ufficiale di artiglieria durante la prima guerra mondiale. Nel 1920 vinse il concorso per la cattedra di analisi algebrica e geometria analitica presso l’Università di Cagliari. Rientrò a Padova due anni dopo, chiamato a insegnare geometria descrittiva (aveva vinto nel frattempo altri due concorsi a cattedra indetti dalle Università di Parma e Modena). A Padova nel 1924 divenne ordinario di geometria analitica e proiettiva e, successivamente, coprì anche gli insegnamenti di geometria superiore e matematiche complementari. Collaborò con le Università di Ferrara e Bologna, tenendovi per alcuni anni analoghi insegnamenti. A Padova fu, per circa quindici anni, direttore del Seminario matematico e dei suoi «Rendiconti». Negli stessi anni fu responsabile della cassa scolastica dell’Università, che seppe gestire con severa saggezza e, insieme, con generosità. Fu socio e collaboratore di varie accademie scientifiche, non solo italiane. In particolare fu accademico dei Lincei e da questa Accademia nel 1939 ottenne il premio reale della matematica dopo che, nel 1926, aveva avuto la medaglia d’oro per la matematica della Società italiana dei XL. Conservò uno stretto legame con il Friuli, dal quale non volle allontanarsi troppo, tanto che, invitato a trasferirsi all’Università di Roma, non accettò. Amò la musica, l’arte e la cultura in generale, ma alla matematica (in particolare alla geometria algebrica) ed al suo insegnamento dedicò la maggior parte delle sue energie. ... leggi Fu membro attivo della Società italiana per il progresso delle scienze (SIPS), nell’ambito della quale nel 1937 relazionò su La produzione geometrica italiana dell’anno XV E. F., apprezzando, nel segnalarli, i contributi scientifici dei matematici italiani, molti dei quali erano ebrei (tra essi Castelnuovo, Fano, Segre, Levi-Civita). Fu poi uno dei dieci componenti della commissione scientifica dell’Unione matematica italiana che, nel dicembre 1938, approvò all’unanimità la mozione in cui, aderendo alle leggi razziali da poco promulgate, dichiarava che i matematici italiani di «razza italica» erano in grado di «mantenere elevatissimo […] il tono della scienza matematica italiana» e «ricoprire tutte le cattedre necessarie». Questa presa di posizione (ribadita anche nella sua introduzione del 1939 alla pubblicazione della SIPS Intorno allo studio del progresso della matematica in Italia negli ultimi cento anni, in cui ogni riferimento al contributo dei matematici ebrei era scomparso) fu in seguito ripudiata se, come testimoniò Ugo Morin (suo allievo e poi successore sulla cattedra di Padova), nel 1944 C. espresse grande «dolore per la Patria» e «la volontà di mettersi a disposizione del movimento di resistenza». Non gli fu possibile partecipare direttamente alla lotta di liberazione essendo già ammalato. Stroncato dal tumore, morì a Padova il 13 settembre 1945. Il 15 settembre il quotidiano del CLN della provincia di Udine lo presentò nel necrologio come uno «dei più illustri figli» del Friuli. L’opera scientifica di C. si inserisce nel vigoroso sviluppo avuto, nella prima metà del Novecento, dalla Scuola italiana di geometria algebrica, di cui fu esponente di rilievo accanto a maestri quali Veronese, Castelnuovo, Enriques e Severi. Già con la tesi di laurea, Sulle curve doppie di genere qualunque e particolarmente sulle curve ellittiche doppie, pubblicata nel 1909, C. mise in evidenza ciò che fu poi caratteristico del suo lavoro: intuito, ricchezza di strumenti, uso simultaneo di metodi diversi (proiettivo, numerico, funzionale, topologico, algebrico-geometrico) per ottenere «la via più semplice e suggestiva» nella trattazione del problema e «signorile eleganza della esposizione». Nei suoi numerosi scritti (una completa bibliografia si trova nella Memoria di U. Morin) portò contributi essenziali alla geometria algebrica ed in particolare alla geometria sulle curve e sulle varietà algebriche, si dedicò con fecondi risultati (dovuti al suo «penetrante intuito geometrico e mirabile abilità analitica») alle questioni di realtà degli enti algebrici ed in particolare allo studio delle proprietà reali delle varietà algebriche, introdusse in Italia lo studio delle funzioni fuchsiane trattate dal punto di vista geometrico. Impegnò il suo acuto spirito critico su sottili questioni relative ai fondamenti della geometria e, insieme, diede prova di accurato impegno didattico e di grande capacità espositiva nelle lezioni e nei manuali dedicati agli studenti dei corsi di laurea di cui fu appassionato docente. A Cagliari nel 1921 aveva curato il volume Lezioni di analisi algebrica, ma fondamentali risultano i due volumi Lezioni di geometria analitica e proiettiva, la cui prima edizione è del 1930. Il progetto di C. prevedeva un terzo volume, che purtroppo non arrivò a compimento. Queste Lezioni sono state un prezioso manuale per gli studenti di matematica e di ingegneria, ma anche un importante riferimento per lo studioso poiché la materia vi è presentata facendo ampio uso di nozioni moderne, di riferimenti culturali e di complementi che approfondiscono e danno spessore ai contenuti proposti. Ugo Morin ricorda come fosse caratteristica del suo maestro quella di scrivere di un problema, per la prima volta e in forma sostanzialmente definitiva, solo quando lo avesse completamente risolto. Per questo, egli dice, i suoi ultimi contributi all’amata geometria sono andati perduti.
ChiudiBibliografia
Opere di A. Comessatti: Sulle curve doppie di genere qualunque e particolarmente sulle curve ellittiche doppie, «Mem. R. Acc. Sc. Torino», s. II, 60 (1909), 313-350; Lezioni di Geometria analitica e proiettiva, 1-2, Padova, CEDAM, 1930 e 1931 (19412); La produzione geometrica italiana dell’anno XV E. F., «Atti della XXVI Riunione della SIPS. Venezia 12-18 settembre 1937», 2 (1938), 47-56; Intorno allo studio del progresso della matematica in Italia negli ultimi cento anni. Introduzione, «Un secolo di progressi scientifici italiani 1839-1939», 2 (1939), 49-53.
L. BERZOLARI, Necrologio, «Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei», s. VIII, 1 (1946), 810-815; F. SEVERI, Necrologio, «Bollettino della unione matematica italiana», s. III, 1 (1946), 59-61; A. TONOLO, Annibale Comessatti, «Rendiconti del Seminario matematico dell’Università di Padova», 15 (1946), 1-7; U. MORIN, Annibale Comessatti. Memoria, «AAU», s. VI, 10 (1945-1948), 197-222; N. JANIRO, Comessatti Annibale, in DBI, 27 (1982), 553-555.
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