COMPARETTI ANDREA

COMPARETTI ANDREA (1745 - 1802)

medico, naturalista

Immagine del soggetto

Ritratto di Andrea Comparetti, in 'Galleria dei letterati ed artisti illustri', Venezia 1824.

Nacque a Visinale di Pasiano vicino Pordenone il 30 settembre 1745 da Francesco e Maria Trevisan. Secondogenito di numerosi fratelli e sorelle, come il maggiore, Bernardo, e il quintogenito, Pietro, mostrò presto interesse per gli studi scientifici e naturalistici. La famiglia era una delle più facoltose del paese: il padre era un grosso proprietario terriero e, come il nonno materno, gestiva, con le sue barche, il trasporto del legname sul sistema Noncello-Meduna-Livenza-Laguna veneziana. Il padrino di battesimo, Andrea Perissinotti, socio del padre e del nonno, con loro gestiva i redditizi commerci con Venezia. Dopo aver seguito a Pordenone, tra gli undici e i tredici anni, corsi di grammatica con il precettore abate Manenti, fu costretto per un anno ad interrompere gli studi per affaticamento dovuto alla eccessiva applicazione. Passò il periodo a Visinale dedicandosi alla lettura dei classici. Riprese i corsi normali presso i gesuiti di Venezia, dove godeva della stima di padre Panigai, matematico e fisico. Rifiutò l’offerta dei gesuiti di entrare nel loro ordine e si trasferì a Padova per seguire i corsi universitari di medicina. Ebbe come maestro il celebre Morgagni, fondatore della cattedra di anatomia patologica, il quale subito apprezzò le grandi doti dell’allievo che indicò ai Riformatori dello Studio padovano come una sicura promessa accademica. Conseguì la laurea verso il 1778 e rientrò per quattro anni a Venezia dove esercitava la professione medica, compiendo inoltre studi nell’ambito dell’anatomia umana, effettuando numerose autopsie, e della fisica sperimentale (soprattutto dell’ottica). Nel 1780 licenziò la sua prima opera scientifica, Occursus medici de vaga aegritudine infirmitatis nervorum, talmente apprezzata da parte del Senato veneto da procurargli la nomina alla cattedra di “Trattati teorico-pratici” nell’Ateneo patavino. ... leggi Nel frattempo approfondì gli studi inerenti l’ottica fisica e fisiologica, argomenti sui quali pubblicò alcuni scritti che ebbero buona accoglienza, come testimonia una lettera di Eulero che apprezzò particolarmente il saggio De luce inflexa. Nel 1787 dai Riformatori dello Studio di Padova fu chiamato a ricoprire, dopo il celebre Della Bona, anche la cattedra di clinica. Essa aveva sede presso l’ospedale e implicava un ruolo assai impegnativo di direzione sanitaria. Apprezzato anche per le doti organizzative, fu incaricato di riformulare sia la didattica clinica sia l’intero assetto operativo del nuovo ospedale, costruito tra il 1778 e il 1798. Il C. si distinse per idee innovative e la sua riforma anticipa quella interrelazione tra aspetti medici e logistici, igienici ed architettonici che fece delle strutture ospedaliere padovane un esempio illuminante di organizzazione sanitaria. Le sue proposte furono elencate nel Saggio della scuola clinica nello spedale di Padova del 1793. L’assistenza ospedaliera migliorò nettamente con il C. che impostava programmi terapeutici individuali per ogni paziente che si concretizzavano in dettagliate schede dove tutto il percorso curativo veniva descritto. Fu il primo clinico a proporre un tirocinio triennale di pratica ospedaliera dopo il quadriennio di studi per conseguire la laurea per l’esercizio della professione. Parallelamente non trascurò la ricerca e i suoi studi sugli stati febbrili furono considerati a lungo dei classici per la medicina. Il C. tuttavia, anche nella maturità e nonostante il gravoso impegno come clinico, non trascurò la sua vera vocazione che era quella per gli studi naturalistici nei settori anatomo-fisiologico e botanico-zoologico. Nel 1789 uscirono le Observationes anatomicae de aure interna comparata che presentano un approccio comparativo delle strutture e funzioni dell’orecchio interno di molte specie del regno animale. L’opera fu apprezzata anche all’estero per il suo taglio sperimentale, tanto che il famoso biologo e psicologo ginevrino C. Bonnet l’invitò ad allargare le raffinate indagini comparative anche per gli organismi del regno vegetale. Il C. lo fece con grande entusiasmo pubblicando nel 1791 e nel 1799 le due parti di un Prodromo di fisica vegetabile che riscosse l’encomio dello Spallanzani. Nel 1793 diede alle stampe Riscontri fisico-botanici ad uso clinico. Nel saggio lo studioso esaminava alcune specie per ciascuna delle sei classi linneane proponendosi di porre relazione, tramite raffinate osservazioni anatomiche dei tessuti vegetali, tra aspetto morfologico delle specie e le proprietà d’importanza terapeutica. Di grande rilievo anche l’ultimo e originalissimo studio del C., Dinamica animale degli insetti, pubblicato nel 1800. Il lavoro è un accurato studio dell’anatomia e della fisiologia degli insetti dei quali analizza la struttura e la meccanica degli apparati boccali, il vaso pulsante o cuore, i muscoli, le zampe e gli altri organi propulsivi, come le ali, nonché gli organi connessi all’orientamento ed alla riproduzione. Nonostante l’opera sia priva d’immagini adeguate e ricca invece di descrizioni complesse e minuziose, il grande naturalista francese Cuvier l’apprezzò come «tesori di fatti nuovi». L’approccio comparativo nella descrizione morfologica di questi artropodi, ponendo l’accento sull’analisi della loro anatomia, in un momento in cui l’esame morfologico esterno restava l’unica chiave diagnostica delle specie, è stato certamente innovativo: sarebbe stato tuttavia trascurato dagli entomologi dell’Ottocento fino alla sua valorizzazione da parte di Berlese all’inizio del Novecento. La presenza del concetto di “dinamica” nelle opere naturalistiche del C. rappresenta il riflesso dei primi tentativi di quella linea di pensiero che, rifiutando un’immagine statica del mondo vivente, individuava una forza vitale in continuo cambiamento nella complessità delle attività e delle proprietà fisiologiche degli organi, abbandonando la loro semplice descrizione e aprendo la strada alla nascita del concetto di evoluzione. Le vicende epocali del 1797 e il crollo della Serenissima non distolsero il C. dal suo impegno di clinico e di studioso. Molte sue opere non sono state pubblicate: gli originali furono ereditati dal fratello Pietro con tutto il carteggio che resta in gran parte da studiare. Fu proprio uno stato febbrile, la patologia alla quale aveva dedicato la sua maggiore ricerca clinica, a provocarne la morte, a Padova il 22 gennaio 1802. Per i suoi meriti ebbe sepoltura solenne nella chiesa di S. Sofia a Padova.

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Bibliografia

DI MANZANO, Cenni, 65; A. TELLINI, Della vita e delle opere di G.A. Pirona, Udine, Doretti, 1897, 87; A. BENEDETTI, Brevi notizie sui Pordenonesi illustri, «Il Noncello», 2 (1952), 5-70; O. LUZZATTO, Comparetti botanico, «Annali dell’Accademia di scienze, lettere e arti di Udine», s. VI, 12 (1951-54), 109-121; MARCHETTI, Friuli, 956; U.F. DELLAROLE, Medici a Pordenone, «Il Noncello» 42 (1976), 3-32; N. BALDINI, Comparetti, Andrea, in DBI, 27 (1982), 668-672; P.C. BEGOTTI, L’atto di nascita di Andrea Comparetti, «Sot la nape», 40/2 (1988), 51-52; L. BONUZZI, Tensioni dottrinali ed esigenze di rinnovamento nel pensiero di Andrea Comparetti, in Figure di medici, 83-92; Mille protagonisti, 128-129; DBF, 220-221.

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