Nacque a Cecchini, parrocchia di Pasiano di Pordenone, da Rocco ed Elisabetta Carli(s) il 24 ottobre 1813 e fu battezzato con il nome di Giacomo Maria Francesco Giovanni Battista nella pieve di San Paolo da un congiunto, don Giovanni Cortella. Il nonno Francesco era stato l’oste di Cecchini e la madre era figlia di un benestante, Giovanni Battista, già municipalista durante la prima amministrazione napoleonica (1797-1798). Studiò tra Padova e Treviso e in quest’ultima diocesi si incardinò, svolgendo il ministero pastorale nei villaggi vicino a Castelfranco e divenendo uno stretto collaboratore del vescovo Sebastiano Soldati, in sede tra il 1829 e il 1849. Durante i moti risorgimentali del 1848 l’abate Giacomo guidò una guarnigione armata dei suoi parrocchiani e al ritorno degli Austriaci visse per un periodo in clandestinità; salvato dal vescovo Soldati, poté insegnare in seminario. Dopo la scomparsa del suo protettore, riparò a Trieste e Capodistria, dove si distinse per l’attività di insegnante e intellettuale e per la frequentazione di circoli patriottici e liberali. Nel 1852 rientrò a Castelfranco, prima di raggiungere la diocesi di Concordia, dove si incardinò per poter essere vicino ai genitori. Gli vennero assegnati alcuni benefici, da Portovecchio a San Leonardo, da San Nicolò di Portogruaro a Cecchini, prima di ritirarsi per alcuni anni a Pordenone, per poi divenire curato di Tamai. Qui poi si stabilì fino alla morte, avvenuta in seguito a un incidente stradale il 17 aprile 1872, mentre si recava a trovare i genitori a Cecchini. Nel 1860, intanto, il vescovo lo aveva scelto per far parte del Consiglio di amministrazione del Seminario, ma la massima aspirazione dell’abate C., quella di riprendere l’insegnamento, non venne mai più esaudita. Lasciò vari scritti, soprattutto interventi sulla stampa e pubblicazioni d’occasione.
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