Nacque a Bergamo il 29 aprile 1735 da famiglia benestante col nome di Paolo Ignazio, mutato poi nel 1753 in p. Mario quando intraprese, come tutti i suoi fratelli, la carriera ecclesiastica nella Congregazione dei barnabiti, dopo aver vissuto dal 1752 al 1755 nel collegio barnabitico di Macerata. Trascorse buona parte della sua vita a Udine dove insegnò presso il seminario lingua greca, retorica e filosofia dal 1770 al 1780 e insieme matematica dal 1774 al 1793. Le sue lezioni di filosofia sono raccolte nelle Institutiones Philosophiae. La sua fama è dovuta principalmente all’attività di architetto, o meglio «architetto-progettista» secondo Giuseppe Bergamini. Fu più che un «semplice dilettante», come lo definisce Fabio di Maniago nella sua Guida d’Udine; infatti, benché autodidatta, fu anche premiato, al concorso per alcuni progetti d’imbrigliamento di corsi d’acqua, per la relativa Dissertazione sopra i ripari de’ torrenti. L’Accademia udinese di scienze lettere ed arti gli conferì un secondo premio (1775). Progettò diverse chiese, predisponendo «i modelli in legno di sua propria mano», come scrive il fratello Angelo Maria nell’Elogio del fratello (322, 324), e seguendo poi la costruzione. Tra i suoi progetti fuori dal Friuli si ricordano a Bergamo la facciata della chiesa di S. Alessandro in Colonna, realizzata senza i campanili delle estremità, con suo grande dispiacere, e la cattedrale. In Friuli, tra i numerosi interventi si segnala a Udine quello nella basilica della Beata Vergine delle Grazie, dove il coro fu ricostruito «con nitida eleganza» su suo disegno (1785), come anche il presbiterio. ... leggi A Nimis la chiesa di S. Stefano fu riedificata verso la fine del secolo XVIII con facciata a capanna; per la chiesa dei SS. Martiri Gervasio e Protasio progettò la cappella della Beata Vergine (1792) ben intonata alla vetusta costruzione. L’esecuzione della chiesa di Ampezzo è attestata anche da una lettera autografa del 16 settembre 1792, conservata presso l’archivio parrocchiale dove scrive «il disegno fatto da me». Ha un soffitto parte a botte e parte a vela secondo il progetto del C. che si avvalse della consulenza di A. Schiavi e dell’esecuzione del veneziano G. A. Selva. Fu interpellato quale «rinomato architetto» per quattro altari da erigere nelle cappelle del duomo di San Daniele (1794), fatto segnalato da un documento presso l’Archivio di stato di Udine. La nuova parrocchiale di Montereale Valcellina, iniziata nel 1787, è improntata ai canoni del neoclassicismo. Nei disegni architettonici, parte dei quali è depositata a Roma presso l’archivio di S. Carlo ai Catinari, si attiene a detti canoni, a volte compaginandoli con i modi dell’ultimo Settecento. È suo anche il progetto (1789) dell’altar maggiore della parrocchiale dei SS. Felice e Fortunato di Reana del Rojale, realizzato dall’altarista D. Periotti (1804), com’è attestato da documenti presso l’archivio della medesima. Il fratello Angelo Maria ne mette in luce anche le qualità di lapidario. Buon oratore, fu chiamato a celebrare con pubblici discorsi i santi annualmente solennizzati a Udine; esemplare quello In lode della gloriosa Sant’Anna del 1779. Della intensa attività letteraria costituita da testi per discorsi morali, nomine onorifiche, matrimoni e vestizioni religiose, rimangono una poesia, i Componimenti poetici per la solenne vestizione dell’ill. sig. Lucia Linussio […]; un componimento poetico nella raccolta Per nozze faustissime dell’egregio cavaliere Domenico co. Lioni di Ceneda coll’ornatissima dama Maria co. Antonini di Udine, un’orazione a Francesco Rota, luogotenente della Patria. Fu socio dell’Accademia degli Eccitati di Bergamo, dell’Arcadia di Roma e dell’Accademia di Udine. Tenne presso quest’ultima due dissertazioni Sulla natura ed utilità delle scienze ed in particolare della filosofia e Sulla cessazione degli oracoli. Ebbe inoltre interesse per la storia naturale e collezionò minerali. Morì il 24 giugno 1798 a Bergamo nella casa paterna, dove si era recato per una vacanza e si era ammalato.
ChiudiBibliografia
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