Vescovo martire di Aquileia († 303), compare nella Series patriarcharum Aquileiensium come successore di Ilario, mentre nel Chronicon Venetum il suo nome, pur seguendo Ilario, è duplicato, con un Crisogono costantinopolitano e un secondo dalmata. Il primo sarebbe stato vescovo di Aquileia per dieci anni e il secondo per dodici. Il primo potrebbe essere caduto martire nella persecuzione di Diocleziano della fine del 303: tornando a Roma da Sirmio (a Roma giunse il 20 novembre), l’imperatore colpì dapprima le gerarchie superiori, per cui il 3 novembre cadde a Petovio Vittorino e quindi, passando per Aquileia, potrebbe avere provocato la morte del vescovo di quella città. La memoria di san Crisogono è in realtà fissata il 24 novembre. Dai racconti relativi a C. egli non viene definito vescovo, anche se la sua figura ha grande rilievo e i fedeli, tra cui i Canziani, le attribuiscono aperta devozione. Il gruppo dei Canziani è associato fin dal V secolo alla “passio” di C., che nel leggendario romano è collegato a sant’Anastasia: ambedue le “passiones” hanno dei punti di contatto evidenti. Quella che riguarda C., composta di quattro leggende, mostra C. quale consigliere di Anastasia e lo dice arrestato a Roma per ordine di Diocleziano. Seguì uno scambio epistolare tra i due personaggi e infine, dopo l’ordine di Diocleziano di uccidere i cristiani imprigionati a Roma, C. andò ad Aquileia, accompagnato da Anastasia, e colà, dopo aver rifiutato le proposte dell’imperatore, fu decapitato “ad Aquas gradatas”; fu infine seppellito dal presbitero Zoilo. Nelle vicinanze abitavano, si diceva, le sorelle Agape, Chionia e Irene (che però erano vergini di Salonicco). Anche i Canziani sono presentati quali romani che si trasferirono ad Aquileia, ma proprio per raggiungervi C., che però sarebbe stato martirizzato già da più d’un mese: un’altra tradizione, derivata con ogni probabilità da questa convinzione, pone il martirio di C. il 24 aprile, trentasei giorni prima della data, sicura, della morte dei Canziani (31 maggio). La confusione e le forzature per collegare C. a Roma sono senz’altro determinate dal fatto che a Roma fin dal secolo V c’era un “titulus Chrysogoni”, il quale però non era il martire aquileiese; del resto anche i Canzii sono fatti partire dal rione di Trastevere dove sorgeva e sorge quel “titulus” che all’inizio del secolo VI fu trasformato in “titulus Sancti Chrysogoni”, evidentemente perché nel frattempo era cresciuta la fama e la venerazione del martire aquileiese. ... leggi Oltre che dalle varie leggende, la storicità di un martire aquileiese di nome C. si fonda su dati monumentali, primo fra tutto il sarcofago conservato a San Canzian d’Isonzo con la scritta BEATISSIMO | MARTYRI | CHRYSOGONO, analoga a quella di san Proto sia nel ductus epigrafico, sia perciò nella datazione, che si colloca entro il IV secolo. Qui l’uso del dativo fa pensare alla dedica di un monumento, probabilmente un “martyrium”, sul luogo della sepoltura o della traslazione del corpo del martire, analogamente a quanto si registra per Proto. Il culto di san C. ottenne larga diffusione, sia pure per effetto della sua romanizzazione, con una grande presenza monumentale a Ravenna, dove compare nel mosaico di S. Apollinare Nuovo proprio accanto a Proto (che però faceva gruppo con Giacinto) e nella cappella arcivescovile sempre di Ravenna (il primo mosaico risale al 560 circa e il secondo agli inizi di quel secolo). Immagini sue ricorrono nella basilica di Aquileia tanto nell’abside (1031), quanto nella cripta (1160 ca.), sempre con le insegne vescovili. Particolarmente documentata è la sua venerazione a Zara anche in collegamento con sant’Anastasia.
ChiudiBibliografia
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