Da una delle famiglie più in vista della nobiltà cividalese proviene G. di Ulrico, che le fonti menzionano nel 1250 come podestà di Cividale. Il libro degli anniversari del capitolo cividalese ricorda la sua morte avvenuta il 16 novembre 1270 e fa memoria anche della madre Adalmut, della moglie Matilde e del fratello Guarnerio vescovo di Trieste. Un “planh”, lamento funebre composto in occasione della sua morte e scoperto non molti anni fa, apre uno squarcio sulla diffusione della poesia provenzale in Friuli e sugli interessi e sensibilità culturali della nobiltà friulana dell’epoca. L’anonimo autore del “planh”, di cui si conosce solo la prima strofa accompagnata da notazione musicale quadrata, potrebbe essere uno dei tanti poeti e musicisti d’oltralpe venuti a lavorare presso le corti dell’Italia settentrionale oppure un italiano che aveva imparato l’uso di quelle tecniche. Il ritrovamento di altre testimonianze poetiche in lingua provenzale, come i versi di Bernard de Ventadorn o il lamento in morte del patriarca Gregorio di Montelongo († 1269), confermano il progressivo spostarsi della cultura locale dalla sfera di influenza tedesca a quella romanza e al tempo stesso la centralità per il Friuli nel corso del XIII secolo della corte patriarcale e della città di Cividale.
Bibliografia
M. GRATTONI, Cavalieri erranti, menestrelli e tradizione musicale medievale, in T. MIOTTI, Castelli del Friuli. VI, La vita nei castelli friulani, Udine, Del Bianco, 1981, 265-295; F. COLUSSI, La civiltà cortese, in Musica nel Veneto. La storia, a cura di P. FABBRI, Milano, Federico Motta, 1998, 62-81; F.A. GALLO, Musica nel castello. Trovatori, libri, oratori nelle corti italiane dal XIII al XV secolo, Bologna, Il Mulino, 1992.
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