Figura complessa, eminente nella scuola capitolare di Cividale, G. di Guarnerio cividalese e di Surutta, canonico e scolastico, esercitò nella città di origine anche il notariato, almeno dal 12 giugno 1259. A Cividale si spense il 28 giugno 1316, come precisa il Necrologio del capitolo di appartenenza, dopo aver dettato un codicillo per il suo testamento, con il quale lasciava i beni e le note professionali al nipote Guglielmo e donava un graduale e un breviario allo stesso capitolo. La famiglia di origine, per quanto si deduce dalle testimonianze relative al padre, risiedeva a Cividale ed era legata a quella dei Boiani, dato che Giacomina sorella di G. frequentava il gruppo di spiritualità di Benvenuta Boiani. La coesistenza nel personaggio di attività di magiscola e di notariato non è rara al tempo, come si può dedurre, per esempio, dalle biografie del laico Giacomo Fornici, o di Giovanni da Modena, che dal 1316 per un quarantennio resse la cattedra cividalese di retorica e di notariato. In tempi nei quali la curia patriarcale soggiornava frequentemente a Cividale, egli poté facilmente essere notato per le sue competenze. G. godette fama di buon diplomatico, per la quale nel 1307 rappresentò il patriarca in una vertenza con il vescovo di Padova. Al canonicato cividalese si aggiunse un certo punto anche quello aquileiese, come testimonia un documento del 1290, in una occasione nella quale era presente anche maestro Lorenzo da Aquileia, personaggio – a meno che non si tratti di omonimo – di notevole statura a livello europeo. ... leggi L’impegno in Aquileia probabilmente spiega la proprietà di G. d’immobili in quella città «ante S. Andream», sui quali egli avrebbe poi vincolato il lascito di una marca di denari per il capitolo locale, nonché di mansi in Carisacco. Già nel 1274 aveva affrancato dieci servi di masnada. Si evince quindi che, a parte eventuali capitali dell’asse familiare, egli era sorretto da adeguati investimenti personali, data l’importanza che veniva riconosciuta nel capitolo di Cividale alla funzione dello scolastico, il quale circa ottant’anni prima riceveva un compenso equiparato a quello del decano. Nel complesso sembra che egli abbia rappresentato onorevolmente il ruolo dei maestri cividalesi in un periodo nel quale la città avrebbe voluto inserirsi nell’alta cultura universitaria, facendo leva sia su personaggi locali, come questo, sia su forestieri d’indubbia fama.
ChiudiBibliografia
BIANCHI, TEA, n° 447; M. LEICHT, Maestri di grammatica in Cividale, «Pagine friulane», 10 (1897), 198-199; P. PASCHINI, Usanze feudali alla corte del patriarca d’Aquileia, «MSF», 18 (1922), 43-136; 19 (1924), 37-104; 21 (1925), 19-22; FATTORELLO, Coltura, 114; LEICHT, Scuole superiori, 9; SCALON, Necrologium, n° 33, 242-243; SCALON, Produzione, n° 42, 158-159; GIANNI, Marchetto; SCALON, Libri degli anniversari, 93, 166-167, 307, 351, 626.
Nessun commento