Nel 1860 venne stampato a Londra, in duecentocinquanta copie, un libretto dal titolo Lu Vanzèli seònd S. Matìe [Il Vangelo secondo Matteo], rara traduzione friulana del Vangelo di Matteo, voluta per scopi dialettologici (il confronto è con altri testi paradigmatici resi in più lingue nella prospettiva ottocentesca della glottologia storico-comparativa) dal principe Luigi Luciano Bonaparte, per conto del quale l’opera fu impressa per i tipi londinesi di Strangeways & Walden. Bonaparte, studioso attento ed erudito, era motivato da fini scientifici (il Vangelo friulano rientrava in un più vasto programma di versioni nei volgari italiani). Su segnalazione di Bernardino Biondelli, inizialmente interpellò per l’opera di traduzione Pietro Zorutti. Questi richiese però un compenso esorbitante e la scelta ricadde sull’abate Iacopo Pirona, il quale, vista la delicatezza del compito (erano sempre vive le disposizioni tridentine, mentre quelle recenti della curia papale e arcivescovile consigliavano a un prelato attenzione estrema nel mediare le Sacre Scritture), coinvolse il conte D. P., si immagina con la garanzia della sua supervisione per le scelte linguistiche. Il nome del noto lessicografo venne così adombrato a favore di quello di D. P., interlocutore peraltro del tutto anonimo, di cui Pirona si servì probabilmente come informatore. Nel 1984 uscì a Bologna una ristampa anastatica dell’opera (già riproposta nel 1932 a Pradamano per cura di Pietro Zampa), accompagnata da uno scritto di Fabio Foresti sulle versioni ottocentesche del Vangelo e introdotta dai saggi di Aldo Moretti e Laura Vanelli. Le accurate ricerche della Vanelli, condotte nel tentativo di dare un volto meno enigmatico a D. P., non sono confortate da dati certi. ... leggi Si sa (da una scarna scheda biografica inserita nello schedario cartaceo della Biblioteca civica udinese) che esercitava la professione di «attuario» (notaio degli atti giudiziari, cancelliere) presso il tribunale di prima istanza di Udine dal 1835 al 1844, che fu aggiunto alla pretura urbana di Udine dal 1846 al 1848 e a San Vito al Tagliamento dal 1855 al 1856. Riguardo alla famiglia, la Vanelli ipotizza che D. P. appartenesse a ceppo nobile, forse proveniente da Venzone, di cui si sono perse però le tracce. Tali sfuggenti notizie e il fatto che il traduttore non sia altrimenti presente nella scrittura in friulano hanno fatto perfino dubitare della sua esistenza. L’antefatto dell’opera si ricava da alcune lettere di Biondelli a Pirona conservate presso la Biblioteca udinese e riprodotte nell’edizione del 1984. Le poche informazioni biografiche sull’autore impediscono di stabilire quale varietà sia impiegata nel testo, che si assesta comunque sui tratti del friulano centrale. La presenza di caratteri comuni a varianti conservative o arcaici e rispondenti a canoni letterari testimonia una tendenza puristica: non la documentazione di una parlata, ma un tentativo di friulano puro, o comunque rivestito di dignità letteraria (Vanelli).
ChiudiBibliografia
Il Vangelo di S. Matteo, volgarizzato in dialetto friulano dal conte Pietro Dal Pozzo, Londra, Strangeways and Walden, 1860; Il sant Vanzeli di Jesu Crist second san Mateo, a cura di G. BIASUTTI - P. ZAMPA, Pradamano, P. Zampa, 1932; Lu Vanzèli secònd S. Matìe, Prefazione di A. Moretti, Introduzione di L. Vanelli, ed. anastatica con un saggio di F. Foresti, Bologna, CLUEB, 1984.
DBF, 251; Il vangelo di S. Matteo tradotto in friulano, «Ce fastu?», 3/1-2 (1927), 6-7; J. MARCHET, Un Vanzeli furlan stampât a Londre tal secul passât, «La Patrie dal Friûl», 15 dicembre 1946; G. FRAU, Lu Vanzèli secònd S. Matìe, versione di Pietro Dal Pozzo, «Sot la nape», 37/2 (1985), 86-87; P. RIZZOLATTI, Le traduzioni del Vangelo di S. Matteo nei dialetti italiani promosse da L. L. Bonaparte, Lu Vanzèli seònd S. Matìe, versione di Pietro Dal Pozzo, «La Panarie», n.s., 18/67 (1985), 102-103.
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