Nacque a Castagnole di Paese, presso Treviso, l’8 settembre del 1884. Formatosi sotto la guida e l’esempio del vescovo Andrea Giacinto Longhin, riferimento religioso, morale e civile per molti negli anni travagliati in cui il fascismo prese il potere in Italia, D’A., dopo l’ordinazione sacerdotale, cominciò a insegnare presso il Seminario di Treviso, di cui divenne rettore nel 1932. Il 5 aprile del 1944, papa Pio XII lo inviò nella diocesi di Concordia nella veste di amministratore apostolico per aiutare monsignor Paulini, stanco e malato. La situazione della chiesa concordiese era difficile; il suo territorio risultava, infatti, diviso in due: il Pordenonese, come tutto il Friuli, era incorporato nell’Adriatische Künstenland, sotto comando tedesco, mentre il Portogruarese era controllato dai fascisti della RSI. Monsignor D’A., giunto a Portogruaro il 28 giugno del 1944, si pose subito un obiettivo chiaro: proteggere la popolazione civile. A tal scopo incontrò clandestinamente i capi partigiani e ufficialmente i comandi tedeschi per evitare inutili spargimenti di sangue. Sostenne l’opera del suo segretario, don Angelo del Torre, impegnato nell’aiutare gli ebrei in fuga dalle deportazioni; organizzò l’Opera della carità del vescovo per sostenere gli sfollati, soprattutto dalle montagne; difese i suoi sacerdoti dalle accuse di “collaborazionismo” con i partigiani (Lozer, De Bortoli). In novembre, con una ferma presa di posizione, si oppose al bombardamento per rappresaglia di Pordenone: i comandi tedeschi valutarono una sua eventuale deportazione in campo di concentramento. ... leggi Alla fine del conflitto D’A. si adoperò per aiutare i poveri e gli sfollati. Il 10 ottobre del 1945, alla morte di monsignor Paulini, fu chiamato a succedergli. Intraprese subito una visita pastorale della diocesi per rendersi conto dei bisogni del suo popolo: assistenza materiale e morale furono garantite a tutti, compresi i profughi dell’Istria e della Dalmazia, che cominciavano ad arrivare in diocesi. Nel 1947 il presule approvò la fondazione dell’Opera della Sacra Famiglia da parte di don Pietro Martin. Monsignor D’A. istituì inoltre a Pordenone la Casa delle opere diocesane: acquistò villa Ottoboni, dove pose la sede dell’Azione cattolica, del settimanale diocesano «Il Popolo» e di varie altre associazioni. Favorì anche le missioni operaie nelle fabbriche, con lo scopo di evitare la diffusione delle idee comuniste. Il 9 maggio del 1949 il vescovo, colto da infarto, morì improvvisamente.
ChiudiBibliografia
G. CARRARO, In memoria di sua eminenza Vittorio D’Alessi, vescovo di Concordia, Vedelago, Tip. Ars et Religio, 1959; A. SCOTTÀ, Monsignor Vittorio D’Alessi a quarant’anni dalla morte, «Veneto orientale nuovo», 3 (1989), 6-26; I. ROSA PELLEGRINI, L’altro secolo. Cento anni di storia sociale e politica a Portogruaro (1870-1970), Portogruaro, Nuova Dimensione, 2001 (Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea, Studi, idee e documenti, 2), 420, 437-438, 462-463, 468; ID., Storie di ebrei. Transiti, asilo e deportazione nel Veneto Orientale, Portogruaro, Nuova Dimensione, 2001, 224-225; PIGHIN, Seminario II, 435-457, 469-489, 500, 504, 524-529, 535-538; R. TOMÈ, Pastori nella bufera. Friuli Occidentale, Diocesi di Concordia-Pordenone (1943-1945), Udine, Associazione partigiani Osoppo Friuli, 2006, 15-20.
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