Nacque a Pasiano di Pordenone (località Sant’Andrea) il 23 luglio 1922. Il padre Ulderico Enzo, fattore a villa Morpurgo (il nonno Francesco era invece originario di Stevenà di Caneva), si trasferì – accusato dai proprietari di malagestione – con la famiglia (si era sposato con Giulia Trevisan nel 1912) a Bologna, città in cui si era laureato in agraria nel 1910, quando Damiano aveva sei mesi. Nel 1934 il passaggio a Milano, dove Enzo trovò impiego alla Snia Viscosa e D. frequentò il liceo artistico di Brera e successivamente (preclusa l’iscrizione al Centro Sperimentale per mancanza di mezzi economici) l’Accademia. A Milano, nell’immediato dopoguerra, lavorò come illustratore (sua la prima locandina del Piccolo Teatro), come disegnatore di fumetti e regista di fotoromanzi; al 1946 risale anche il primo cortometraggio (La banda d’Affori) seguito l’anno dopo dal primo di una serie di documentari (Arte e realtà) che lo avrebbero impegnato anche dopo il suo trasferimento a Roma (1951) parallelamente all’attività di sceneggiatore. Nel 1960 l’esordio al lungometraggio (Il rossetto) seguito da Il sicario (1961) opere in cui si ravvedono già in nuce le peculiarità del suo cinema futuro: la riflessione sulle patologie della società civile (in una lettera Pasolini l’aveva definito «un amaro moralista assetato di vecchie purezze»), la sicura direzione degli attori, il ritmo serrato della narrazione. Dei 28 film girati per il grande schermo (di cui firmò spesso soggetto e/o sceneggiatura) vanno ricordati almeno i popolarissimi Quién Sabe? (1966) con Gian Maria Volonté e Il giorno della civetta (1968) dall’omonimo romanzo di Sciascia; La moglie piú bella (1970) esordio di Ornella Muti, il cui nome d’arte, di reminiscenze dannunziane, è invenzione dello stesso D.; La rimpatriata (1963) singolare commedia col miglior Walter Chiari di sempre; infine L’inchiesta (1987) una intelligente e anticonformista riflessione su Gesú. Dei 10 titoli per la tv, impossibile non citare La piovra (prima serie, 1984) vero e proprio fenomeno mediatico che tenne incollati agli schermi 15 milioni di italiani, e l’ultimo, autobiografico, Ricordi e fotografie (2003), dopo il quale D. si ritirò dalle scene per dedicarsi alla pittura, passione parallela che non aveva mai abbandonato dai tempi dell’Accademia. Premio Friûl Aquila d’oro 1986, si spense a Roma il 7 marzo 2013.
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