Capostipite della famiglia di organari carnici, nacque ad Ovasta di Ovaro nel 1747. Ricevette la prima istruzione a Sopron (Edenburgo, Ungheria), dove il nonno Pietro gestiva un negozio; rientrato in Friuli, fu creato perito agrimensore e a partire dal 1769 svolse l’attività di notaio. Suonava l’organo, il clavicembalo ed il violino, ma è nella costruzione di strumenti a canne che espresse le sue migliori capacità creative. «Guidato dal solo suo genio, fabbricò vari organi, tra quali, quello pure della pieve di S. Maria di Gorto nell’anno 1788, e questo nel solo periodo di cinquantotto giorni. Era tornitore e mecanico di prima classe»: questa importante testimonianza del medico G.B. Lupieri consente di ipotizzare che alcuni strumenti costruiti dal D.C. siano andati perduti. Nel 1773 fabbricò un organetto di cinque registri con l’assistenza di don Giacomo Selenati, al quale era legato da rapporti di parentela. Documentato è anche il suo intervento nel 1780 per il rimontaggio dell’organo di Paularo. Nel 1782 venne interpellato per la costruzione del nuovo organo di Castelmonte, ma le trattative non andarono a buon fine. La sua unica opera integra è l’organo di Gorto: fabbricato «a spese del popolo», lo strumento meccanico è racchiuso in uno splendido cassone riccamente intagliato, costruito assieme all’orchestra con il contributo dei cantori della pieve. L’organo presenta le caratteristiche tipiche della scuola veneta settecentesca, con registri spezzati e le file del Ripieno fino alla Trigesima sesta. L’ultimo suo lavoro risale al 1790, quando riparò l’organo di Pesariis. Morì nel 1791 e la tradizione organaria venne proseguita dal figlio Valentino (1773-1849) e dal nipote Pietro Antonio.
Bibliografia
DBF, 265; A. CICERI - P. RIZZOLATTI, Vita tradizionale in Val Pesarina, Prato Carnico, Comune di Prato Carnico, 1990, 68; Organi restaurati del Friuli-Venezia Giulia. Interventi di restauro della Regione Friuli-Venezia Giulia dal 1976 al 1993, Villa Manin di Passariano (Udine), 1994 (Quaderni del Centro regionale di catalogazione dei beni culturali, 23), 116-119; B. AGARINIS MAGRINI, 1848. L’organo di Luint, Fagagna, Il Campo, 1999, 5; G. INGEGNERI, Storia del santuario di Castelmonte, Castelmonte, Edizioni La Madonna di Castelmonte, 2002, 189.
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