Nacque in una famiglia contadina a Lestizza (Udine) il 29 novembre 1821, da Giovanni e da Maria Pertoldi, e compì i primi studi, fino alla prima ginnasiale, nel suo paese natale sotto la guida del cappellano. Nel 1834, data la sua spiccata attitudine all’apprendimento, fu mandato a proseguire gli studi nel Seminario di Udine. Venne ordinato sacerdote il 27 febbraio 1847 e inviato quale cooperatore a Dignano. Nel settembre 1853 l’arcivescovo Trevisanato lo chiamò a ricoprire la cattedra di filosofia del Seminario di Udine, succedendo al rosminiano Sebastiano De Apollonia, sospeso dall’insegnamento e allontanato dal Seminario su richiesta delle autorità politiche austriache, che lo ritenevano implicato nell’insurrezione del 1848 e fautore di dottrine contrarie al governo austriaco, in particolare «i falsi ed esagerati principi della Supremazia Ecclesiastica sopra le Potestà civili». Conservò l’insegnamento di filosofia sino al 1876, quando divenne canonico della metropolitana. Il filosofo friulano si inserì nel vasto movimento di rinascita neo-tomista, che ricevette la sua consacrazione ufficiale con l’enciclica di Leone XIII Aeterni Patris del 1879. Frutto dello studio sistematico delle opere dell’Aquinate e di Aristotele e sollecitato dalle richieste che provenivano dall’episcopato del Veneto – che intendeva ristabilire nelle scuole cattoliche un insegnamento unitario della filosofia che fosse funzionale rispetto all’obiettivo di «ristabilire la teologia in quel grado d’altezza in che prima era salita» – fu il corso di filosofia di D. G. che, con il titolo di Institutiones philosophicae ad mentem divi Thomae…, uscì a Udine in due volumi negli anni 1861-1862. L’opera conobbe altre due edizioni: la seconda a Udine nel 1865 e la terza, nel 1880, presso l’editore Costerman di Tournay in Belgio, in un Paese nel quale il tomismo conobbe una feconda fioritura. ... leggi Tutta la materia filosofica viene da D. G. presentata in quattro parti principali: logica, filosofia naturale, filosofia trascendentale o metafisica e filosofia morale. Spiegando l’ordine secondo il quale si devono collocare nell’apprendimento le quattro parti, D. G. afferma che la filosofia naturale – suddivisa a sua volta in cosmologia e psicologia – va fatta precedere alla metafisica, in quanto è la conoscenza delle cose sensibili e più immediate a condurci a quelle soprasensibili. La sua vasta cultura filosofica emerge non solo dalle introduzioni alle singole parti, dalle note e dalle appendici, ma anche da un compendio di storia della filosofia posto a conclusione del testo. “Dispute” in forma di dialogo completano la trattazione delle questioni più rilevanti. La «Civiltà cattolica» nel 1864 dedicò una lunga e lusinghiera recensione alle Istituzioni filosofiche di D. G., di cui veniva apprezzata soprattutto la capacità di «compendiare con mirabile lucidezza la stupenda teoria di San Tommaso sull’origine delle idee», che si riteneva potesse costituire un argine efficace nei confronti dell’assolutizzazione della ragione e delle diverse forme di soggettivismo gnoseologico coltivate anche da pensatori cattolici come Antonio Rosmini. Nella terza “Disputa” D. G. compie un’ampia analisi critica del Nuovo Saggio sull’origine delle idee del Rosmini, scritto negli anni 1829-1830 e pubblicato nel 1830, con l’intento di confutare i presupposti della gnoseologia rosminiana, in particolare dell’idea dell’essere, che il roveretano non riteneva fosse ricavabile mediante astrazione operata dalla mente sugli enti percepiti – come sostenevano invece i neotomisti –, ma considerava invece come un a priori oggettivo, “dato”, un’idea innata, condizione di possibilità della percezione intellettuale dei reali sensibili. D. G., inoltre, considera non comparabile la concezione innatistica rosminiana relativa all’idea dell’essere – al tempo stesso forma e oggetto di conoscenza – con la dottrina dell’intelletto agente di san Tommaso, il quale – rifacendosi ad Aristotele – riteneva che l’intelletto agente, luce dello spirito sempre accesa nell’anima di ogni uomo, astraesse le idee o i concetti, presenti in potenza nelle immagini prodotte dalla fantasia, e li imprimesse nell’intelletto possibile, diveniente in tal modo intelletto conoscente in atto. Data la funzione svolta dall’intelletto agente – che non pone a oggetto se stesso ma astrae le idee dalle realtà sensibili –, per D. G. non è possibile attribuirgli il ruolo che l’idea dell’essere riveste nel sistema gnoseologico del Rosmini. Fu membro dell’Accademia di religione cattolica di Roma e dell’Accademia filosofico-medica di Bologna. Nel 1879 fu nominato canonico del Capitolo. Morì il 1° aprile 1880.
ChiudiBibliografia
G.B. DE GIORGIO, Institutiones philosophicae ad mentem divi Thomae tironum usui, Udine, Tip. Arcivescovile, 1861-1862 (Udine, Jacob e Colmegna, 18652; Tournay, Casterman, 18803).
Institutiones philosophicae… [Recensione], «La Civiltà cattolica», s. V, 15/10 (1864), 570-582; G. TRINKO, Giovanni Battista De Giorgio filosofo friulano, «AAU», s. IV, 3 (1912-1913), 67-87; G. BIASUTTI, Sacerdoti distinti dell’arcidiocesi di Udine defunti dal 1863 al 1884 (episcopato di mons. Casasola), Udine, AGF, 1958, 31 s.; G. GIUROVICH, Giovanbattista De Giorgio e la sua polemica antirosminiana, in Un secolo di filosofia, 203-217 (ora in G. GIUROVICH, Filosofia, politica, religione, a cura di D. CASTELLANO - B. LOTTI, Udine, Forum, 2002, 137-149).
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