DE ROJA EMILIO

DE ROJA EMILIO (1919 - 1992)

ecclesiastico, educatore

Immagine del soggetto

Don Emilio De Roia.

Fu figura rappresentativa del clero friulano nel Novecento del secondo conflitto mondiale e nel dopoguerra della diocesi udinese impegnata nel sociale. Nato a Klagenfurt il 28 febbraio 1919, in una famiglia di emigranti, ebbe un’infanzia difficile nell’ambito parentale e crebbe a Buia assistito e amato da nonni e cugini. Entrato in seminario, nel 1941 divenne sacerdote a soli ventidue anni ed ebbe il ruolo di prefetto generale di disciplina nello stesso grande Seminario friulano. Nel 1943, dopo la resa dell’Italia agli anglo-americani, si avvicinò subito ai movimenti della Resistenza contro i tedeschi, che da settembre avevano occupato il Friuli. Da prete partigiano, giovandosi anche della conoscenza della lingua tedesca, accompagnò e sostenne le formazioni di giovani nella clandestinità, tenne rapporti con i gruppi dei loro comandi e si adoperò con notevoli risultati nella difesa e liberazione di condannati politici e partigiani presso le forze di occupazione. Quasi impossibile – ma a lui riuscì con la collaborazione di un ufficiale tedesco interprete nella polizia nazista – si rivelò la liberazione dal carcere dei comandanti dell’Osoppo, imprigionati nel marzo del 1945. E il 30 aprile, dai tedeschi che avevano minato strutture essenziali di Udine, ottenne che lasciassero la città senza vendette: a lui, mentre iniziavano la ritirata per la definitiva sconfitta, consegnarono anche le chiavi delle carceri cittadine per l’ultimo scambio di prigionieri. Finita la guerra, nello stesso 1945, quasi toccato dalle sofferenze dei più colpiti, chiese e ottenne per la sua destinazione pastorale la più povera e malfamata zona di Udine, il quartiere di San Domenico: una periferia degradata socialmente e moralmente, popolata da famiglie espulse dal centro urbano già negli anni del primo dopoguerra friulano. ... leggi Miseria, baracche sporche e fatiscenti, diffuso analfabetismo con microcriminalità giovanile, abbandono sociale e cronica ricerca di espedienti per sopravvivere. Don D. R. avvertì che la sua presenza di prete poteva avere senso e significato solo se accompagnata da un percorso di crescita umana e sociale. E furono soprattutto i ragazzi e i giovani che occuparono totalmente il suo tempo in quegli anni che offrivano ben poche occasioni di sviluppo, al di là della diaspora migratoria che fece partire la nuova generazione sulle strade d’Europa e delle Americhe. Istituì corsi di avviamento professionale, aprì un centro di educazione, coinvolse istituzioni e autorità in un progetto che si rivelò, per certi versi, rivoluzionario: un rifugio di giovani sbandati a cui non chiese garanzie, non impose regole o modelli, ma ai quali chiese soltanto fiducia e sincerità per costruire assieme il loro domani. E quando venne sfrattato dagli ambienti della scuola locale, che ospitava i suoi corsi di arti e mestieri, sognò e realizzò la Casa dell’Immacolata per avere una sua sicurezza da offrire a questi emarginati che vivevano sulle strade e che la stessa Procura della Repubblica di Udine pregava di accogliere, per evitare loro il carcere minorile. La Casa fu iniziata con la posa della prima pietra nell’agosto 1947. In essa trovarono accoglienza e preparazione professionale, con notevoli qualificazioni, proprio quei giovani che rappresentavano, sotto diversi aspetti, gli emarginati da un impietoso processo di industrializzazione e arricchimento che il Friuli di quegli anni stava realizzando. I suoi ospiti giovanili ebbero un nome: “I ragazzi di don Emilio”. Aveva il carisma della carità e l’intuito dell’educatore che non si fidava di regolamenti, di imposizioni da collegio e tanto meno dei modelli collaudati delle istituzioni religiose tradizionali. Con questi giovani trascorse oltre quarant’anni. Nel 1962 gli venne attribuito il premio Epifania. Morì a Udine il 3 febbraio 1992.

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Bibliografia

S. GERVASUTTI, La Stagione dell’Osoppo, Udine, La Nuova Base, 1981; S. SARTI, Osoppo avanti! Breve storia della Brigata Osoppo, Udine, Tip. Pellegrini, 1985; G. BRUSIN - L. VERONA, Don Emilio De Roja “Adolfo”, Udine, Federazione italiana volontari della libertà/Associazione partigiani Osoppo-Friuli, 1994; R. TIRELLI, Dalla parte degli ultimi: don Emilio De Roja, Udine, Associazione amici di don De Roja, 2000.

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