Nacque a Udine nel 1944 e frequentò le Magistrali avendo come insegnanti di materie artistiche Ernesto Mitri e Giovanni Micconi, cui si aggiunse più tardi Costanzo Schiavi da cui apprese lo studio della figura. Laureatasi in Lettere ad Urbino, abbinò il suo impegno di docente di storia e italiano nelle scuole superiori con l’attività artistica. Dotata di molteplici interessi culturali che spaziavano dall’arte alla letteratura, l’artista ebbe una visione unitaria della cultura «per cui arte, storia, letteratura, filosofia confluiscono armoniosamente» nelle opere artistiche ricche di simboli e di rimandi intellettuali. Dal 1990 fu presidente del DARS, associazione ‘Donna, Arte, Ricerca, Sperimentazione’ fondata nel 1985 per promuovere la specificità di un linguaggio artistico e letterario femminile. Sostenne infatti con convinzione la differenza di genere e l’esistenza di un’arte al femminile, caratterizzata da alcuni moduli costanti: «una concezione dello spazio piuttosto soffocato, trascinato nell’intimità, una densità di sfondi… e nelle opere non figurative dall’apparire di molti oggetti, di simboli, metafore, nascondimenti, memorie», secondo Pozzetto. D. partecipò alle mostre tematiche del DARS tra cui Il tempo rubato (1985) e Matrimonio nella torre (1986), curando anche gli allestimenti di numerose manifestazioni culturali ed artistiche. Iniziò a dipingere nel 1977 ispirandosi alla Secessione di Klimt e Schiele, ma con occhio attento alla pittura fiamminga di Peter Brueghel, esprimendosi, come nota Damiani, con un «sofisticato talento grafico» in ritratti e gruppi femminili, che non sono esenti da consonanze con l’opera di Miki Sgobino. Coerentemente D. predilesse sempre la figura femminile, come si può notare nelle personali di Udine (1982, 1988), Malcesine (1983), Trieste (1984) e Verona (1984). A partire dai tardi anni ’90 la pittrice aderì a una pittura sempre figurativa ma surreale, in cui la parte diventa simbolo del tutto, come nelle scarpe e nei fazzoletti, nelle vesti e nelle calze che evocano interi gruppi familiari o persone. ... leggi Il corpo umano è evocato da mani e piedi, indumenti e scarpe richiamano ricordi autobiografici e di vita familiare, inseriti in una dimensione universale, come si può osservare nella personale Racconti (Udine 2000). Spesso le inquadrature, quasi fotografiche nei tagli e negli scorci, rivelano inediti punti di vista, mentre la tecnica pittorica, spesso a tempera, si fa raffinata attraverso stesure di velature successive e si articola sui toni del blu, come nella personale Azzurro 779 organizzata dal CFAP (1997). L’amica Dora Bassi, la definì «artista di testa» che organizza i simboli in repertori di forme e di colori, dove cura la verosimiglianza della realtà virtuale evocata. Socia del Centro Friulano Arti Plastiche, fece parte del comitato direttivo partecipando alle collettive, all’INTART e, per conto del Centro, alla mostra di Varsavia (1999) dove Bradamante e La Grande madre furono molto ammirate. Oltre alla pittura realizzò interessanti grafiche e negli anni ’90 si cimentò nelle installazioni, come il Castello di carte (1988) allestito per la prima volta nello spazio espositivo gestito da Maria Teresa De Zorzi: «opere di grande impatto emotivo, ideate con geniale percezione degli spazi». Dopo aver lasciato l’insegnamento nel 2008, si dedicò alla pittura con l’importante personale di Cividale (2010). Dopo la prematura scomparsa il 12 gennaio 2011, a Udine nel 2013 si organizzò un’importante retrospettiva.
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