Attivo a Udine nella seconda metà del Settecento, giunse nella città friulana da Venezia probabilmente verso il 1740, con una formazione da incisore alle spalle, professione coltivata con successo anche dal figlio Francesco. Nella città friulana inizialmente il D.P. svolse la professione di “marangon”: era infatti membro della fraglia dei SS. Sebastiano e Fabiano da Udine, la congregazione dei falegnami, muratori e tagliapietra. Nel 1757 rilevò la tipografia Fongarino. Tra le più antiche edizioni udinesi sinora note, si devono ricordare una selezione di lettere di Cicerone, datata 1758 (M. Tullii Ciceronis epistolarum selectarum libri quatuor) ed un almanacco uscito nel 1759 (L’antiquario d’Udine, Diario sopra l’anno 1759). In relazione alla sua provenienza veneziana, il D.P. incontrò qualche difficoltà di inserimento nell’ambiente udinese (nel 1765 gli venne proibito di utilizzare nelle proprie edizioni lo stemma cittadino e dovette consegnare alle autorità la calcografia adoperata per stamparlo), tuttavia, nel 1766, venne interpellato dall’arcivescovo di Udine, Gian Girolamo Gradenigo, per allestire una tipografia nel locale seminario. Ne nacque una società che produsse diverse edizioni di attinenza religiosa e scolastica, sempre pubblicate con il solo nome dello stampatore, senza menzionare l’istituzione religiosa (come accade nel volumetto del 1769 Trattato della maniera di pronunziare, e di scrivere toscano, per uso del seminario di Udine); la collaborazione si interruppe nel 1781. Per quanto negli anni udinesi fosse attivo principalmente come stampatore, il D.P. non trascurò di applicarsi anche all’incisione: si devono probabilmente a lui alcune immagini inserite in diverse edizioni religiose. ... leggi L’attività del tipografo fu concentrata in vari settori dell’editoria “minore”, strettamente legata alla realtà udinese e friulana, con particolare attenzione alla produzione di opuscoli in volgare. Abbondano, quindi, oltre ai testi teatrali e alle dissertazioni accademiche, le raccolte di versi e le composizioni d’occasione per monacazioni, nozze, avvicendamenti amministrativi, esequie, ecc. In questo settore va ricordato soprattutto Dei giuochi militari che hanno avuto corso in Friuli ragionamento di Domenico Ongaro, celebre edizione che raccoglieva componimenti poetici e descrizioni della giostra allestita ad Udine nel 1762. Sono presenti anche alcune edizioni di classici ad uso scolastico (Cornelio Nepote, Virgilio, …), opere compendiarie e manuali, grammatiche (tra cui la Grammatica della lingua latina di Ferdinando Porretti, del 1771, edita più volte in varie città italiane). All’interno della vasta produzione religiosa un posto rilevante spetta alla letteratura devozionale e agiografica. Notevoli appaiono due opere ancora una volta legate alla realtà locale: la Vita della beata Elena da Udine di fra Simone da Roma (1760), seguita da un’Appendice alla stessa (1761) e la Vita di S. Oswaldo re di Nortumberland e martire colla storia del suo culto (1769), venerato a Sauris, opera di GiamPietro Della Stua. Da segnalare anche un testo religioso in friulano, il Libret di diviers quesitz e rispuestis sore lis materiis plui necessariis della dottrine cristiane, di Leonardo De Rivo, edito nel 1773. Tra i lavori più rilevanti, anche in termini di estensione, si devono ricordare La bilancia del chericato ovvero Meditazioni sopra lo stato chericale di cui si pondera il pregio, il peso, ed il pericolo di Gian Girolamo Gradenigo (1768) e Della febbre trattato medicoanatomico, teoretico pratico del conte Antonio Michieli udinese con un fine discorso sopra la china del dr Gabriele Longobardi […] (1764), in cui, accanto al nome del D.P., compariva l’indicazione “si vende in Venezia dal sig. Tommaso Bettinelli”. In alcune edizioni il D.P. utilizzò, nei frontespizi, un fregio raffigurante un cavallo alato con il sole sullo sfondo, accompagnato dal motto greco ΗΜΕΡΑΣ ΔΩΡΟΝ che tuttavia non venne proposto solo da lui, ma anche da altri tipografi udinesi, come Murero e Damiani. L’attività friulana si concluse, probabilmente, all’inizio degli anni Ottanta, con una produzione totale di almeno 49 edizioni (in cui rientrano almeno 14 volumi illustrati), quasi tutte opuscoli. Successivamente il D.P. tornò a lavorare a Venezia come incisore. Di quest’ultima fase della sua attività vanno segnalate la realizzazione di un rame raffigurante I SS. Giovanni e Paolo disegnato da un ancor giovane Giovanni Carlo Bevilacqua e, soprattutto, una serie di piccole immagini ad acquaforte e bulino tratte da bassorilievi di Antonio Canova, intitolate Seguansi gli alti e rari talenti, ispirate a testi di Omero, Virgilio e Platone.
ChiudiBibliografia
COMELLI, Arte della stampa, 166-168; B. DI COLLOREDO TOPPANI, Del Pedro Antonio, in Da Carlevarijs ai Tiepolo. Incisori veneti e friulani del Settecento, a cura di D. SUCCI, Venezia, Albrizzi, 1983, 264-265; F. TAMBURLINI, L’editoria udinese del Settecento, in Splendori di una dinastia. L’eredità europea dei Manin e dei Dolfin, a cura di G. GANZER. Milano, Electa, 1996, 85-88; A. GIACOMELLO, Avvisi di tesi nel Friuli del Settecento, Gorizia, Biblioteca statale isontina, 2000, 25.
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