Nato a Vienna il 17 giugno 1861, entrò e studiò tra gli agostiniani di Klosterneuburg, dove svolse attività pastorale, didattica (insegnò teologia e filosofia) e coltivò studi storicoartistici, con varie edizioni (1894, 1896, 1900), tra cui spicca quella del 1903 sul dossale in smalto di Nicolas de Verdun. Forse anche per superare taluni dissidi verificatisi attorno a lui, ma certamente per nuove prospettive che gli venivano offerte, accettò volentieri di trasferirsi a Gorizia nel 1907, per rispondere al programma dell’arcivescovo Francesco B. Sedej nella promozione culturale, specialmente a favore delle arti e soprattutto nella fondazione della Società per la conservazione della basilica di Aquileia. D., già corrispondente della Commissione centrale, entrò con autorità e competenza nei programmi della Chiesa goriziana, collaborando con l’arcivescovo, facendo parte del comitato per quella Società e divenendo infine corrispondente per la contea di Gorizia. Egli fu animatore soprattutto per i giovani goriziani, tenendo conferenze, con la proiezione di diapositive su vetro, progettando l’apertura di un Museo diocesano e curando due corsi (1908, 1912), con vari docenti, sull’archeologia e sull’arte sacra, ai quali era invitato tutto il clero dell’arcidiocesi di Gorizia. Allo stesso fine pubblicò nel 1912 una storia dell’arte per i teologi del Seminario teologico centrale di Gorizia. La sua attenzione maggiore mirò alla comprensione dei mosaici dell’aula teodoriana meridionale di Aquileia, venuti alla luce nell’agosto 1909, suscitando l’interesse di specialisti viennesi, tra cui Max Dvořák (Die Mosaikenfunde von Aquileja) e Heinrich Swoboda. D. vide nelle figure di quel mosaico significati simbolici, ma anche, nella scia della Scuola viennese di storia dell’arte, taluni valori storico-formali. ... leggi Partecipò al vivace dibattito sull’interpretazione architettonica di quell’aula, di cui poté vedere, prima che fosse abbattuta, anche la parete orientale affrescata (1912) oltre il mosaico del mare di Giona. Circa la conservazione o lo spostamento del vasto mosaico che impediva l’uso tradizionale della basilica, si disse favorevole a un pontile per la visione del pavimento dall’alto, senza scartare però l’ipotesi di un rialzamento del mosaico all’altezza del pavimento medievale. Alla fine del 1910 D. promosse una grande mostra fotografica sull’arte del Goriziano, dopo che aveva impegnato molti giovani nell’assunzione di centinaia di fotografie e di diapositive: in questo progetto ebbe a fianco Leo Planiscig, che allora studiava a Vienna, ma anche altri giovani, tra i quali Antonio Morassi, che in tal modo furono coinvolti in progetti lungimiranti. L’interessamento di D. alla cura dei monumenti nel Goriziano trova tanti riscontri nei periodici della Commissione centrale: nel 1911 si pronunciò a favore della parrocchiale di Aidussina e nel 1912 per la chiesa di Bistrigna, quantunque gli stessero molto a cuore i musei da erigere o da arricchire, quali il diocesano a Gorizia (egli ne era divenuto direttore) e quello analogo di Aquileia. Al Museo civico di Gorizia egli diede il suo sostegno anche finanziariamente; non esitò a polemizzare con Enrico Maionica per la sua gestione del Museo archeologico di Aquileia (1913) e con Onorio Fasiolo per la sua superficialità. A lui del resto, e alla sua raccolta di fotografie, si rivolgevano coloro che dovevano documentarsi in merito (come fece, tra gli altri, Leo Planiscig nel 1910). Promosse lo studio di documenti di un’arte che si definiva “minore”, ma che nello spirito herderiano rappresentavano il meglio della cultura e dell’identità di un popolo. Un cospicuo gruppo di giovani, ma anche di insegnanti, fu poi raccolto da D. per dar vita al periodico «Forum Iulii», che uscì a Gorizia tra il 1910 e il 1914, con una grande varietà di titoli e di autori; di questi, non pochi fecero apparire per la prima volta su quelle pagine la loro firma. D. fu uno dei pochi ecclesiastici goriziani che non subirono l’internamento durante la guerra: al rientro da Vienna, dopo il 1918, nutrì la speranza che venisse ripresa la vita di «Forum Iulii», come si proponeva anche Ugo Pellis, anche perché quella rivista era stata guidata da intenzioni irredentistiche. Forse per questi precedenti, la sua provenienza dall’Austria non gli tolse autorità: intraprese studi di interesse goriziano e addirittura tenne lezioni agli ufficiali italiani (1921) trattando della Storia dell’arte sacra e profana nel Goriziano e collaborando alle onoranze a Vittorio Locchi. Ottenne infatti la commenda dalle autorità italiane. Invitato a Roma per tenere corsi di livello superiore, vi morì il 13 luglio 1922.
ChiudiBibliografia
Scritti di K. Drexler: Das Stift Klosterneuburg, Wien, Schroll, 1894; Der Verduner Altar, Wien, Schroll, 1903; Le recenti scoperte di mosaici antichi ad Aquileia, «L’eco del Litorale», 18 ottobre 1909; Aquileia, «Il Popolo», 22 luglio 1910; Per il mosaico di Aquileja, ibid., 23 maggio 1911; I mosaici scoperti in Aquileia, «L’Almanacco del Popolo» (1912), 73-75; Nella chiesa di S. Giorgio (Bistrigna), «Il Popolo», 25 aprile 1912; Vorlesungen zur Einführung in die Kunstgeschichte für die Studierenden an theologischen Central-Anstalt in Görz, Udine, Moretti-Percoto, 1912; Il problema degli edifici accessori preesistiti nel circuito della basilica di Aquileia, «Forum Iulii», 3 (1913), 257-272.
B.O. ČERNIK, Die Schriftsteller der noch bestehenden Augustiner-Chorherrenstifte Österreichs von 1600 bis auf den heutigen Tag, Wien, H. Kirsch, 1905, 268-270; ID., Das Augustiner-Chorherrenstift Klosterneuburg, Klosterneuburg, Sugustinus-Druckerei, 1936, 268-269; Drexler, Karl, in ÖBL, 1 (1957), 200; L. TAVANO, La dimensione e le attività culturali dell’arcivescovo F.B. Sedej, in Sedejev simpozij v Rimu, Ljubljana, Mohorjeva družba, 1988, 135-158: 144-146; TAVANO, Monumenti, passim; TAVANO, Aquileia e Gorizia, passim; TAVANO, Gorizia nel 1919, 185, 189, 193.
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