ERMACORA ANTONIO FABIO

ERMACORA ANTONIO FABIO

medico

Nacque a Sacile il 16 marzo 1716 (e non nel 1710, come spesso si è scritto) dal nobile Giacomo, capitano di Aviano, e da Giulia Gaiotti, anch’essa di famiglia nobile sacilese. Si laureò in medicina a Padova nel 1739; nel 1754, subentrando al dimissionario Francesco Doro, assunse la condotta medica di Sacile, che tenne con soddisfazione di tutti attraverso vari rinnovi fino alla morte, avvenuta il 26 aprile 1766 a cinquant’anni. Sposato con una donna non appartenente alla nobiltà, tanto che alla sua morte il figlio Carlo fu costretto a una lunga battaglia legale per vedersi riconosciuta la facoltà di sedere nel Consiglio dei nobili di Sacile, ebbe vari incarichi nell’amministrazione della cittadina liventina (fu ‘Provveditor di Comun’ nel 1747 e nel 1749, Esattore dell’ospedale di San Gregorio e ‘Computista’ del Consiglio nel 1754). Musicista dilettante, suonatore e compositore (era d’altronde nipote del noto organista Paolo Monaco, che aveva sposato la sorella della madre), fu membro dell’Accademia degli Invitati di Sacile, per la quale recitò in una ‘accademia’ tenutasi il 25 maggio 1763 nel palazzo del conte Ottaviano Montereale Mantica a Pordenone, secondo la testimonianza del diarista Giovan Battista Pomo. Fu autore di alcune poesie, tra le quali ebbe ai suoi tempi una certa notorietà un’elegia in memoria di Cecilia di Prata, assassinata per gelosia dal marito, il sacilese Corradino Pelizza, nonché di una tragedia di ambientazione romana, Tito Manlio Torquato, stampata a quanto pare post mortem. Ad oggi, non pare essere restata comunque traccia di tali sue composizioni.

Bibliografia

A. FADELLI, Medici a Sacile e Polcenigo nel Settecento, in Aspetti della sanità nelle Prealpi venete. Atti del convegno nazionale (Vittorio Veneto, 26 maggio 2012), Vittorio Veneto, Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche / Dario De Bastiani Editore, 2012, 319-350: 331-333.  

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