Nacque a Cividale circa nel 1567, data proposta da Francesco Bartoli sulla base di una canzone della raccolta Rime varie per la maggior parte lugubri, edita nel 1613, canzone in cui F. asserisce di raccontare la sua vita fino al quarantaseiesimo anno (Canzone nella quale discorre parte de’ suoi infortuni da che nacque fino all’anno quarantesimo sesto di sua età, e la conchiude con la morte della sua figliuola). Nella dedica al conte Alfonso Pietra l’autore però precisa di avere raccolto nell’opera suoi componimenti sparsi, scritti in periodi antecedenti. I dati biografici che informano la Canzone […] de’ suoi infortuni vanno accolti con qualche cautela, in quanto organizzati secondo il topos letterario del «fuggitivo» perseguitato da una «torbida stella», dalla «persecutrice fortuna». F. inizia ricordando la sua origine cividalese: «Nacqui là dove il Natisone inonda / Città, che ricca è di guerrieri ingegni, /né disprezza gli studi, e le bell’arti, / Città, che liberal provò Rosmunda». Racconta di essere nato in «povere fasce», di essere rimasto orfano di entrambi i genitori «al primo lustro», di essersi liberato dalla tutela di uno zio «crudelissimo» per lavorare come scrivano e per cercare poi nuove esperienze portandosi per mare a Ravenna dove si unisce a una compagnia di comici. La canzone esprime anche la sofferenza per la morte a causa del vaiolo di una figlia, mentre la guarigione di un figlio maschio viene da lui vissuta come un miracolo. In effetti, nel 1584 F. figurava a Mantova nella compagnia degli Uniti nel ruolo dell’innamorato Flaminio, maschera che lo rese celebre; successivamente entrò in quella dei Gelosi dei coniugi Francesco Andreini e Isabella Canali, l’attrice e letterata esaltata – tra gli altri – da Tasso, Marino, Chiabrera e dallo stesso F, con i quali recitò con successo nel 1603 a Parigi. Dopo la morte di Isabella, avvenuta nel 1604 a Lione, scioltasi la compagnia dei Gelosi, F. partecipò, forse in modo non continuo, a quella dei Fedeli, fondata da Giovanni Battista Andreini, figlio di Isabella. ... leggi Negli ultimi anni recitò nella più modesta compagnia di Giovanni Maria Bachino. Bartoli ne fissa la data di morte – ma non è emersa alcuna prova documentaria – nel 1627. Lo stesso Bartoli formulò il giudizio di «eleganti» per i versi pubblicati da F. Oltre alle ricordate Rime varie del 1613 sono editi: Due suppliche e duo ringraziamenti alla bernesca (1608); Quattro capitoli alla carlona (1608); Fama lugubre. Canzone in morte del christianiss. Enrico IV re di Francia e Navarra (1610); Quattro sonetti spirituali (1610); Sette sonetti al serenissimo D. Cosimo II gran duca di Toscana […] (1610). Il F. compose inoltre il prologo (Prologo di Gio. Paolo Fabri fra’ comici Fedeli detto Flaminio) di tre commedie edite a stampa di Giovanni Battista Andreini: La Turca, Lelio bandito, Le due comedie in comedia. Nei versi, oltre a «moralità, spiritualità e affetto paterno», come egli premette alle Rime varie, ci sono frequenti riferimenti a momenti autobiografici (in una Supplica del 1608 al cardinale Madruzzi, vescovo e principe di Trento: «Mi chiamano Flaminio uomini assai; / ma ’l mio nome è Giovanni Paolo, e son de’ Fabbri / nato in Friul») o più in generale alla situazione dei comici cronicamente a corto di denaro, come sottolinea nei Capitoli del 1608, ringraziando il sostegno economico del capitano di Trento, città i cui abitanti non sembrano – a detta di F. – amare il teatro. È un giudizio che l’attore estende nella stessa composizione anche al Friuli: «In Verona, in Vicenza, in Brescia altero / mandava ognun di noi monete ed oro, / or ha preso il guadagno altro sentiero. / In Friul non cred’io la testa al toro / veder tagliar, idest far carnevale, / perché d’ir a Bologna io spasmo e moro». Non sembra che F. sia mai rientrato in Friuli, ma comunque non dimentica Cividale, a cui è dedicato un sonetto delle Rime varie (A Cividal del Friuli sua Patria in occasione di guerra civile) con l’auspicio della fine di disordini interni, probabilmente quelli che tra 1608 e 1609 contrapposero violentemente le fazioni cittadine. F. si allineò con Giovanni Battista Andreini nella volontà di riforma della commedia dell’arte, sostenendo il testo interamente scritto (la “commedia letteraria”) di contro al canovaccio. Ne sono testimonianza i sopra ricordati prologhi, in cui, di contro alle accuse di lascivia e oscenità mosse alla commedia, la stessa viene difesa in quanto metafora del mondo, «specchio della vita umana» e critica di costume, citando tra i modelli classici quello di Terenzio. Non soltanto, ma anche il mestiere dell’attore viene rivalutato, in quanto assolve una funzione di ammaestramento alla virtù attraverso l’arte, richiede una professionalità che rende legittimo un giusto compenso, come – scrive il F. – per il medico, l’avvocato, il maestro.
ChiudiBibliografia
Lettere di F. al duca di Mantova relative all’ambiente teatrale dei Fedeli in Archivio di stato di Mantova, Autografi, 10.
G.P. FABRI, Duo suppliche e duo ringraziamenti alla bernesca, Trento, Gelmini, 1608; ID., Quattro capitoli alla carlona, Trento, Gelmini, 1608; ID., Fama lugubre. Canzone in morte del christianiss. Enrico IV re di Francia e Navarra, Venezia, Somasco, 1610; ID., Quattro sonetti spirituali, Perugia, Stamperia Augusta, 1610; Sette sonetti al serenissimo D. Cosimo II gran duca di Toscana […], Firenze, Marescotti, 1610; Prologo di Gio. Paolo Fabri fra’ comici Fedeli detto Flaminio, in G.B. ANDREINI, La Turca, Casale, Goffi, 1611 (= Venezia, Guerigli, 1620); Prologo, in G.B. ANDREINI, Lelio bandito, Milano, Bidelli, 1620 (= Venezia, Combi, 1624); Prologo, in G.B. ANDREINI, Le due comedie in commedia, Venezia, Imberti, 1623; G.P. FABRI, Rime varie per la maggior parte lugubri, Milano, Malatesta, 1613.
F. BARTOLI, Notizie istoriche de’ comici italiani che fiorirono intorno all’anno MDL fino a’ giorni presenti, I, Padova, Conzatti, 1782, 202-205; LIRUTI, Notizie delle vite, IV, 384; L. RASI, I comici italiani. Biografia, bibliografia, iconografia, I, Firenze, Bocca, 1897, 840-846; N. PEPE, Teatro e teatranti friulani dal ’400 ai primi del ’900, Udine, AGF, 1978, 39-41; Commedie dei comici dell’arte, a cura di L. FALAVOLTI, Torino, Utet, 1982, passim; Il segreto della commedia dell’arte. La memoria delle compagnie italiane del XVI, XVII e XVIII secolo, a cura di F. TAVIANI - M. SCHINO, Firenze, Usher, 1982, passim; S. FERRONE, Attori mercanti corsari. La commedia dell’arte in Europa tra Cinque e Seicento, Torino, Einaudi, 1993, passim; G. ROMEI, Fabbri, Giovan Paolo, in DBI, 43 (1993), 754-756.
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