L’attività musicale documentata del cividalese F. ebbe inizio il 6 agosto 1564 presso il duomo di Spilimbergo, dove affiancò, in qualità di organista, il maestro di cappella Ippolito Baccusi. Nel 1565 prese in moglie Lunarda, nipote di Bernardino Partenio, in seno alla cui Accademia, negli anni Quaranta del Cinquecento, era fiorita un’attività culturale fra le più vivaci del Friuli. A quel periodo risale il primo libro di messe a cinque voci, Missa A qualunqu’animal, Missa Tribularer, Missa Descendit angelus, Missa Sancta e Immaculata, stampato in Venezia dai figli di Antonio Gardano nel 1570. Il F. lo dedicò al decano del capitolo di Cividale, Nicola Ricci. Una messa della raccolta, Tribularer Falcidii foroiuliensis, venne inserita anche nel libro primo di messe di Ippolito Baccusi del 1570. Il 16 settembre 1573 il capitolo cividalese decise di provvedersi a Venezia di un «magister musicum», probabilmente consultando Gioseffo Zarlino, responsabile della cappella marciana. Forse presentato dal patriarca Giovanni Grimani, venne eletto il F. Il 12 luglio 1575 egli donò al capitolo «opusculum suum certorum psalmorum positorum in cantu figurato»; da un inventario del 1618 emergono Vespri a 9 voci, perduti e forse identificabili con i brani donati. Scritti all’indomani della vittoria cattolica in Lepanto e inseriti in pubblicazioni di Baccusi, sono noti anche la sesta (Ma qual fieno le lodi a cinque in onore del pontefice Pio V) e settima stanza (Se per te mal s’adombra a sei) della canzone Boschereccia nella vittoria contra Turchi su testo dell’udinese Vincenzo Giusti, nel secondo libro di madrigali a cinque del 1572; nella Canzone nella vittoria contra l’armata turchesca, sul testo Fuor fuori o Muse di Celio Magno, la sola quinta stanza (Padre eterno) e il madrigale Ecco ch’io pur, doppo l’esilio del secondo libro di madrigali a sei. Le scelte testuali del Baccusi e del F. potrebbero essersi incrociate con quelle di Zarlino, autore di una cantata su Il trionfo di Christo dello stesso Celio Magno. Dai verbali della seduta capitolare del 13 ottobre 1580 si ha notizia della scomparsa di F. Il figlio Giuseppe, già in servizio a Gemona del Friuli, «comemorata servitute paterna» sarebbe stato organista presso lo stesso capitolo dal 1592.
Bibliografia
EITNERQ, III, 383; DBF, 331.
RISM A/I/1 (1971), B22; RISM A/I/3 (1972), F68; RISM B/I 1570/1a, 1572/8, 1572/9; NVOGEL, I, 199-200.
G.B. CANDOTTI, Note bibliografiche-biografiche sui maestri di musica friulani, «Gazzetta musicale di Milano», 6/53 (1847), 273; MARIONI I, 122; PRESSACCO, Musica, 2000; METZ, Spilimbergo, 290-291; I. FENLON, “In desctructione Turcharum”. The Victory of Lepanto in Sixteenth-Century Music and Letters, in Andrea Gabrieli e il suo tempo. Atti del convegno internazionale (Venezia, 16-18 settembre 1985), a cura di F. DEGRADA, Firenze, Olschki, 1987, 304; A. ZANINI, Giovanni Battista Falcidio musicista cividalese, in Alessandro Orologio, 405-412.
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