FANNIO GIOVAN FRANCESCO

FANNIO GIOVAN FRANCESCO (1798 - 1849)

ecclesiastico, teologo, insegnante

Discendente da un’antica famiglia aristocratica, che annovera fra gli avi l’erudito Iacopo, F. nacque a Spilimbergo il 19 ottobre 1798, decimo figlio di Giuseppe e Lucia Astolfi. Rimasto orfano di padre il 9 aprile 1806 (anche dei fratelli non ne era rimasto alcuno in vita), venne affidato alle cure del padrino Giandomenico Santorini. Compì i primi studi nella città natale sotto la guida di don Pietro Martina, direttore di un collegio privato, e dell’eclettico inventore-imprenditore Giovanni Antonio Santorini. All’età di vent’anni entrò in seminario, a Portogruaro, dove si distinse per l’impegno tanto da meritare una delle tre borse di studio in teologia presso l’Università patavina destinate a chierici meritevoli provenienti dalla diocesi concordiese; suo insegnante di diritto canonico fu, in quella Facoltà, il professor Giovanni Giuseppe Cappellari. Nel 1820 uscì una raccolta di poesie per l’ingresso del vescovo di Concordia Pietro Carlo Ciani che contiene anche un sonetto e un epigramma di F. Ordinato sacerdote il 21 settembre 1822 a Portogruaro, con dispensa dell’età canonica, conseguì la laurea in filosofia il 28 luglio 1825. Dal 20 marzo 1826 al 29 settembre 1829 fu a Vienna presso il Frintaneum, ricevendo lettere di encomio per il profitto dall’allora direttore Michael Wagner. Rientrato a Padova, ricoprì la cattedra di teologia dogmatica – resa vacante per la morte di padre Tommaso Tommasoni – che, a partire dalla nomina datata 25 settembre 1829, avrebbe tenuto per un ventennio. Aggregato al Collegio filosofico di quell’Università, ispettore dei collegi privati di Padova, esaminatore pro-sinodale, per il biennio 1933-1934 fu decano della Facoltà teologica e magnifico rettore per l’anno accademico 1941-1942. Il provvisorio governo della Repubblica di San Marco, a pochi giorni dall’insurrezione del 17 marzo 1848, lo cooptò nel Consiglio di reggenza dello studio patavino. Intento a dare assistenza a una cugina colpita da colera il 13 agosto 1849, egli stesso venne infettato gravemente dal morbo che provocò l’indomani il decesso. Le esequie, in forma solenne, furono celebrate il 12 novembre a Spilimbergo. F., in punto di morte, dispose di lasciare la propria collezione di libri teologici e una somma di denaro al Seminario vescovile di Portogruaro.

Bibliografia

CLIO, 1764; G.P. FABRICI, Orazione nelle solenni esequie celebrate nella chiesa arcipretale di Santa Maria di Spilimbergo il dì XII novembre 1849, San Vito al Tagliamento, Tip. dell’Amico del contadino, 1850; G. A. GALVANI, Degli illustri professori dell’I. R. Università di Padova morti dal maggio 1847 a tutto dicembre 1849 breve commentario, Padova, Tip. A. Sicca, 1850, 16-18; F. NARDI, Francesco Fannio, in Memorie funebri antiche e recenti raccolte dall’abate Gaetano Sorgato, Padova, Tip. del Seminario, 1856, 131-132; DI MANZANO, Cenni, 83; VALENTINELLI, Bibliografia, 330; A. SEDRAN, Giovanni Francesco Fannio, uno spilimberghese, degno di essere ricordato, «Il Barbacian», 14/1 (1977), 3; A. GAMBASIN, Il Frintaneum di Vienna e i Testimonia sui professori della Facoltà teologica dell’Università di Padova dal 1816 al 1873, «Quaderni per la storia dell’Università di Padova», 15 (1982), 61-104; ID., Theses in sacra teologia nell’Università di Padova dal 1815 al 1873, Trieste, Lint, 1984, 176-179; Mille protagonisti, 196; PIGHIN, Seminario I, 142-143.

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