Arredi per sala da pranzo costruiti dal mobilificio Fantoni su progetto di Cesare Scoccimarro, fotografia di Attilio Brisighelli (Udine, Civici musei, Fototeca).
Le origini della grande industria attuale si ritrovano nella bottega artigiana di falegnameria e di ebanisteria che
Achille (Gemona, 1867–1925) aprì nel 1882 a Gemona con la denominazione “Fantoni Achille ebanista”. Trasformatosi in “Premiato laboratorio artistico mobili in legno”, partecipò all’Esposizione di Udine del 1903, dove fu premiato con medaglia d’argento per una camera da pranzo disegnata dal veneziano Attilio De Luigi.
Achille associò alla ditta il figlio Giovanni (Gemona, 1884–1948), nato nel 1884 e cresciuto nella bottega. Nel 1917 Giovanni vinse il concorso bandito dall’Istituto Rizzoli e mise a frutto la sua perizia artigiana dirigendo l’Officina protesi istituita a Roma dalla regina Margherita.
Nel dopoguerra l’attività fu proseguita dai figli Ettore, Achille iunior, Giovanni, che liquidò i fratelli e, assorbendo l’Industria gemonese “Intaglio Legno”, si specializzò in arredi rustici, disegnati da Giuseppe Barazzutti, direttore artistico del mobilificio dal 1919 al 1928. In sostituzione della produzione classicheggiante, intagliata con virtuosismo, i mobili Fantoni, costruiti in tavole di noce sagomate, con dettagli intagliati e torniti, furono esposti dal pittore Giovanni Pellis nella mostra del 1921, nelle Biennali d’arte friulana del 1926 e 1928, nelle scenografie del film La sentinella della Patria di Chino Ermacora. La costituzione nel 1924 di un sodalizio con l’ingegnere Carlo Fachini incrementò l’attività del mobilificio Fantoni, che eseguì per il palazzo comunale di Udine gli arredi per il gabinetto di lavoro del sindaco (1924-1926) e le porte della Sala Aiace e dello scalone che portava alla loggia (1929-1930) su disegno di Raimondo D’Aronco). Nel 1927, dopo le critiche allo stile rustico di Ottorino Aloisio, Giovanni rinnovò la produzione delegando la progettazione dei mobili ad architetti. ... leggi Fu nominato direttore artistico Cesare Scoccimarro, che fino al 1935 circa progettò arredi in stile Novecento dalle superfici impiallacciate, esposti alle Fiere campionarie di Milano dal 1928. Le vetrine del negozio Zagolin (1929) a Udine mostrano l’abilità con cui Giovanni realizzava impiallacciature di radica tirate a caldo, una tecnica che caratterizzò la produzione Fantoni, premiata nel 1930 per la biblioteca esposta alla Triennale di Monza. Il massimo successo del periodo furono gli arredi, una sala da pranzo, una libreria e una scrivania per la Casa dell’aviatore della Triennale di Milano (1933) su progetto di Cesare Scoccimarro, Pietro Zanini ed Ermes Midena. Dopo la partenza per Milano di Scoccimarro, Giovanni collaborò con diversi progettisti: Gino Peressutti, Cesare Miani, Giovanni De Min, Ettore Pittini, Pietro Zanini. Da segnalare il rapporto con l’artista triestino Augusto Cernigoi, cui si devono gli arredi per l’Esposizione artigiana di Gemona (1935) con intarsi novecentisti in “buxus”. Nel 1935 iniziò la proficua collaborazione con Ermes Midena, autore di molti arredi spesso integrati nelle strutture murarie e decorati con tarsie, come in casa Midena (1935). Con gli arredi di casa Cavazzini (1938-1939), iniziò anche la sperimentazione di nuovi materiali (rodhoid, necrolaque, metallo) e la collaborazione con i fratelli Basaldella: Afro dipinse la sala e Mirko fuse in argento le ferramenta dei mobili. Negli anni Quaranta e Cinquanta anche Dino Basaldella si cimentò in decorazioni e intagli per i mobili Fantoni e nel 1948 suoi sono i santi che decorano il coro della cappella del Carmine, donato da Giovanni al duomo di Gemona.
Dopo la morte del patriarca, nel 1948 la direzione del mobilificio fu presa dai figli Marco (Gemona, 1930), che abbandonò gli studi artistici intrapresi a Venezia, e Pietro. Continuò la collaborazione con gli architetti Ermes Midena, Carlo Lucci, Antonio Guacci, Edoardo Gellner, Marcello D’Olivo, Antonietta Cester Toso, Gianni Avon, Paolo Pascolo, Firmino Toso e Umberto Nordio. La ricerca di nuove forme fu abbinata all’uso dei legni naturali, secondo gli insegnamenti del design nordico, e l’artista Alfredo Carnelutti inventò una moderna grafica per l’impresa. Nel 1956 il mobilificio fu ampliato per adattarlo alle esigenze della lavorazione di serie. Negli anni del boom economico era infatti iniziato quello che Marco Pozzetto definì il “periodo alberghiero” e che vide la realizzazione con Edoardo Gellner del villaggio vacanze di Borca di Cadore (1958), degli arredi dei motel AGIP per conto dell’ENI e di quelli per Manacore (1962) su progetto di Marcello D’Olivo. La Fantoni iniziò a produrre per Arflex e Techniform, le industrie milanesi dove lavoravano i migliori architetti e progettisti del design italiano, facendosi conoscere attraverso le Triennali. Nel 1968, grazie alla collaborazione con l’architetto Gino Valle e Herbert Ohl, fu realizzato un sistema per uffici, basato su superfici modulari con margini a 45° che, combinandosi in diverse posizioni, componevano arredi e pareti attrezzate. Fu la fortunata serie “Multipli”, disegnata da Herbert Ohl. Moduli prefabbricati caratterizzano anche il nuovo stabilimento Fantoni di Rivoli, progettato da Valle (1972-1975) e totalmente ricostruito dopo il terremoto (1976-1978). Nel 1980 la Fantoni fu premiata allo SMAU iniziando una collaborazione con lo studio Broggi e Burckardt, con Gianfranco Frattini e Antonello Mosca. Ohl progettò forme biomorfe attente all’ergonomia e alle traiettorie, sostituendo i rigidi volumi iniziali. A Marco Fantoni si affiancarono i figli Giovanni e Paolo e si rinnovò il sistema produttivo, abbinando alla produzione per mobili d’ufficio quella di nuovi materiali come, dal 1979, il MDF (Medium Density Fiberboard), un pannello di fibra di legno in grado di sostituire il legno. A Rivoli di Osoppo la cattedrale in alluminio, su progetto di Valle, evidenzia l’impianto Plaxil da lontano, mentre la Fantoni, diventata un’azienda multinazionale, differenziò la produzione in più settori. Nel rinnovarsi è rimasto tuttavia costante l’impegno culturale di Marco Fantoni, che ha curato anche l’aspetto artistico dello stabilimento grazie alla collaborazione di Carlo Ciussi, suo compagno di scuola a Venezia. Il Centro ricerche dell’azienda sperimenta soluzioni e materiali innovativi; l’archivio documenta l’attività industriale, perpetuando così la tradizione di famiglia.
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