La notorietà che F. (alias Titute Lalele), nato a Udine nel 1895, ebbe in un periodo lungo e di forte trasformazione della realtà friulana, era legata in particolare all’almanacco «Avanti cul brun!», «vera miniera di notizie, studi, curiosità, parzialmente scritto in friulano, palestra di scrittori e artisti affermati ed alle prime armi» (DBF), da lui pubblicato dal 1934 al 1966, un anno prima della morte (nel 1961 ricevette il premio Epifania). Diplomatosi in ragioneria, dopo una breve parentesi a Mestre, trovò impiego presso la Camera di commercio di Udine. Sviluppò un «caustico spirito di osservazione» (D’Aronco), che tradusse in una fervida attività di scrittura in friulano, sfociata, oltre che nell’almanacco, in alcuni lavori teatrali, racconti, traduzioni (dal Vangelo e dalle favole di Esopo). Insieme a Bindo Chiurlo, nel dopoguerra, fondò la libreria Carducci. L’almanacco rinvia alla tradizione che ha avuto ampia eco nell’Ottocento con l’opera di Zorutti. Il canovaccio (calendario e pronostico, scherzo e facezia, racconti e pensieri in prosa e poesia) era dato, ma F. lo rielaborò personalmente nello stile e nei contenuti. Il discorso aveva un filo conduttore nelle inframmezzate vicende dell’immaginario mondo ottocentesco con capitale «Surisìns» [Topolini], di cui «Titute Lalele» era insostituibile sindaco, mentre l’«Avanti cul brun!» si fece rivista culturale sollecitando interventi vari, specifici e di valore – tra i collaboratori G. Marchetti e P. P. Pasolini, C. Bortotto e G. D’Aronco –, e arricchì le pagine con il tratto di illustratori non occasionali – L. Bront, E. Caucigh, E. Mitri, G. Pellis, nel 1944 vi apparve il primo fumetto in friulano, scritto e disegnato da F. Pittino. Figura degna di attenzione per l’ampio seguito popolare (secondo Pillinini due generazioni di friulani si sono riconosciute nel mondo e nella cultura dell’estensore dell’almanacco), F. lascia trapelare, oltre il tono comico, una natura riflessiva e tendente al pessimismo («a fâ ridi la int i ûl tante fadie!» [a fare ridere la gente occorre tanta fatica!], in Un grop sul stomi [Un nodo sullo stomaco]), esorcizzata dall’alter ego – pseudonimo (il diminutivo “Titute”, già connotato in senso minore, si accoppia al canzonatore “Lalele”, che in friulano vale per sciocchino, birichino, o anche svitato). L’intrattenimento agile e senza sussieghi (ottocentesco, ma adattato alle nuove esigenze), per un pubblico vasto, popolare ma curioso, poggia sulla formula «istruire e dilettare» («I miei scritti non devono servire che da contorno, da riposo, al testo principale. ... leggi Testo che illustra ai friulani la loro terra. Cultura popolare alla portata di tutti, affidata ai competenti. Istruire e dilettare. Senza pretese, alla buona, in famiglia, col bicchiere di vino accanto e le castagne arrosto»). La risata («fufignes», ossia bagatelle, inezie, ma anche fesserie o smancerie, si intitolano i racconti e «fufignot», pasticcione, arruffone si autodefinisce F.), di «contorno», è provocata con particolari a volte grossolani e caricature non sempre bonarie (si veda il ritratto della coppia di carnici in I ûs dal mus [Le uova dell’asino], o le battute profuse di misoginia in La jene [La iena]: dal racconto della creazione, riscritto, la donna risulta nata dalla coda di una iena), ma tocca anche il tasto dell’umorismo (modello dichiarato è Jerome, D’Aronco accosta invece F. al Daudet delle Lettres de mon moulin), dell’ironia e della satira (l’ipocrisia, l’avarizia, il mero interesse di commercianti e preti sono sotto la lente). Il riso non copre la piega amara («’E cres la jarbe tal prât / e la falz la nete vie. / Al cres el forment tal cjamp / e la falz lu nete vie. / Al cres l’omp su la tiare / e la falz lu nete vie!…» [Cresce l’erba nel prato / e la falce la spazza via. / Cresce il frumento nel campo / e la falce lo spazza via. / Cresce l’uomo sulla terra / e la falce lo spazza via]; «El soreli al nas, al tramonte, ma al torne. / La lune ’e nas, ’e tramonte, ma ’e torne. / L’omp al nas, al mûr e nol torne» [Il sole nasce, tramonta, ma torna. / La luna nasce, tramonta, ma torna. / L’uomo nasce, muore e non torna]), con note personali dolenti che non paiono di maniera («Te stagjon dolze el miò destin al è amâr. / El mês di mai par me al è unviâr. / ’O cîr la rose e ’o cjati l’urtie» [Nella stagione dolce il mio destino è amaro. / Il mese di maggio per me è inverno. / Cerco la rosa e trovo l’ortica]). Al fondo l’ideale di una vita semplice, paesana, che non manca di saggezza («Preâ nol significhe sintîsi a fevelâ» [Pregare non significa sentirsi parlare], «Par fâ rivoluzions nol baste lassâ cressi la barbe o puartâ il cjapiel cu’ la plume!» [Per fare rivoluzioni non basta lasciar crescere la barba o portare il cappello con la piuma!], «Cui ch’al sa nol fevele, cui ch’al fevele nol sa!» [Chi sa non parla, chi parla non sa!]), e i cui quadri virano facilmente nell’idillio. L’intera produzione pare articolarsi tra facezia e piano serio. A questo appartengono il racconto lungo I stivai di Zuan Batist [Gli stivali di Giovanni Battista], segnalato dalle antologie per il linguaggio sorvegliato e commosso e, sul tema dell’emigrazione friulana, Faliscjs [Faville]. Tra le commedie si ricorda I purcinei [I burattini], satira senza indulgenza di un ambiente avaro. Morì a Udine nel 1967.
ChiudiBibliografia
Un grop sul stomi (commedia in tre atti), Udine, Libreria Carducci, 1922; Fufignis: prime dozene (cun t’une trentine di disens dal pitor J. N. Pellis), Udine, Libreria Carducci, 1923; L’ultin di Carneval là di Plet, Udine, Libreria Carducci, 1924; Fufignis: seconde dozene (cun t’une quarantine di silografîs dal pitôr Gigi Bront), Udine, Edizioni d’arte de «La Panarie», 1925; Il velion, Udine, Tip. editrice de «La Panarie», 1925; Pes gnozzis di sar Bepo de Valade cu’ la siorute Ermìnie Montanino (Barcis-Vignésie, 15 di otubar 1925), Udine, Del Bianco, 1925; El lunis di Titute Lalele, Udine, «La Patria del Friuli», 1926; El cercandul e altris fufignis, Udine, La clape de lum, 1931; Viàz a Vignesie. Pagine postume raccolte da A. F., Udine, La clape de lum, 1931; I purcinei. Caricaturis paesanis in tre quadris, Udine, La clape de lum, 1931; Le ultime lettere raccolte e annotate da A. F., Udine, La clape de lum, 1931; «El gnûf lunari furlan pal 1934», che continua con la serie «Avanti cul brun! Lunari di Titute Lalele pal 1935» e ss., Udine, Avanti cul brun!… Editôr; Scene friulane, Udine, La clape de lum, 1942; I purcinei, Udine, Avanti cul brun!… Editôr, 1943; Lis flabis plui bielis (versiòn furlane di Arturo Feruglio; illustraziòns di Ernesto Mitri), Udine, Avanti cul brun!… Editôr, 1944; Can da l’ùe di Titute! (115 aneddoti inediti di Titute Lalele sindaco di Surisins), Illustrazioni di E. Caucigh, Udine, Avanti cul brun!… Editôr, 1945; I stivai di Zuan Batiste, Illustrazioni di L. Bront, Udine, Avanti cul brun!… Editôr, 1950.
DBF, 342; B. CHIURLO, Recensione a Fufignis: prime dozene, «Rivista della Società filologica friulana», 5/2 (1924), 202-204; CHIURLO, Antologia, 478; Mezzo secolo di cultura, 114-115; G. D’ARONCO, Uno scrittore friulano, «Avanti cul brun! Lunari di Titute Lalele pal 1960», Udine, Avanti cul brun!… Editôr, 1959, 128-133; D’ARONCO, Nuova antologia, 205-206; G. PILLININI, Arturo Feruj il fufignot, «Sot la nape», 35/2-3 (1983), 17-24.
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