FIORETTI LIONELLO

FIORETTI LIONELLO (1945 - 2004)

artista, scrittore

Immagine del soggetto

Lionello Fioretti ritratto da Renzo Daneluzzi.

Nacque a Bagnarola di Sesto al Reghena (Pordenone) il 4 aprile 1945. Laureatosi in lettere a Padova con la tesi Il Buddismo zen e gli artisti contemporanei del segno, decise di non dedicarsi all’insegnamento scolastico e di intraprendere invece l’attività di restauratore, scultore e pittore, formandosi con Virgilio Tramontin. All’inizio degli anni Settanta risalgono le prime poesie pubblicate nei «Quaderni della FACE», prove dotte e sorvegliatissime, sovente accompagnate da chine o altre tecniche figurative che anticipano una costante dell’autore: l’intersezione di poesia e pittura, le due vocazioni alle quali risponde la sua ricerca espressiva. L’ispirazione di F. produsse dunque, fin dagli inizi, rievocazioni caliginose, sequenze oniriche, saggi di variopinta dottrina. Associò i due codici la sua prima raccolta poetica, Gli angeli oscuri di Klee (chine e poesie, 1983), la quale, insieme con Fassinar. Cumulo di fascine (poesie di L. F. e G. Vit, 1988), costituisce un importante capitolo della produzione di F., una stagione di «esercizi manieristici, con risultati stilistici inconsueti, intellettualisticamente tesi, di aristocratica perizia» (Pellegrini). Con una scelta consapevole e coerente con la tendenza che individua nell’idioma meno frequentato la lingua assoluta della poesia, in Fassinar fa la sua comparsa il friulano, senza antagonismi rispetto all’italiano: «le due lingue, messe di fronte, collaborano nel tentativo di determinare e di definire, con la tecnica musicale della fuga, una partitura ritmica interdipendente» (Pellegrini). Da qui (e nello svolgersi di un processo coerente e di lunga durata) la ricerca di un vocabolario inusuale, distante dalla quotidianità, connotato e sofisticato anche sul piano fonico. ... leggi Con Stansis e stagions (1990) il virtuosismo si attenua, pur senza rinunciare a una tensione formale costantemente elevata e a una persistente ricerca di corrispondenze intersegniche: non più soltanto cogliendo suggestioni dall’arte (Innocenzo X del Velasquez), ma dando voce a una sensibilità pittorica che, per esempio, allestisce in Visilia [Vigilia] una vera e propria natura morta («Ta un cianton da la taula / sensa tovaia / sot il sercli da la lum / la renga dal vuli imbarlumìt» [In un angolo del tavolo senza tovaglia sotto il cerchio del lume l’aringa dall’occhio accecato]). Quella di F. è una tavolozza lessicale dai colori prevalentemente tenui, adatta a cogliere con precisione tonalità e sfumature, e a garantire una resa cromatica ineccepibile. A rincalzo, si affianca «il gusto assaporato e sottile del linguaggio figurato, quel ricorso continuo alle procedure analogiche» (Pellegrini), analogie che si rifanno alla memoria collettiva, all’eredità contadina. E il tempo contadino è l’unica intelaiatura ammessa nella fluidità di una prospettiva e di un terreno inquieti, che sgretolano ogni ambizione di solidità e compattezza; a ripetizione stanca e inerte si riduce anche quella ciclicità un tempo rassicurante e ora incapace, nonostante il suo fascino, di compensare angoscia, non senso, solitudine e disperazione. Negli anni Ottanta alla scrittura poetica andò affiancandosi quella narrativa: ancora nei «Quaderni della FACE» comparvero brevi racconti, caratterizzati da una decisa apertura al fantastico e al surreale, strutturati con avveduta perizia tecnica e segnati da solide istanze morali. Alternate a sette poesie in italiano e a disegni di F. stesso, otto narrazioni sarebbero comparse in Racconti per il solstizio d’inverno (2000). Ancora una volta la prerogativa della visibilità «trova nella scrittura di F. doppia realizzazione, statica e dinamica: pittorica nei paesaggi, negli ambienti, nelle atmosfere, teatrale nei caratteri, nelle scene, negli intrecci» (così Turello nella presentazione del volume). Alcuni anni prima era uscito Viluta Vilota Pravisdomini la Mota (1997, con disegni e incisioni dell’autore), ampia raccolta talora ironica, sovente intrisa di amarezza, giocata sulla varietà dei codici espressivi: il friulano di Bagnarola, una parlata veneta (più propriamente il “meneghèl”), due registri dell’italiano («lirico assolutizzante e diaristico narrativo», segnalava G. Scialino nella presentazione), a delineare una ricerca di coerenza attraverso scelte di volta in volta diversificate anche sul piano dei contenuti. Per la poesia più intima F. predilige il friulano, adottato per esempio nei versi in cui si rivolge alla madre; sono in italiano gli scorci drammatici di Praga (Vedute per una città immaginaria: Praga), mentre è in veneto L’Arlechìn meneghèl, geniale monologo tripartito che sferza una società grossolana, materialista, egoista e ipocrita, nella quale il servo furbo della commedia dell’arte è divenuto un “neoricco”; F. stesso definisce il brano «una tirata teatrale per un attore, per una grande marionetta o per tutti e due assieme», e la sua centralità ideale è ribadita dal fatto che il primo verso dà il titolo all’intera raccolta. D’altra parte lo scrittore ama il teatro quale forma di sintesi delle arti, cosicché tutti i suoi personaggi, e a maggior ragione questo Arlechin, sono messi in scena con sensibilità drammatica e la vivacità delle marionette. Scrive Novella Cantarutti nella prefazione alla riedizione ampliata del 2006: «poesie e pagine che spesso sembrano sottendere il suo dipingere, il raffigurare che, alla maniera dello scrivere, è reso in delicate fioriture, in soffi e incantamenti analoghi alle riflessioni dense talvolta o appena toccate e risolte in lampi sferzanti di ironia. In ogni caso, la pagina, la tela vibrano di sensibilità espressa non solo con gusto, con sapienza d’arte, ma con una vena creativa affatto originale». Eppure, a fronte di una sensibilità apparentemente ingenua, la poesia di F. non fugge dal reale, ma lo affronta a viso aperto, con disincanto, servendosi dell’arma dell’ironia per scontrarsi con le deviazioni di una civiltà inaridita da una tecnologia e da un efficientismo sempre più pervasivi. Rispetto a questo baratro angosciante, il raccontare e il rappresentare di F. divengono «atti veritativi e salvifici» (Turello) e la poesia «assume forse funzioni di argine estremo, ultima (e solitaria) difesa della parola: archivio precario dei significati trasmessi e fragile mezzo di conoscenza: di argomentazione e di comunicazione» (Pellegrini). Dopo Madri co-madri donne, che raccoglie anche testi di N. Cantarutti, E. De Luca e di altri autori (2002), nel 2004 uscì, sempre per le edizioni del Circolo culturale Menocchio, il suo Bosplans: una poesia e alcuni disegni. Le illustrazioni di F., che è scomparso prematuramente l’8 giugno 2004, non hanno corredato soltanto la sua produzione letteraria. I suoi acquarelli accompagnano Il bal da li’ fati’ [Ballo di fate] di N. Cantarutti (1997), Fontana di Bosplans di F. Tavan (1997) e Menocchio. Pensieri e farina. Farine e pinsîrs di A. Prelli (1999); e ancora la raccolta Poesia a Bosplans (1998), con testi suoi, di F. Tavan e di I. Vallerugo; nel 2003 comparve Tunin, il pursit di Sant’Antoni [Tunin, il porcellino di sant’Antonio], con illustrazioni degli alunni della scuola elementare di Cordovado coordinati da F. stesso. Dal 30 maggio al 21 giugno 2009 si è tenuta a Sesto al Reghena una mostra antologica in occasione della quale è stato allestito e pubblicato anche un catalogo. Le opere di F. continuano ad essere riproposte alla stampa; dopo la sua morte sono apparsi In miès al palut. Nel mezzo della palude (2006), …non è parola complice, a cura del Gruppo Majakovskij (2005), Un frosc di lus. Un fuscello di luce (2007), Poesia in viaggio (2007). F. ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra i quali il premio Quattroporte-Cittadella, il premio San Vito, il premio Giuseppe Malattia della Vallata di Barcis e, postumo, il premio Renato Appi di Cordenons.

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Bibliografia

Opere di L. Fioretti: Gli angeli oscuri di Klee, San Vito al Tagliamento, Ellerani, 1983; Fassinar. Cumulo di fascine, poesie di L. F. - G. VIT, San Vito al Tagliamento, Ellerani, 1988; Stansis e stagions, Cordovado, Circolo culturale Gino Bozza, 1990; Viluta Vilota Pravisdomini la Mota, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 1997 (seconda edizione ampliata: Montereale Valcellina/Meduno, Circolo culturale Menocchio/Circolo culturale di Meduno, 2006); Poesia a Bosplans, poesie di L. F. - F. TAVAN - I. VALLERUGO, disegni di L. F., Montereale Valcellina, Circolo culturale Menocchio, 1998; Racconti per il solstizio d’inverno, Montereale Valcellina, Circolo culturale Menocchio, 2000; Madri co-madri donne, testi di N. CANTARUTTI - E. DE LUCA - L. F., Montereale Valcellina, Circolo culturale Menocchio, 2002; Bosplans, Montereale Valcellina, Circolo culturale Menocchio, 2004. Sono apparsi postumi: …non è parola complice, a cura del Gruppo Majakovskij, Montereale Valcellina, Circolo culturale Menocchio, 2005; In miès al palut. Nel mezzo della palude, Pordenone, Provincia di Pordenone, 2006; Viluta Vilota Pravisdomini la Mota, Montereale Valcellina/Meduno, Circolo culturale Menocchio/Circolo culturale di Meduno, 2006; Un frosc di lus. Un fruscello di luce, Montereale Valcellina, Circolo culturale Menocchio, 2007. Altri scritti di (e su) L. F. compaiono in: Lionello Fioretti, il cuore colorato, a cura di A. COLONNELLO, Montereale Valcellina/Sesto al Reghena, Circolo culturale Menocchio/Comune di Sesto al Reghena, 2007 (scritti d’arte: 143-167; disegni, acquerelli e testi: 169-199). Contengono illustrazioni di L. F.: N. CANTARUTTI, Il bal da li fati. Ballo di fate, acquarelli di L. F., Montereale Valcellina, Circolo culturale Menocchio, 1997; F. TAVAN, Fontana di Bosplans, acquarelli di L. F., Montereale Valcellina, Circolo culturale Menocchio, 1997; Lionello Fioretti: …il catalogo è questo. ... leggi Raccolta antologica 1967-2004. Catalogo della mostra (Sesto al Reghena, 30 maggio-21 giugno 2009), a cura di M. FERUGLIO, Sesto al Reghena, Comune di Sesto al Reghena, 2009; A. PRELLI, Menocchio. Pensieri e farina. Farine e pinsîrs, disegni di L. F., Palmanova, Accademia nuova esperienza teatrale, 1999.

DBF, 347; Mezzo secolo di cultura Sup. 2, 32; Mezzo secolo di cultura Sup 4, 41; Mezzo secolo di cultura Sup 5, 55; Mezzo secolo di cultura Sup 6, 62; Fiorita periferia. Itinerari nella nuova poesia in friulano, a cura di G. VIT - G. ZOPPELLI, Udine, Campanotto, 2002, 111-122; L. F., …non è parola complice, a cura del Gruppo Majakovskij, Montereale Valcellina, Circolo culturale Menocchio, 2005; R. PELLEGRINI, Autun tai pascui als e dintorni, in Lionello Fioretti, il cuore colorato, a cura di A. COLONNELLO, Montereale Valcellina/Sesto al Reghena, Circolo culturale Menocchio/Comune di Sesto al Reghena, 2007, 99-104; M. TURELLO, Lionello narratore e poeta, ibid., 99-104; Lionello Fioretti: …il catalogo è questo. Raccolta antologica 1967-2004, a cura di M. FERUGLIO, Sesto al Reghena, Comune di Sesto al Reghena, 2009.

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