Sulla figura di P. F., sulla sua formazione intellettuale e sul ruolo all’interno della storiografia settecentesca non possediamo che poche e brevi informazioni di Francesco di Manzano, il quale inquadra il personaggio scrivendo che «fu dotto il Fistulario, buon critico, ed uno de’ più fondati ed indefessi scrittori delle cose antiche del Friuli. Oltre il faticoso e difficile lavoro dell’ordinamento dei documenti storici negli archivii pubblici Udinesi da lui fatto col suo collega, il Fabrizi, ci lasciò egli varie accreditate sue opere stampate […]». A soccorrerci interviene una memoria elogiativa. Come Domenico Fontanini fu il biografo attento delle vicende dello zio Giusto Fontanini, così Girolamo Fistulario, canonico della Metropolitana di Udine e nipote di P. F. ne stese un particolareggiato tratteggio biografico nell’Elogio di Paolo Fistulario patrizio udinese (1781), che costituisce una delle poche fonti documentarie sulla vita e l’attività intellettuale di una delle personalità di spicco dell’antiquaria friulana del Settecento. Come per Giusto Fontanini anche tale opera si apre con un rame inciso raffigurante entro un tondo P. F. e il cartiglio con dicitura PAULUS THEODOR FISTULARIUS| UTIN. PATRIT. |ANNOS NATUS LXXVI. | REPAR. SAL. ANNO MDCCLXXIX. (F. Ricci sculp). L’intento di Girolamo è quello di elogiare nello stesso momento sia la figura dello studioso sia quello dell’uomo politico: «fu membro benemerito di questa nostra Accademia, perché in esso lo ravisiate per un uomo di lettere, ma di quelle principalmente, che hanno il più contribuito a dichiararlo un ottimo, e vero cittadino». Figlio di Mainardo e di Aurelia Fantini, P. F. nacque a Udine nel 1703 da una nobile famiglia che vantava altri tre figli: Francesco, avvocato fiscale del serenissimo principe, Girolamo e Giovanni Domenico, due secolari di cui uno presso la collegiata di Udine e sotto la protezione di monsignor Dionisio Delfino. ... leggi Educato fin dall’infanzia presso il seminario di Udine, fu mandato, prassi comune per le famiglie più in vista sia per nobiltà sia per potere politico, a Padova a frequentarvi l’Università ottenendo la laurea dottorale e disciplinandosi alle «letterarie fatiche» ossia allo studio delle «lingue italiana, latina, e greca», e all’esercizio della critica poetico-letteraria. L’educazione intellettuale del F. si mosse su tre differenti ordini; lo studio della classicità nelle figure di «Terrenzio Plauto Omero, Eschilo Virgilio, e tant’altri de’ più nominati poeti formavano li giornalieri suoi studi», l’apprendimento della «storia universale di Italia così ecclesiastica, come civile» ed infine nelle ricerche antiquarie-storiche «senza però dipartirsi dalla lettura di molti suoi contemporanei nostri, e massime del chiarissimo Muratori, di cui fu sempre il più sincero ammiratore». Sull’esempio dei rappresentanti della scuola mabillonica in Italia, Benedetto Bacchini, Apostolo Zeno, Lodovico Antonio Muratori, Scipione Maffei ed in ambito friulano di Giusto Fontanini, Gian Giuseppe Liruti, Francesco Beretta, Bernardo Maria de Rubeis e Gian Domenico Bertoli, Fistulario si dedicò allo studio dell’antichità, o almeno di una sezione di essa, scegliendo la geografia. Nel territorio friulano durante il Settecento si mise in atto un’azione di “recensio” e di “collatio” delle fonti documentarie, dei cosiddetti “monumenta rariora” che vide un’articolata e ben mirata suddivisione dei compiti: il Bertoli attese a quella monumentale raccolta di epigrafi che sfocerà ne Le Antichità di Aquileja, il Liruti preparò il Della moneta propria e forestiera, che ebbe corso nel Ducato di Friuli, Gian Rinaldo Carli nel 1741 scrisse la dissertazione Intorno ad alcune monete che, nelle provincie del Friuli e dell’Istria, correvano ne’ tempi del dominio dei patriarchi aquileiesi che sarà inserita nella fortunata collana editoriale di Angelo Calogerà, ossia la «Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici»: in breve si attuava una mappatura delle fonti scritte ed artistiche, attraverso le prospettive offerte dalla filologia, dall’antiquaria e dalla numismatica. Lo studio della geografia venne affrontato dal F. per una serie di motivi che nella sua biografia vengono dichiaratamente messi allo scoperto; il primo, di non dover disattendere le aspettative di Giusto Fontanini, di monsignor Francesco Della Torre, del conte Francesco Beretta, del de Rubeis e poi per «levare le favole, e per emendare que’ difetti, che col sagrifizio delle verità più reverende vanno inseparabili da un male inteso patriotico zelo», attraverso l’esame dei documenti presenti negli archivi privati. Il tema del riportare alla nuda verità la “istoria” di contro all’abbellimento delle favole è un tema che percorre tutta la storiografia erudita settecentesca friulana e che vede un affinamento metodologico netto a partire dall’Ottocento. Come F. indaga le fonti per svelare la verità così, ed il salto è solo cronologico, contro le favole apparirà nel 1844 una dissertazione dell’abate Giuseppe Bianchi, Del preteso soggiorno di Dante in Udine od in Tolmino, risposta polemica al Viviani. La questione è nota e tratta della credenza che «il divino Allighieri nel 1319 facesse non breve soggiorno in questo nostro paese: che ospitale accoglienza trovasse in corte del nostro patriarca Pagano della Torre, e che qui componesse alcuni canti dell’immortale suo poema». A questa diceria Bianchi intese porre fine grazie al «sindacato della ragione, ed alle lance della critica» e soprattutto mise in scacco la prassi di servirsi come prova documentativa del “codex optimus” e del “codex vetustissimus” quali sinonimi di autorevolezza e di autenticità: «non avendo i nostri Letterati mai potuto trovare un documento, onde autenticare il fatto di cui credettero in dovere di trasmetterne la relazione, miglior partito prender non seppero che di riportarsi a quello tra loro, che essendo il più antico, parve ancora il più autorevole». La finalità non era tanto quella di attuare una “diminutio” della storia patria affrancandola da nobili origini e da importanti padri, bensì di scrivere notizie per cui «la nostra storia di nuovi errori non si contamini». Con altri termini si esprimeva il F.: «dissipare le ombre», togliere la verità dal gioco della «umana passione» per poter «mettervi ordine, e spargervi luce». La sua attività di studioso si concentrò pertanto da una parte nella ricostruzione delle origini della città di Udine e di Gemona (la prima, di 35 pagine, dal titolo Intorno alla origine della città di Udine. Discorso di Paolo Fistulario, presente nell’opera miscellanea Monografie friulane offerte a monsignore Zaccaria Bricito Arcivescovo di Udine; la seconda, Osservazioni intorno alle notizie di Gemona del 1771, sulla nascita del Friuli: Discorso sopra la storia del Friuli detto nell’Accademia d’Udine da Paolo Fistulario Addì X. Maggio dell’Anno MDCCLIX). Il suo nome è legato in modo inequivocabile alle sue ricerche sulla geografia, non in generale, ma legata nello specifico al territorio friulano; si trattava in breve di recensire tutti quei passi citati nelle opere dei sommi geografi che si riferiscono al Friuli e al Veneto. Ne scaturirono: Della geografia antica del Friuli dalle età più rimote ai tempi di Costantino il grande. Memorie del signor Paolo Fistulario nobile udinese, e sozio dell’Accademia di detta, e il successivo Supplemento alla geografia antica del Friuli del Signor Paolo Fistulario in risposta alle brevi considerazioni in tal proposito dell’abate D. Giovanni Leonardoni. La tematica relativa agli studi di geografia rientrava poi in una produzione editoriale che nel Settecento friulano vedeva una decisa espressione, di cui il F. rappresenta solo una delle figure, seppure maggiori, di un sottobosco fervido. Difatti, per “Geografia” si intendevano la topografia (Giammaria Bassaglia), le origini di città, castella e ville (Antonio Dall’Agata), la storia fisica (Mario Cortenovis e Niccolò Belli) e le produzioni naturali, come faceva Giovanni Fortunato Bianchini. Tale profluvio di opere di natura geografica di cui P. F. fu primo rappresentante, rispondeva anche alle esigenze, supportate da un metodo erudito, di definire i temi, i confini ideali della Patria del Friuli in modo tale di «illustrare la Patria colle utili cognizioni, da cui tutta dipende la privata, e pubblica felicità». Ma l’attività di raccolta e critica delle fonti geografiche effettuate dal F. doveva sfociare in una sorta di sfoltimento delle favole e soprattutto aprire il terreno alle ricerche di Giulio Andrea Pirona, di Giovanni Marinelli e di Torquato Taramelli che riusciranno a «correlare sistematicamente condizioni sanitarie e condizioni topografiche» (Micelli). F. morì a Udine nel 1779.
ChiudiBibliografia
Mss BCU, Joppi, 76 e 341; BCU, Principale, 874.
P. FISTULARIO, Intorno alla origine della città di Udine. Discorso di Paolo Fistulario, in Monografie friulane offerte a monsignore Zaccaria Bricito Arcivescovo di Udine, Udine, Vendrame, 1847; ID., Discorso sopra la storia del Friuli detto nell’Accademia di Udine da Paolo Fistulario, Udine, Accademica, 1759; ID., Osservazioni intorno alle notizie di Gemona, Venezia, Pasinelli, 1771 (= Udine, Gallici, 1779); ID., Della geografia antica del Friuli dalle età più rimote ai tempi di Costantino il grande. Memorie del signor Paolo Fistulario nobile udinese, e sozio dell’Accademia di detta città, Udine, Gallici, 1775; ID., Supplemento alla geografia antica del Friuli del Signor Paolo Fistulario in risposta alle brevi considerazioni in tal proposito dell’abate D. Giovanni Leonardoni, Udine, Gallici, 1778.
G. FISTULARIO, Elogio di Paolo Fistulario patrizio udinese, Udine, Gallici, 1781; DI MANZANO, Cenni, 85-86; E. MIRMINA, Esplorazioni nel Settecento letterario italiano. Venezia e la “Patria del Friuli”, Roma, Bulzoni, 1984, 225-227; M. DE GRASSI, L’editoria illustrata veneziana del Settecento. Gli autori friulani, Udine, Del Bianco, 1984, 22, 33, 66; F. MICELLI, Topografie del Friuli. Descrizioni e progetti (1815-1848), in Il Friuli provincia del Lombardo-Veneto. Territorio, Istituzioni, Società (1814-1848), a cura di F. MICELLI - M. DI DONATO - L. CARGNELUTTI - F. TAMBURLINI, Udine, Comune di Udine/Biblioteca civica V. Joppi, 1998, 13-91.
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