Nacque a Gorizia il 27 gennaio 1882 da una famiglia friulana benestante. Suo padre era un esponente del Partito liberale italiano e lo iscrisse prima alle scuole elementari della Lega nazionale e poi allo Staatsgymnasium di Gorizia. Dopo due anni di frequenza del Ginnasio goriziano, si trasferì a Malles, in Val Venosta, dove completò gli studi ginnasiali presso i benedettini dell’abbazia di Monte S. Maria. Nel 1903 si iscrisse da seminarista alla Facoltà teologica dell’Università di Innsbruck, città in cui il 28 luglio 1907 fu consacrato sacerdote. In seguito fu richiamato a Gorizia dall’arcivescovo Francesco B. Sedej e fu nominato professore di teologia dogmatica al Seminario centrale di Gorizia per l’anno scolastico 1909-1910; fu poi catechista allo Staatsgymnasium della stessa città dal 1910 al 1915. Nel 1915 si dedicò all’assistenza dei profughi goriziani a Lubiana e l’anno successivo fu chiamato a Graz, a dirigere il convitto per gli studenti medi profughi italiani, presso il Seminario vescovile, che raccoglieva molti profughi provenienti da Gorizia e dall’Istria. Il 16 maggio 1917 si laureò presso l’Università di Innsbruck, con una tesi di laurea su Der zölibat bis zum Konzil Nizäa. Il 20 ottobre 1918 fu presente all’ultima riunione dell’Unione cattolica popolare del Friuli, promossa dai deputati al parlamento di Vienna Luigi Faidutti e Giuseppe Bugatto, nella quale nessuno chiese l’annessione all’Italia, fu respinta l’annessione al nascente Stato jugoslavo e fu chiesta la piena autonomia del Friuli goriziano, nell’ambito della confederazione austriaca. ... leggi F. non partecipò alla discussione, ma intimamente avvertì l’inopportunità del documento approvato dalla maggioranza dei presenti, quando l’imminente fine dell’Impero asburgico era evidente. Per questo suo tacito dissenso dalla linea di Faidutti e Bugatto, fedeli all’Austria fino all’ultimo, nel mese di novembre del 1918 fu aggregato dagli irredentisti goriziani più moderati al Governo provvisorio della provincia di Gorizia, che si era costituito il 2 novembre e si sciolse dopo l’arrivo delle truppe italiane, il 14 novembre 1918. F. ebbe l’incarico di recarsi in tutto il Friuli orientale, per convincere i sacerdoti ad accogliere favorevolmente le truppe italiane e per istruire i fedeli al riguardo. Anche negli anni seguenti ritenne opportuno favorire l’inserimento dei cattolici ex sudditi austriaci nel Regno d’Italia e il 2 dicembre 1920 sostenne apertamente queste idee nella riunione dei rappresentanti del clero, convocata dal commissario provinciale Luigi Pettarin per discutere sulla festa dell’annessione, che poi si svolse ad Aquileia il 29 marzo 1921. Tra il 1920 e il 1922 insegnò storia della chiesa al Seminario teologico di Gorizia, ma partecipò anche alla fondazione del Partito popolare italiano (PPI) e alla promozione dell’Azione cattolica nel Goriziano. Il 6 ottobre 1920 l’assemblea dei popolari goriziani elesse «cinque incaricati di sollecitare la costituzione delle sezioni del PPI in tutto il Friuli» e F. fu uno di essi. Nel 1921 si batté anche per il ritorno di Faidutti e Bugatto, provocando la violenta reazione dei fascisti, i quali minacciarono di morte i due ex deputati friulani al parlamento di Vienna, se avessero osato ritornare a Gorizia. Il 5 gennaio 1922 F. fondò, insieme al suo fedele collaboratore don Giuseppe Velci, il Circolo giovanile cattolico, cui aderirono inizialmente sessantacinque giovani, intitolato “Per crucem ad lucem”, da aggregarsi alla Società della gioventù cattolica italiana. Dopo che, nel 1924, F. assunse la direzione della diocesi di Trieste, don Velci volle intitolare il circolo giovanile al nuovo vescovo di Trieste. Il 14 ottobre 1923 F. fu consacrato vescovo di Trieste e Capodistria dall’arcivescovo di Gorizia F. B. Sedej e il 7 marzo 1924 prese possesso della diocesi, costituita da 425.000 abitanti, italiani, sloveni e croati. Egli si rese subito conto della difficile situazione religiosa del centro della sua diocesi, che costituiva il 70 per cento degli abitanti, e nella lettera pastorale della Quaresima del 1926 rilevò realisticamente che l’indifferentismo religioso a Trieste era «così grande e vasto da non riscontrarsi l’eguale in nessuna altra città d’Italia». La sua attività di vescovo fu resa difficile, e alla fine impossibile, dal regime fascista, che si oppose, senza possibilità di compromessi, al suo piano pastorale, in cui si sosteneva con fermezza il diritto dei fedeli e dei sacerdoti sloveni e croati di pregare, istruire ed essere istruiti nella propria lingua materna. Il contrasto tra il regime e il vescovo, dapprima latente, esplose quando arrivò a Trieste, il 16 gennaio 1933, il prefetto Carlo Tiengo, il quale era già riuscito ad ottenere le dimissioni dell’arcivescovo Sedej di Gorizia nel 1931. F. fu accusato pubblicamente, con articoli sulla stampa locale e nazionale, a cui non poté replicare, di essere slavofilo e anti-italiano e addirittura di favorire le persecuzioni dei chierici italiani del Seminario teologico di Gorizia. Il braccio di ferro tra Tiengo e F. finì con il trasferimento, il 31 luglio 1936, del prefetto in altra sede e le dimissioni del vescovo il 31 ottobre successivo, la sua “promozione” ad arcivescovo di Patrasso e la sua assegnazione, come canonico, alla basilica papale di S. Giovanni in Laterano, a Roma, dove rimase fino alla morte, avvenuta il 26 agosto 1971.
ChiudiBibliografia
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L’adunanza del partito popolare friulano per l’autodeterminazione del Friuli, «L’eco del Litorale», 22 ottobre 1918; La costituzione della sezione goriziana del PPI, «L’Idea del popolo», 7 ottobre 1920; C. MEDEOT, I cattolici del Friuli orientale nel primo dopoguerra, Gorizia, Centro studi A. Rizzatti, 1972, 22; I cattolici isontini nel ventesimo secolo. II. Dal 1918 al 1934, Gorizia, ISSR, 1982, 77-112, 137-141; [L. FAIDUTTI - G. BUGATTO], L’attività del partito cattolico popolare friulano negli ultimi venticinque anni (1894-1918), Introduzione e note a cura di I. Santeusanio, Gorizia, ISSR, 1990 (riproduzione anastatica della prima edizione, Vienna, Herold, 1919), 103, 273; S. POLETTO - L. PILLON, Personaggi ed avvenimenti dell’Isontino, Udine, IFSML, 1993, 47; G. BOTTERI, Luigi Fogàr, Pordenone, Studio Tesi, 1995, 22; V. PERI, Un friulano cristiano ed europeo: Luigi Fogàr, «Ce fastu?», 76 (2000), 7-36.
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