Nato a Udine nel 1765 dal conte Nicolò e da Laura di Maniago, studiò a Cividale nel collegio dei padri somaschi. Uomo di elevata istruzione, conoscitore del francese e dell’inglese, dotato di intelligenza organizzativa, si impose sulla scena politica friulana nel 1797 come uomo di fiducia del generale Bernadotte. Fonte primaria per delineare la vita di F. sono le sue Memorie, che costituiscono anche un importante documento per la ricostruzione delle linee e degli scontri politici in Friuli durante il governo francese. F., appartenente a una famiglia di antica nobiltà tradizionalmente vicina all’Austria (tra l’altro il feudo di Castel Porpetto si trovava in territorio imperiale), spirito illuminato, fautore della modernità amministrativa e per questo vicino non alla Francia giacobina, ma alla Francia del rinnovamento, era ascoltato e rispettato sia dalla feudalità castellana sia dai moderati del patriziato e della borghesia cittadina. All’interno della famiglia, un fratello di F., Luigi, rimase sempre su posizioni filoasburgiche (militante nell’esercito imperiale, nel periodo di governo austriaco 1798-1805 fu direttore di polizia), mentre gli altri fratelli, Bernardo (militante nelle armate napoleoniche) e Doimo, fecero proprie le soluzioni moderate del nuovo corso. F., nominato da Bernadotte (non sono noti i modi in cui si avvicinò al generale) il 28 giugno 1797 presidente della Municipalità di Udine e poi da lui trasferito il 17 luglio al Governo centrale del Friuli, rappresentò sempre la linea moderata, guidando con Giovanni Battista Flamia l’opposizione al gruppo giacobino friulano, tra gli scontri che divisero la breve vita della Municipalità e del Governo centrale, le cui vicende interne sono raccontate nelle Memorie, con valutazioni sugli uomini e sui provvedimenti. ... leggi Dopo Campoformido, nel giugno 1798 F. declinò inviti da parte degli austriaci e lasciò ogni incarico, adducendo pretesti di salute e rinunciando ai ruoli di giudice e viceassessore di appello. Dopo la pace di Presburgo del 1805 e l’annessione del Friuli al Regno italico, F. ritornò a cariche di vertice, forse per intervento – ancora una volta – di Bernadotte. Come magistrato civile, con funzioni prefettizie, seppe gestire la prima fase dell’emergenza militare; seppe convincere il viceré e i ministri della necessità di una proroga dell’ultima rata imposta alla provincia friulana dal generale Massena, date le difficoltà provocate dalla guerra e dalle requisizioni. Nel 1806, mentre la situazione si stava regolarizzando e si cominciava a parlare di restituzioni del prestito forzoso imposto dal governo francese, F. rivolse la propria azione a questioni politico-amministrative. Tra marzo e settembre 1806 egli pose le fondamenta del dipartimento di Passariano, impostando il problema dei confini e la difficile divisione in distretti e cantoni, opera continuata e portata a termine dal prefetto di nuova nomina, Teodoro Somenzari, di origine mantovana. Una politica prudenziale imponeva, infatti, che il governo delle province dovesse essere coordinato da persone estranee ai gruppi di potere locale. F. fu compensato con la nomina di prefetto del dipartimento del Serio con capoluogo Bergamo, incarico che lasciò nel 1809 per intraprendere, per concessione di Napoleone I, la carriera di senatore del Regno e rientrare in Friuli, dove nel 1810 fu nominato presidente del collegio elettorale dei possidenti del dipartimento di Passariano. Ebbe anche altri titoli, tra cui nel 1806 quello di commendatore della Corona di ferro, poi riconosciuto dall’Austria, e nel 1810 di conte del Regno d’Italia con diritto di trasmissione alla discendenza. Al ritorno degli austriaci si ritirò a Castel Porpetto, abbandonando la scena politica e dedicandosi alla cura dell’archivio di famiglia e alla raccolta di documentazione di storia friulana ed europea. La caduta dei francesi è imputata nel diario del fratello Doimo – in modi vicini quasi certamente al pensiero di Cintio, a cui sono rivolte le note – all’ambizione di Bonaparte, scagionando però il viceré Eugenio Beauharnais, amato per quelle qualità che avevano avvicinato tanti friulani al Regno italico, mentre preoccupavano le sorti future degli “italiani”. F. morì a Castel Porpetto nel 1857.
ChiudiBibliografia
Ms Ioannis di Aiello del Friuli (Udine), Archivio Frangipane, C. Frangipane di Castello, Memorie giornaliere (1796-1801), Storia del Governo centrale del Friuli, Lettere di un municipalista di Udine ad un Amico (1797-1798).
Le memorie di Cintio Frangipane sull’invasione napoleonica e il Governo centrale del Friuli (10 settembre 1796-19 ottobre 1797), a cura di D. FRANGIPANE DI STRASSOLDO E SOFFUMBERGO, Udine, Associazione dimore storiche italiane-Sezione Friuli Venezia Giulia, 2009.
Al signor Cintio Frangipane commendatore del Real ordine dela Corona di ferro…, Bergamo, Sonzogni, 1809; A. P[ATEANI], Necrologio di Cintio Frangipane, Venezia, Tip. Naratovich, 1857; V. MARCHESI, Gli austriaci in Udine negli anni 1813 e ’14. Notizie tratte dal diario di Doimo Frangipane, Udine, Del Bianco, 1896; G. BALDISSERA, Cittadini illustri e benemeriti di Tarcento, Gemona, Toso, 1934, 86-87 (ma con qualche refuso); R. CORBELLINI, Il dipartimento di Passariano (1805-1813), in L. STEFANELLI - R. CORBELLINI - E. TONETTI, La provincia imperfetta. Il Friuli dal 1798 al 1848, Udine, Accademia di scienze, lettere e arti di Udine, 1992, 118-125; L. CARGNELUTTI - R. CORBELLINI, Udine napoleonica. Da metropoli della Patria a capitale della provincia del Friuli, Udine, AGF, 1997, indice.
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