Nacque nel 1542, quasi certamente a Padova; in questa città si erano stabiliti, dal 1535 circa, i suoi genitori, Giovan Gioachino da Passano e Caterina Sauli, entrambi appartenenti alla nobiltà ligure. Dal loro matrimonio nacquero tre figli maschi e due femmine, delle quali I. fu la minore. I ragazzi da Passano crebbero in un ambiente agiato, ricco di stimoli culturali e aperto alle istanze di rinnovamento religioso proprie della prima metà del sec. XVI; I. apprese il latino, e fin da giovanissima età fu rinomata per la sua cultura. Tra i suoi precettori vi furono noti dissidenti religiosi, come il letterato friulano Alessandro Citolini, più tardi profugo in Inghilterra. Giovan Gioachino era un cattolico di inclinazioni erasmiane; dopo la sua morte (1551) Caterina si orientò decisamente verso le posizioni della Riforma e fece della sua casa padovana la sede di una conventicola eterodossa collegata con vari ambienti filoprotestanti dell’Italia settentrionale. Anche nella scelta di un marito per I., Caterina si lasciò forse guidare da criteri di endogamia religiosa: I. fu infatti accasata con Marco della Frattina, figlio di Antonio e di Camilla di Porcia, membro di quella feudalità friulana che da tempo si stava dimostrando, in molti suoi settori, assai attenta alle nuove dottrine. Dopo il matrimonio, che ebbe luogo a Padova il 15 luglio 1555, I. visse con il marito tra Portogruaro, sede del palazzo di famiglia di Marco (ora Villa comunale), Venezia e il feudo della Frattina. Marco, fin dal 1557 noto all’Inquisizione per i suoi rapporti con dissidenti religiosi, nel 1559 fu denunciato insieme con la moglie al Sant’Uffizio di Venezia, ma i due non vennero interrogati. ... leggi Un processo per eresia – a carico, peraltro, non di entrambi i coniugi bensì della sola I. – venne aperto soltanto nel giugno 1568, dopo che il nome di I. era affiorato nelle confessioni rese nel 1567 al Sant’Uffizio di Mantova da Caterina Sauli, che in quella città abiurò nel 1568. Difesa dall’avvocato Cornelio Frangipane, lui pure appartenente a una famiglia feudale friulana di simpatie eterodosse, la giovane gentildonna fu rilasciata nel maggio 1570. Dopo il processo, I. dovette far fronte a nuove difficoltà di natura familiare ed economica, e nel 1578 chiese e ottenne l’assicurazione della propria dote, che rischiava di essere dilapidata da Marco. Nel 1580 a I. morì la figlia Camilla, andata sposa a Luigi Pico della Mirandola; nel 1595 ella perse anche il marito e i due figli maschi Antonio e Gioachino, banditi dal territorio della Repubblica e caduti nella guerra di Ungheria. I beni allodiali di Marco e i beni allodiali e feudali di Antonio vennero acquistati dal patrizio veneziano Girolamo Boldù, i beni feudali di Marco da un altro patrizio, Antonio Grimani; la giurisdizione feudale passò alla Repubblica e venne in seguito divisa tra i consorti della Frattina e la famiglia Villabruna di Feltre. Nella vedovanza, I. si trovò in difficoltà economiche e dovette affrontare lunghe battaglie legali relative al pagamento della sua dote. Morì nel 1601. Di lei non si conoscono scritti; la sua memoria resta legata al processo per eresia, vivace documento di vita friulana cinquecentesca e significativo per ciò che rivela, più che sulle vere opinioni religiose di I., sulle sue amicizie eterodosse e sulla sua forte personalità di donna riconosciuta dagli stessi giudici inquisitoriali «rara per la sua intelligentia».
ChiudiBibliografia
Gli atti del processo a Isabella della Frattina sono conservati in ASV, Sant’Uffizio, 25/I-IV.
C. FRANGIPANE, Oratione in difesa de la signora Isabella Frattina, a cura di C. MORO, con saggio introduttivo di L. DE BIASIO, La difesa di Cornelio Frangipane per Isabella Frattina davanti al Sant’Uffizio veneziano, «MSF», 73 (1993), 149-183; F. AMBROSINI, L’eresia di Isabella. Vita di Isabella da Passano, signora della Frattina (1542-1601), Milano, Angeli, 2005.
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