Nato a Pagnacco (Udine) l’8 giugno 1913, primo di quattro figli, F. entrò in seminario a Castellerio all’età di dodici anni. Ordinato sacerdote nel 1937, intraprese l’insegnamento di religione presso alcune scuole superiori di Udine (Stellini, Marinelli, Percoto), città che lo vide attivo, in qualità di cappellano, anche nella parrocchia del Ss. Redentore. Si iscrisse quindi alla Facoltà di diritto nella Pontificia Università Lateranense di Roma, ma si vide costretto a sospendere ripetutamente gli studi (conseguì la laurea nel 1953) per i molteplici impegni cui dovette far fronte, in primis l’assistenza alla cittadinanza udinese durante il terribile periodo di occupazione tedesca e annessione al Reich e nel successivo dopoguerra, quando l’arcidiocesi gli affidò l’incarico di assistenza ai reduci e il comune di Udine lo designò presidente dell’Ente di assistenza. L’intraprendenza di monsignor (creato tale nel 1951 da Pio XII) F. in campo sociale (numerosi gli enti e gli istituti diocesani che lo videro coinvolto in prima persona) ebbe un’eco anche fuori regione: delegato della Pontificia opera di assistenza (POA) per le diocesi del Triveneto nel 1955, ne divenne presidente nel 1963 per nomina di Paolo VI, a pochi giorni dalla tragedia del Vajont, la prima di numerose calamità che videro F. impegnato a soccorrere i bisognosi lungo l’intera penisola. Lo stesso anno assunse anche la direzione generale dell’Opera nazionale assistenza religiosa morale operai (ONARMO), attivando molteplici iniziative assistenziali e caritative, e promuovendo inoltre studi e convegni sull’argomento. Vicepresidente per l’Europa della Caritas internationalis, mons. F. propose alla fine del 1968 l’istituzione di Italia Caritas, movimento di solidarietà internazionale che presiedette fino al 1970, quando Paolo VI lo nominò vescovo titolare di Nasbinca, coadiutore con diritto di successione e amministratore apostolico sede plena della diocesi di Concordia, che il futuro vescovo (tale fu ufficialmente nel 1977, alla morte di mons. ... leggi Vittorio De Zanche) traghettò verso la nuova intitolazione di Concordia-Pordenone (1971), trasferendo contestualmente la sede vescovile da Portogruaro alla città sul Noncello (1974), da poco assurta a capoluogo di provincia. Trasferita la cattedra, si rendeva necessaria anche una nuova “casa”: in poco tempo F. riuscì nell’impresa di erigere il Centro diocesano di attività pastorali, inaugurato nel 1989 a conclusione delle celebrazioni per i 1600 anni della diocesi. Il complesso, progettato dall’architetto di Bressanone Othmar Barth in uno stile moderno dal segno forte e geometrico, comprende, oltre all’episcopio e alla curia, gli uffici di varie associazioni cattoliche, una cappella (dove riposano le spoglie mortali del presule), la sede del settimanale diocesano «Il Popolo», la biblioteca, gli archivi, il museo e vari appartamenti per i sacerdoti. Al compimento dei settantacinque anni, F. presentò a papa Giovanni Paolo II la prescritta rinuncia all’ufficio di presule di Concordia-Pordenone. Insignito nel 1991 del premio San Marco, morì il 10 febbraio 1996 nell’ospedale di Pordenone. Nella piazzetta a lui dedicata a Pordenone è stata collocata una statua dello scultore Giorgio Igne.
ChiudiBibliografia
ASDPn, Curia Vescovile, Vescovi, A. Freschi.
Voce di un santo vescovo: lettere pastorali di S. E. mons. Giuseppe Nogara arcivescovo di Udine dal 1928 al 1955, [a cura di A. FRESCHI], Udine, AGF, 1962; ID., Giuseppe Nogara arcivescovo di Udine: la vita e l’opera di un santo pastore, Roma, Caritas, 1965; ID. [et al.], Coscienza etica ed economica, Roma, Ave, 1989.
Flammescat Igne Caritas. Abramo Freschi sacerdote e vescovo, Fiume Veneto, GEAP, 1997; V. CHIANDOTTO, Abramo Freschi, un vescovo nella storia della Diocesi di Concordia-Pordenone, «Atti dell’Accademia San Marco di Pordenone», 11 (2009), 634-690.
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