Nacque il 13 dicembre 1804 a Ronchis di Faedis (Udine), dal conte Antonio e da Caterina d’Attimis; rimase orfano di padre in età giovanissima e venne allevato dallo zio materno, il conte Alessandro d’Attimis. Si trasferì insieme alla madre e a tre fratelli nei possedimenti di Ramuscello (Pordenone), nei pressi di San Vito al Tagliamento. A nove anni entrò nel collegio di S. Giustina di Padova e rimase in quella città fino al conseguimento della laurea in giurisprudenza e scienze naturali. Alla scomparsa dello zio Alessandro, morto nel 1817 senza eredi diretti, i Freschi ereditarono una rilevante quota del patrimonio. Raggiunta la maggiore età, F. si dimostrò un abile imprenditore agricolo e in breve tempo raggiunse la fama di esperto agronomo grazie alle attività svolte negli appezzamenti di Ramuscello. Mostrò sempre un vivo interesse per l’educazione popolare e per le condizioni dei meno abbienti: per promuovere il progresso economico e culturale delle classi più povere si avvalse anche dell’arte della tipografia; fondò a San Vito la tipografia “L’amico del contadino” e, poco dopo, iniziò a pubblicare anche un giornale con lo stesso nome, che uscì dal 1842 al 1848 e che diventò una delle principali pubblicazioni italiane dedicate alla divulgazione delle pratiche agricole, tanto che il titolo e il progetto editoriale sarebbero stati ripresi in seguito da una pubblicazione della Associazione agraria friulana. Perfettamente conscio dell’impossibilità che un giornale, pur di divulgazione, facesse direttamente presa sui contadini analfabeti, con «L’amico del contadino» non si rivolgeva direttamente agli agricoltori ma appunto ai loro amici, che erano i parroci di campagna e i piccoli possidenti. Nel 1846 promosse, insieme con il fratello Carlo e con Alvise Mocenigo, la fondazione dell’Associazione agraria friulana, che riprendeva la positiva esperienza della Società di agricoltura pratica, e ne divenne presidente a vita. ... leggi Impegnato politicamente a favore dell’indipendenza dell’Italia, nel 1848 F. costituì a San Vito al Tagliamento la guardia civica e collaborò con Daniele Manin e Niccolò Tommaseo per la creazione di una Repubblica Lombardo-Veneta indipendente dall’Austria. Conclusi i moti, l’impegno antiaustriaco lo costrinse nel 1849 all’espatrio in Francia, che si trasformò in esilio e che si concluse solo con l’amnistia del 1854, malgrado la petizione scritta in suo favore da importanti personalità. Il periodo dell’esilio fu ancora una volta occasione di sperimentazione e di sviluppo degli interessi personali di F.: a Parigi ebbe la possibilità di entrare in contatto con il medico Jules Benoît Mure e di intraprendere gli studi di medicina omeopatica. Sempre grazie ai contatti parigini, alla fine del 1851 decise di aggregarsi alla spedizione in Egitto dei coniugi Muse; nel Paese nordafricano aprì e diresse i dispensari omeopatici di Alessandria d’Egitto e de Il Cairo. Rientrato a Ramuscello, aprì anche qui un dispensario omeopatico gratuito, dove poté curare, in trent’anni di attività, migliaia di poveri del circondario. Il rientro in Italia vide F. profondamente impegnato nell’opera di recupero delle proprietà agricole di famiglia, seriamente danneggiate negli anni del commissariamento. Partecipando attivamente all’attività della Associazione agraria friulana, ripresa nel 1855, contribuì molto attivamente al «Bullettino», ricominciando l’opera di divulgazione che aveva caratterizzato la linea editoriale de «L’amico del contadino». Per cercare una soluzione al problema della pebrina (una malattia dei bachi da seta), che metteva in crisi il settore della sericoltura, nel 1858 accettò la proposta di Giovanni Battista Castellani di recarsi in Asia per una spedizione scientifico-commerciale, che aveva creato notevoli aspettative e che ebbe invece un pessimo esito. F. riuscì a ritirarsi dall’impresa in tempo per non essere travolto dalle polemiche commerciali, scientifiche e politiche che seguirono e fu comunque uno tra i pochi che riuscirono ad applicare con successo le metodiche di allevamento cinesi importate grazie alla spedizione. Tra le maggiori sperimentazioni, va ricordata anche quella della piantagione delle viti in terreni fortemente ghiaiosi. F. rimase molto attivo fino all’ultimo, malgrado una grave sordità: scrisse di statistica agraria, di concimi chimici e studiò la crisi agraria dei primi anni Ottanta dell’Ottocento, analizzando il possibile ruolo delle casse cooperative in agricoltura. Promosse la nascita della Scuola di agricoltura di Conegliano nel 1864 e fu membro del comitato di vigilanza dell’Istituto tecnico di Udine. Morì a Ramuscello il 9 giugno 1893.
ChiudiBibliografia
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