Francesco era probabilmente originario di Portogruaro e nato intorno al 1665, il suo nome compare nel registro della fraglia dei tagliapietra di Venezia del 1705, menzione che scompare in quello del 1711, segno dell’avvenuto abbandono della città lagunare. In effetti, le fonti lo segnalano in Friuli fin dal 1709 in qualità di scultore e altarista, legato ai numerosi cantieri di Giorgio Massari, Domenico Rossi e Giuseppe Torretti, impegnato certamente con una propria bottega in un’intensa attività che solo in parte è stata ricostruita dagli storici. La sua presenza è documentata nel duomo di Udine dal 1715, inserito nel gruppo intento alla realizzazione dei monumenti Manin, e poi, sempre nello stesso edificio, nel 1719 per l’altare della Madonna di Reggio, insieme al figlio Giovanni, nato presumibilmente verso la fine del XVII secolo o l’inizio del successivo. Nella chiesa di S. Pietro Martire a Udine gli è stato attribuito l’altare della Vergine del Rosario. Del 1717 è l’altare della Madonna del Rosario nella chiesa di S. Tommaso a Moruzzo, per la quale eseguì in un secondo momento anche l’altare di Sant’Anna, con il supporto del figlio, il quale nel 1721 eseguì l’altare di S. Nicolò. Nel 1719, in collaborazione con il discendente, attese all’altare di S. Valentino nella chiesa dei SS. Silvestro e Valentino a Cividale, città nella quale nel 1724 eseguì pure l’altare maggiore del duomo, forse ancora con l’aiuto di G. Nel 1722 F. abitava con il figlio a Udine in una casa in borgo Ronchi al n. ... leggi 1864. Seguirono nel 1721 e nel 1725 due altari per la chiesa di S. Giuseppe delle monache visitandine a San Vito al Tagliamento, nonché, nel 1726 l’altare della Beata Vergine del Rosario nella parrocchiale di Saciletto e nel 1728 circa quello intitolato a San Marco nella cappella di villa Strassoldo, nell’omonima località. Tra il 1730 e il 1732 il F. si dedicò alla costruzione dell’altare maggiore della chiesa di Galleriano di Lestizza e negli stessi anni licenziò l’altare maggiore della chiesa di S. Biagio di Alture di Aiello del Friuli. Nella prima metà degli anni Trenta si collocano gli interventi a San Daniele del Friuli: per due altari laterali nella chiesa di S. Michele e per l’altare maggiore della chiesa della Madonna di Strada. Alla fine del quarto decennio il F. risultava nuovamente impegnato nel capoluogo friulano nella chiesa di S. Cristoforo, per l’altare di Sant’Anna, che però non riuscì ad ultimare, a causa dell’avanzata età e che sarà completato nel 1740 da Simone Pariotto. Attorno a tale data [1740] si può collocare la sua morte.
Il figlio G., oltre a collaborare alle imprese scultoree paterne, sviluppò una propria attività come architetto a cominciare, attorno al 1715, con l’incarico di realizzare una copia dei disegni progettuali per il giardino di Villa Manin a Passariano (per gli stessi committenti per i quali il padre lavorava nel duomo di Udine). A lui si deve nel 1719 l’ideazione dell’altare delle reliquie nel duomo udinese (in seguito modificato dal Ricatti) e l’altare maggiore nella parrocchiale di Colloredo di Monte Albano (1723). Gli è attribuita pure la progettazione della chiesa di S. Giorgio maggiore nel capoluogo friulano, intorno al 1760. A Udine disegnò anche il ponte di Porta Pracchiuso. Tuttavia gran parte della produzione di G. F. architetto riguarda Trieste dove svolse il ruolo di regio ispettore alle fabbriche, elaborando piani urbanistici e progetti di edifici per il portofranco. La sua casa però era a Udine, in borgo Ronchi; la ereditarono nel 1774 la vedova usufruttuaria e i tre figli.
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