Nacque a Chions (Pordenone) nel 1837 e vi morì nel 1917. Iniziato in gioventù alle società segrete di Venezia dal maestro Pittana di Zoppola, fu attivo nella lotta per l’annessione del Veneto al Regno d’Italia. Nel 1861 si laureò in giurisprudenza presso l’Università di Parma. Fu ripetutamente arrestato e nel 1859 esiliato a Torino. Comunicò al Carducci la sua intenzione di fondare a Firenze una rivista letterario-patriottica, «La Bibliografia Italiana». Tornò in Friuli nel 1866 e a Udine ricoprì le cariche di segretario, impiegato del Ministero dell’interno e poi del Consiglio di Stato. Nel 1874 fu chiamato dal ministro delle Finanze Sella a far parte della Commissione per la riforma dei tributi locali. Dal 1880 si candidò a deputato nel collegio uninominale di San Vito al Tagliamento e perse per pochi voti. Fu eletto deputato radicale solo nel 1892, mantenendo la carica fino al 1895 durante i governi Giolitti e Crispi. Non fu rieletto neppure con il sostegno chiesto alla massoneria per favorire la sua candidatura, come è documentato in alcune lettere inviate a Felice Cavallotti (1897). Assunse la direzione de «Il Noncello», settimanale radical-democratico pordenonese fondato nel 1889. Dal 1895 fu consigliere comunale a Chions. Qui la sua concezione laica della politica sociale contrastò con don Luigi Colaviti, fautore dell’istituzione di un asilo infantile d’ispirazione cattolica. Dal 1905 al 1909 fu sindaco di Pordenone, dove istituì il presidio militare e pensò allo spostamento e all’ampliamento dell’ospedale civile, allora accanto alla chiesa del Cristo. ... leggi Sostenne la Società operaia e la Scuola di disegno da essa istituita. Nel 1915 fu il primo delegato della Croce Rossa pordenonese. Il suo studio legale di Pordenone patrocinava le cause dei coloni e ciò gli procurò il sostegno da parte di un fedele gruppo di socialisti repubblicani. Nella vita politica G. fu inizialmente sostenitore di Giolitti e di Crispi, poi prese le distanze dal primo per lo scandalo della Banca romana e dal secondo per la campagna d’Africa. Dal 1894 si avvicinò al radicale Cavallotti, con il quale ebbe un intenso confronto ideologico. Punto centrale della politica di G. è stata l’attribuzione di maggiori poteri ai comuni, come asserisce nella monografia Il Comune e lo Stato. Tra i suoi scritti: Dei crediti verso lo stato per gli avvenimenti del 1848 e 1849 (1877); Sulla condotta passata e futura in Parlamento (1893); Il Ministro Crispi e l’opposizione e Il Ministro Crispi e i radicali (1895); Giosué Carducci: Commemorazione al Consiglio comunale di Pordenone (1907); Lo Asilo di Chions e le cattiverie che lo insidiano (1911).
ChiudiBibliografia
Mss Bologna, Casa Carducci, Corrispondenza, L. D. Galeazzi (1865); Bologna, Fondazione G. Feltrinelli, Cavallotti, Corrispondenza L. D. Galeazzi (1881-1887).
RINALDI, Deputati, 247-249; GASPARDO, Pordenone, passim; Mille protagonisti, 219; G. CISOTTO, La Terza via. I radicali veneti tra Ottocento e Novecento, Milano, F. Angeli Storia, 2008.
Nessun commento