Nacque in Porcia il 9 aprile 1617 dai coniugi Pietro “della Maddalena” (soprannome forse motivato dal fatto di risiedere la famiglia vicino al locale conventino di S. Maria Maddalena) e donna Nicoletta. Il giorno successivo alla nascita riceveva al battesimo i nomi di Salvatore (Salvador) e Germanico. Abbracciata la carriera sacerdotale, nel 1644 era già forse da un triennio organista e maestro di cappella nella parrocchiale di Tolmezzo: località che avrebbe cercato inutilmente di abbandonare per scendere in San Daniele del Friuli ad esercitarvi il ruolo di maestro di cappella presso il duomo. Dopo la pubblicazione nel 1653 dell’Opera Prima (dedicata al consiglio di Tolmezzo ed alla quale logicamente dovevano seguire, pressoché in contemporanea, le edizioni delle perdute o smarrite Opera Seconda ed Opera Terza) nel 1655 editava l’Opera Quarta (riedita nel 1656) e nel 1658 l’Opera Quinta con dedicatorie, rispettivamente, all’arciduca d’Austria, Ferdinando Carlo, ed Enrichetta Adelaide di Savoia duchessa di Baviera. Ciò lascia supporre una tappa del musico (o la speranza di poterlo fare) alla corte viennese degli Asburgo. Il 2 aprile 1655, in Venezia, per la rispettabile somma di 700 ducati acquistava il conventino servita di S. Maria Maddalena soppresso dalla Serenissima. Il 13 gennaio 1661 veniva nominato organista e maestro di cappella del duomo di Sacile, ma già l’anno successivo, per cause ignote, risultava licenziato. Dopo un secondo passaggio tolmezzino negli anni 1668-69, nel 1671 era occupato in faccende economiche in patria. Il 29 aprile 1675 il consiglio pordenonese lo chiamò a succedere in S. Marco di Pordenone al conterraneo Pier Antonio Tolussio quale maestro di cappella, carica che egli manterrà fino al 24 febbraio 1681. Fece quindi, assai probabilmente, rientro in Porcia dove certamente si trovava il 23 novembre 1688, data nella quale, nel suo conventino, dettava al notaio Giovanni Battista Flora il suo testamento. Con il documento, tra l’altro, lasciava al nipote pre Francesco il suo «sandalino» e tutti i libri di musica. La morte lo raggiungeva nel rifugio purliliese il 23 febbraio 1690 «a hora una di notte». Il giorno successivo veniva sepolto nella tomba situata in S. Maria Maddalena di fronte all’altare della Concezione e dei SS. Biagio ed Antonio da Padova.
Bibliografia
Delle almeno sette opere edite a stampa, ne rimangono, e purtroppo non sempre in forma completa, quattro, tre a carattere sacro ed una di contenuto profano. Queste le intitolazioni: Messa e salmi a 3.4. voci di D. Salvador Gandino mansionario d’Aquileia, dedicata al Ill. mo Consiglio di Tolmezo, opera prima. Novamente stampata, Venezia, Stampa del Gardano, Francesco Magni, 1653; Corenti et balletti alla francese, et all’italiana a 3. di Salvador Gandini dedicate all’altezza serenis.ma di Ferdinando Carlo arciduca d’Austria et C. Opera quarta, Venezia, Francesco Magni, 1655; Messa e salmi della B. V. Maria con due violini parte obligati et ad libitum consecrati alla serenis.ma altezza di Hendrietta Adeleide di Savoia eletrice del S. R. Imp. è duchessa di Baviera et C. da D. Salvador Gandino. Opera quinta, Venezia, Francesco Magni, 1658 (La messa della B. V. Maria è stata trascritta in notazione moderna da C. CORAZZA, tesi di diploma, Università degli studi di Udine, Corso di Diploma universitario per Operatore dei Beni Culturali, Indirizzo Musicologico, a.a. 2000-2001); Messe e salmi a 3.4.5. voci con ripieni […], opera settima, Venezia, Stampa del Gardano, 1681. Perduta sarà da considerare una stampa citata nel 1674 in un inventario dell’Archivio musicale del Santo in Padova con la sommaria intitolazione: Compieta del Gandino a 4, libri 5.
Gandino Salvatore, in DEUMM, II, 112; METZ, Sacile, I, 232; COLUSSI, Bibliografia, 180-181.
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