Nacque a Forgaria il 22 novembre 1859 da Domenico e Elena Bosero. Nel 1881, dopo aver prestato il servizio militare partì per la Romania in compagnia dei fratelli Domenico e Luigi. Proprio nel 1881 era cominciata la “grande emigrazione” che provocò l’esodo di migliaia di friulani. Le fonti segnalano che il numero dei passaporti rilasciati raddoppiò (da 19.951 nel 1881 a 39.359 nel 1890), toccando in seguito il culmine nel 1899 con 56.241. Si verificò un vero e proprio esodo verso il favoloso Est che coinvolse fornaciai, norcini, casari, coltellinai, boscaioli, merciai, terrazzieri e mosaicisti, ma specialmente muratori, tagliapietre e scalpellini. Si era in piena Belle Epoque, con le sue straordinarie invenzioni e opportunità. Al giovane G. la Romania parve ricca di mille opportunità. E in questo «paese ricco che muore di fame», per dirla con Take Jonescu, si riversarono migliaia di pionieri. G., come teatro della sua attività di costruttore, scelse Sinaia, una cittadina della Valachia nel distretto di Prahova, emergente nel turismo elitario dell’epoca. Nel momento di maggior fulgore, tra il primo e il terzo decennio del ’900, periodo in cui vi operò G., a Sinaia vi soggiornavano circa 50mila villeggianti, attratti dal clima assai mite, dagli impianti termali e dal famoso casinò con otto tavoli di roulette. Vi giungevano le teste coronate di tutta Europa, oltre beninteso re Carol che qui aveva la residenza estiva e la tenuta di caccia. Per le strade di Sinaia il friulano, come riferito da Lodovico Zanini, era la lingua dei lavoratori, parlato anche dagli zingari che vivevano ai margini dei cantieri edili. In breve G. divenne con le sue sole forze, grazie anche alla perfetta padronanza del rumeno, il primo impresario della città: comprava terreni, li lottizzava, costruiva villette e le vendeva. ... leggi … leggi Eseguiva inoltre lavori pubblici e privati. Costruì tra gli altri l’Hôtel Palas e l’Hôtel des Bains. La sua impresa era composta da circa 30-40 persone: parecchi muratori che egli portava da Forgaria, 4-5 garzoni per l’apprendistato, manovali reclutati in loco, tra cui alcune donne. Nel febbraio del 1885 sposò a Forgaria Eugenia Coletti da cui ebbe sei figli: Eva, Adamo, Emilio, Adele, Aurelio e Clara. Dal 1910 la famiglia venne a risiedere a Sinaia nella bella villa da lui costruita in Bulevard Ghica. Quando per l’inverno rientrava a Forgaria, commissionava al fornaio un’infornata di pane da distribuire dopo Messa grande ai poveri, il 22 dicembre, giorno del suo compleanno. Aveva un debole per lo stile: elegante, buongustaio, amante del bel mondo, appassionato di fotografia di cui, oltre ad avere una sofisticata attrezzatura, parlava con competenza, in primis con Luigi Pignat di Udine. Nel 1914 rientrò in Friuli e acquistò dal nobile Daniele Asquini, a Spilimbergo, un vasto caseggiato secentesco e 20 ettari di buona terra. Qui trascorse una vecchiaia serena. Morì l’11 giugno 1945.
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